L'esperto risponde

Quando il SSN è tenuto a pagare le spese di ricovero in RSA per un anziano non autosufficiente?

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2 Febbraio 2022

Buongiorno,
ho letto questo vostro importante articolo.

Vi chiedo cortesemente di confermarmi se come previsto dalle leggi vigenti, un malato cronico di 78 anni, affetto da disturbi mentali, dichiarato invalido civile al 100% ben 30 anni fa, abbia o meno il diritto di essere  preso in carico dalle istituzioni, con pagamento della retta di ricovero in RSA totalmente a carico del SSN, ossia senza prelievi forzosi dal suo conto, pensione, risparmi o beni.

Ve lo chiedo perché attualmente un nostro caro è ricoverato in una RSA, dopo circa 3 anni di sofferto percorso d'inserimento, ma a quel che sappiamo, egli è costretto a pagare la retta, di tasca propria! Sebbene possieda i requisiti d’esenzione da tantissimi anni, gli prelevano risparmi, pensione e accompagnamento.

Noi non riusciamo davvero a comprendere come possa accadere. Né per quali ragioni, se vero è che un malato così grave ha determinati diritti, le istituzioni non li rispettino o quantomeno non li facciano rispettare alla Regione, ai Comuni, all'Ats.
E non sappiamo più come muoverci, abbiamo fatto il possibile per cercare di ottenere il rispetto dei suoi diritti, ma siamo impotenti. E continuiamo a leggere articoli come il vostro che riportano talvolta un elenco di sentenze, richiamando a tutte le leggi a tutela dei malati, dei loro familiari, ma niente, restiamo nell'impossibilità di tutelarlo.

È stato anche nominato un ads (amministratore di sostegno ndr) allo scopo, un avvocato che aveva il compito, noi speravamo, di tutelarne i diritti, specie quelli di esenzione dalla retta, visti i requisiti del malato. Ma ad oggi, per quanto ne sappiamo, costui utilizza ancora pensione e accompagnamento del malato per pagare la retta, dopo aver esaurito anche i pochi risparmi che il malato possedeva. E come se ciò non bastasse, adesso ci scrive che noi figli dobbiamo fornirgli gli Isee, perché ha richiesto il coinvolgimento del Comune di residenza del malato, sempre ai fini del pagamento dell'onerosa retta di ricovero e sostiene che se ci rifiutiamo di fornire gli Isee, il Comune non comparteciperà alle spese della quota alberghiera e il costo continuerà a ricadere interamente sul nostro caro malato, come avvenuto fin qui. 
La domanda è la seguente: se si tratta di un malato grave, con tutti i requisiti d'esenzione, perché noi dobbiamo vederci obbligati a fornire gli Isee e perché, soprattutto, l'ads non lo tutela, rivendicando l'esenzione dal pagamento della retta?

Aiutateci voi, se possibile. Non riusciamo più a capire come possa l'ads continuare ad impiegare pensione e accompagnamento del nostro caro, per pagare il costo della retta che visti i requisiti d'esenzione il nostro caro non dovrebbe essere tenuto a corrispondere.
Siamo a questo punto molto delusi e scoraggiati della situazione, al punto che non sappiamo più se proseguire a fidarci dell'ads.
Vi chiediamo: può un ads utilizzare i risparmi, pensione e accompagnamento di un malato così grave, con tali requisiti d'esenzione, per pagare la retta alla rsa? È corretto o è una violazione a danno del malato?
Non era forse in dovere di tutelare i suoi diritti di esenzione? A fronte della diagnosi di demenza, il malato riceve prestazioni ad alta integrazione sanitaria, inoltre è invalido al 100%, è un paziente cronico e ha quasi 80 anni. Il suo trattamento, quindi, ci sembra essere di carattere prevalentemente sanitario. Non essendo autosufficiente, riteniamo che non sia minimamente tenuto a pagare la retta. Proprio organismi come voi, lo ribadiscono da lunghi anni, eppure, i malati continuano a vedersi prelevare il denaro e, se non basta, gli enti si rivalgono le famiglie. Pare che nessuno realmente rispetti i diritti d’esenzione dei malati più gravi quando il ricovero permanente, per età e malattia, diviene indifferibile.

