Salute e benessere

Rischio per chi soffre di demenza: caldo e cambiamento climatico incidono sulla salute cognitiva

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25 Ottobre 2024

Le persone che soffrono di patologie neurodegenerative, soprattutto demenza e Alzheimer, potrebbero trovarsi in una situazione di maggiore rischio a causa delle sempre più frequenti ondate di calore, che sono in aumento a causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. Un recente studio condotto da ricercatori dell'Università di Trieste in collaborazione con docenti e neurologi dell'Environmental Neurology Specialty Group della World Federation of Neurology, e pubblicato sulla rinomata rivista internazionale Current Alzheimer Research, ha rivelato questa preoccupante correlazione.

Secondo la ricerca, tra gli effetti negativi delle patologie neurodegenerative sulle capacità cognitive e funzionali vi è anche una compromessa capacità di regolazione termica dell'organismo, soprattutto negli anziani. Pertanto, durante ondate di calore intense, i pazienti affetti da Alzheimer o demenza potrebbero non essere in grado di mantenere stabile la temperatura corporea, aumentando così il rischio per la loro salute. Inoltre, il riscaldamento globale potrebbe indirettamente contribuire allo sviluppo di altre problematiche cliniche, come malattie renali o infezioni, che potrebbero ulteriormente danneggiare le persone già vulnerabili.

Da un punto di vista fisiologico, come emerso dallo studio, le persone con disturbi cognitivi e malattie neurodegenerative potrebbero subire gli impatti del riscaldamento globale attraverso vari meccanismi. Ad esempio, l'aumento dello stress da calore potrebbe portare ad un incremento dell'eccitotossicità, dello stress ossidativo e dell'infiammazione neurologica. Insieme, questi effetti potrebbero promuovere l'accumulo di molecole come il peptide beta amiloide e la proteina tau, considerate tra le principali responsabili dell'Alzheimer.

Inoltre, è importante sottolineare che le persone con Alzheimer potrebbero avere ritmi circadiani alterati, causando variazioni nella temperatura corporea che si discostano da quelle considerate fisiologiche, e manifestare anomalie nella regolazione termica.

Lo studio ha suggerito che l'incremento significativo dei decessi verificatisi tra persone con gravi deficit cognitivi durante passate ondate di calore potrebbe essere stato causato dalla loro incapacità di percepire le condizioni ambientali e di rispondere ai meccanismi di autodifesa fisiologica, come la sete.

Inoltre, si è osservato che alcune terapie farmacologiche potrebbero influenzare le risposte della termoregolazione, in particolare la sudorazione.


Le persone che soffrono di patologie neurodegenerative, soprattutto demenza e Alzheimer, potrebbero trovarsi in una situazione di maggiore rischio a causa delle sempre più frequenti ondate di calore, che sono in aumento a causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. Un recente studio condotto da ricercatori dell'Università di Trieste in collaborazione con docenti e neurologi dell'Environmental Neurology Specialty Group della World Federation of Neurology, e pubblicato sulla rinomata rivista internazionale Current Alzheimer Research, ha rivelato questa preoccupante correlazione.

Secondo la ricerca, tra gli effetti negativi delle patologie neurodegenerative sulle capacità cognitive e funzionali vi è anche una compromessa capacità di regolazione termica dell'organismo, soprattutto negli anziani. Pertanto, durante ondate di calore intense, i pazienti affetti da Alzheimer o demenza potrebbero non essere in grado di mantenere stabile la temperatura corporea, aumentando così il rischio per la loro salute. Inoltre, il riscaldamento globale potrebbe indirettamente contribuire allo sviluppo di altre problematiche cliniche, come malattie renali o infezioni, che potrebbero ulteriormente danneggiare le persone già vulnerabili.

Da un punto di vista fisiologico, come emerso dallo studio, le persone con disturbi cognitivi e malattie neurodegenerative potrebbero subire gli impatti del riscaldamento globale attraverso vari meccanismi. Ad esempio, l'aumento dello stress da calore potrebbe portare ad un incremento dell'eccitotossicità, dello stress ossidativo e dell'infiammazione neurologica. Insieme, questi effetti potrebbero promuovere l'accumulo di molecole come il peptide beta amiloide e la proteina tau, considerate tra le principali responsabili dell'Alzheimer.

Inoltre, è importante sottolineare che le persone con Alzheimer potrebbero avere ritmi circadiani alterati, causando variazioni nella temperatura corporea che si discostano da quelle considerate fisiologiche, e manifestare anomalie nella regolazione termica.

Lo studio ha suggerito che l'incremento significativo dei decessi verificatisi tra persone con gravi deficit cognitivi durante passate ondate di calore potrebbe essere stato causato dalla loro incapacità di percepire le condizioni ambientali e di rispondere ai meccanismi di autodifesa fisiologica, come la sete.

Inoltre, si è osservato che alcune terapie farmacologiche potrebbero influenzare le risposte della termoregolazione, in particolare la sudorazione.

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