Vi ringrazio anticipatamente della risposta, spero possiate aiutarci ad uscire da questo incubo e che possiate in questo modo, aiutare anche altri malati a vedere rispettati i loro diritti fondamentali, oggi calpestati. 
C'è un profondo senso di ingiustizia e disperazione in noi e in molte famiglie, a causa del mancato rispetto dei diritti dei disabili al 100% e sarebbe ora che qualcuno intervenisse direttamente per porre fine a tutto questo, imponendo alle rsa di garantire il rispetto dei diritti d'esenzione che i malati più gravi, almeno gli indifferibili, chiaramente possiedono.

Se non interviene qualcuno, con l'invecchiamento inevitabile della popolazione, tutte le famiglie italiane, presto o tardi, subiranno le medesime violazioni, perché le demenze, come anche il Parkinson, sono mali terribili, incurabili, che rappresentano un problema molto serio per l'intera società italiana, attualmente e ancor più in prospettiva.

Cordiali saluti


Gentile utente,

Abbiamo inoltrato la Sua domanda all’ANMIC – Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili di Milano (specializzata in materia di invalidità) e Le riportiamo di seguito la risposta al quesito.

Il DPCM 11.01.2017 ha posto a carico del SSNN, per la sola quota del 50% della tariffa giornaliera, il costo dei trattamenti di "lunga assistenza, recupero e mantenimento funzionale" garantiti alle persone non autosufficienti nell'ambito dell'assistenza socio-sanitaria residenziale e semiresidenziale.
Da ciò consegue che i costi di ricovero nelle RSA possono imputarsi totalmente al SSNN solo quando sono "ad alta integrazione sanitaria", ossia quando sono prevalentemente di cura medica in senso stretto rappresentando "l'unica soluzione terapeutica per il mantenimento in vita della persona".
Ne consegue che, ove tale caratteristica manchi, deve considerarsi legittima la partecipazione alle spese "non superiore al 50% del totale, del paziente" (Tribunale di Milano, sentenza 2667/2020).

Sintetizzando:

la retta di una RSA, generalmente, è composta di due parti: una sanitaria e l'altra residenziale (c.d. alberghiera);
la quota sanitaria è a carico del SSNN (nella misura del 50%, ma può variare da Regione a Regione);
la restante quota è a carico dell'utente (o dei suoi familiari).

Ciò premesso, i Comuni prevedono una compartecipazione alla spesa (per la quota residenziale) che viene appunto erogata dal Comune sulla base dell'ISEE socio-sanitario.
Non fornire l'ISEE non è quindi una buona idea, perché significa rinunciare al contributo del Comune.
L'utente ritiene che l'esenzione sanitaria del signore gli dia diritto ad un ricovero completamente gratuito, ma tale affermazione NON è corretta.
L'esenzione non rientra tra i parametri da tenere in considerazione nel caso di specie, perché riguarda il ticket per i farmaci o per le visite; lo stesso dicasi per il riconoscimento dell'invalidità al 100%, che di per sé non implica che il paziente sia esentato dal pagamento della quota della retta nella misura che gli compete. 
Qui stiamo parlando di un ricovero in una RSA per il quale è corretto che venga richiesto (per la quota residenziale) il contributo dell'utente. Contributo che viene pagato con i beni dell'utente (pensione, risparmi, ecc.).
Ciò premesso, per ottenere il pagamento INTEGRALE della quota della RSA dal SSNN è necessario instaurare un giudizio dimostrando che le prestazioni erogate sono di natura prevalentemente sanitaria, nel senso ben specificato dalla sentenza del Tribunale di Milano sopra citata.
La disamina deve essere fatta dal Giudice sulla base della cartella clinica e solo se, all'esito, il Giudice dovesse accertare la natura prevalente della prestazione sanitaria, potrà porre a carico integrale del SSNN l'intero importo della retta.
In questo caso purtroppo, il fatto che il signore abbia 80 anni, che sia invalido e che abbia l'esenzione, sono circostanze totalmente irrilevanti a tale scopo.
Evidentemente, l'Amministratore di Sostegno ritiene che non vi siano i presupposti per un'azione che, in ogni caso, dovrebbe essere autorizzata dal Giudice.


Buongiorno,
ho letto questo vostro importante articolo.

Vi chiedo cortesemente di confermarmi se come previsto dalle leggi vigenti, un malato cronico di 78 anni, affetto da disturbi mentali, dichiarato invalido civile al 100% ben 30 anni fa, abbia o meno il diritto di essere  preso in carico dalle istituzioni, con pagamento della retta di ricovero in RSA totalmente a carico del SSN, ossia senza prelievi forzosi dal suo conto, pensione, risparmi o beni.

Ve lo chiedo perché attualmente un nostro caro è ricoverato in una RSA, dopo circa 3 anni di sofferto percorso d'inserimento, ma a quel che sappiamo, egli è costretto a pagare la retta, di tasca propria! Sebbene possieda i requisiti d’esenzione da tantissimi anni, gli prelevano risparmi, pensione e accompagnamento.

Noi non riusciamo davvero a comprendere come possa accadere. Né per quali ragioni, se vero è che un malato così grave ha determinati diritti, le istituzioni non li rispettino o quantomeno non li facciano rispettare alla Regione, ai Comuni, all'Ats.
E non sappiamo più come muoverci, abbiamo fatto il possibile per cercare di ottenere il rispetto dei suoi diritti, ma siamo impotenti. E continuiamo a leggere articoli come il vostro che riportano talvolta un elenco di sentenze, richiamando a tutte le leggi a tutela dei malati, dei loro familiari, ma niente, restiamo nell'impossibilità di tutelarlo.

È stato anche nominato un ads (amministratore di sostegno ndr) allo scopo, un avvocato che aveva il compito, noi speravamo, di tutelarne i diritti, specie quelli di esenzione dalla retta, visti i requisiti del malato. Ma ad oggi, per quanto ne sappiamo, costui utilizza ancora pensione e accompagnamento del malato per pagare la retta, dopo aver esaurito anche i pochi risparmi che il malato possedeva. E come se ciò non bastasse, adesso ci scrive che noi figli dobbiamo fornirgli gli Isee, perché ha richiesto il coinvolgimento del Comune di residenza del malato, sempre ai fini del pagamento dell'onerosa retta di ricovero e sostiene che se ci rifiutiamo di fornire gli Isee, il Comune non comparteciperà alle spese della quota alberghiera e il costo continuerà a ricadere interamente sul nostro caro malato, come avvenuto fin qui. 
La domanda è la seguente: se si tratta di un malato grave, con tutti i requisiti d'esenzione, perché noi dobbiamo vederci obbligati a fornire gli Isee e perché, soprattutto, l'ads non lo tutela, rivendicando l'esenzione dal pagamento della retta?

Aiutateci voi, se possibile. Non riusciamo più a capire come possa l'ads continuare ad impiegare pensione e accompagnamento del nostro caro, per pagare il costo della retta che visti i requisiti d'esenzione il nostro caro non dovrebbe essere tenuto a corrispondere.
Siamo a questo punto molto delusi e scoraggiati della situazione, al punto che non sappiamo più se proseguire a fidarci dell'ads.
Vi chiediamo: può un ads utilizzare i risparmi, pensione e accompagnamento di un malato così grave, con tali requisiti d'esenzione, per pagare la retta alla rsa? È corretto o è una violazione a danno del malato?
Non era forse in dovere di tutelare i suoi diritti di esenzione? A fronte della diagnosi di demenza, il malato riceve prestazioni ad alta integrazione sanitaria, inoltre è invalido al 100%, è un paziente cronico e ha quasi 80 anni. Il suo trattamento, quindi, ci sembra essere di carattere prevalentemente sanitario. Non essendo autosufficiente, riteniamo che non sia minimamente tenuto a pagare la retta. Proprio organismi come voi, lo ribadiscono da lunghi anni, eppure, i malati continuano a vedersi prelevare il denaro e, se non basta, gli enti si rivalgono le famiglie. Pare che nessuno realmente rispetti i diritti d’esenzione dei malati più gravi quando il ricovero permanente, per età e malattia, diviene indifferibile.

Vi ringrazio anticipatamente della risposta, spero possiate aiutarci ad uscire da questo incubo e che possiate in questo modo, aiutare anche altri malati a vedere rispettati i loro diritti fondamentali, oggi calpestati. 
C'è un profondo senso di ingiustizia e disperazione in noi e in molte famiglie, a causa del mancato rispetto dei diritti dei disabili al 100% e sarebbe ora che qualcuno intervenisse direttamente per porre fine a tutto questo, imponendo alle rsa di garantire il rispetto dei diritti d'esenzione che i malati più gravi, almeno gli indifferibili, chiaramente possiedono.

Se non interviene qualcuno, con l'invecchiamento inevitabile della popolazione, tutte le famiglie italiane, presto o tardi, subiranno le medesime violazioni, perché le demenze, come anche il Parkinson, sono mali terribili, incurabili, che rappresentano un problema molto serio per l'intera società italiana, attualmente e ancor più in prospettiva.

Cordiali saluti


Gentile utente,

Abbiamo inoltrato la Sua domanda all’ANMIC – Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili di Milano (specializzata in materia di invalidità) e Le riportiamo di seguito la risposta al quesito.

Il DPCM 11.01.2017 ha posto a carico del SSNN, per la sola quota del 50% della tariffa giornaliera, il costo dei trattamenti di "lunga assistenza, recupero e mantenimento funzionale" garantiti alle persone non autosufficienti nell'ambito dell'assistenza socio-sanitaria residenziale e semiresidenziale.
Da ciò consegue che i costi di ricovero nelle RSA possono imputarsi totalmente al SSNN solo quando sono "ad alta integrazione sanitaria", ossia quando sono prevalentemente di cura medica in senso stretto rappresentando "l'unica soluzione terapeutica per il mantenimento in vita della persona".
Ne consegue che, ove tale caratteristica manchi, deve considerarsi legittima la partecipazione alle spese "non superiore al 50% del totale, del paziente" (Tribunale di Milano, sentenza 2667/2020).

Sintetizzando:

la retta di una RSA, generalmente, è composta di due parti: una sanitaria e l'altra residenziale (c.d. alberghiera);
la quota sanitaria è a carico del SSNN (nella misura del 50%, ma può variare da Regione a Regione);
la restante quota è a carico dell'utente (o dei suoi familiari).

Ciò premesso, i Comuni prevedono una compartecipazione alla spesa (per la quota residenziale) che viene appunto erogata dal Comune sulla base dell'ISEE socio-sanitario.
Non fornire l'ISEE non è quindi una buona idea, perché significa rinunciare al contributo del Comune.
L'utente ritiene che l'esenzione sanitaria del signore gli dia diritto ad un ricovero completamente gratuito, ma tale affermazione NON è corretta.
L'esenzione non rientra tra i parametri da tenere in considerazione nel caso di specie, perché riguarda il ticket per i farmaci o per le visite; lo stesso dicasi per il riconoscimento dell'invalidità al 100%, che di per sé non implica che il paziente sia esentato dal pagamento della quota della retta nella misura che gli compete. 
Qui stiamo parlando di un ricovero in una RSA per il quale è corretto che venga richiesto (per la quota residenziale) il contributo dell'utente. Contributo che viene pagato con i beni dell'utente (pensione, risparmi, ecc.).
Ciò premesso, per ottenere il pagamento INTEGRALE della quota della RSA dal SSNN è necessario instaurare un giudizio dimostrando che le prestazioni erogate sono di natura prevalentemente sanitaria, nel senso ben specificato dalla sentenza del Tribunale di Milano sopra citata.
La disamina deve essere fatta dal Giudice sulla base della cartella clinica e solo se, all'esito, il Giudice dovesse accertare la natura prevalente della prestazione sanitaria, potrà porre a carico integrale del SSNN l'intero importo della retta.
In questo caso purtroppo, il fatto che il signore abbia 80 anni, che sia invalido e che abbia l'esenzione, sono circostanze totalmente irrilevanti a tale scopo.
Evidentemente, l'Amministratore di Sostegno ritiene che non vi siano i presupposti per un'azione che, in ogni caso, dovrebbe essere autorizzata dal Giudice.

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