Costume e Società

ONU accoglie ricorso presentato da Confad per garantire i diritti giuridici ai caregiver familiari

alt_text
28 Ottobre 2022

La complessa questione dei caregiver familiari nel nostro Paese guadagna un'altra importante fonte di supporto nella ricerca di condizioni migliori: il riconoscimento dell'ONU per la questione. A seguito della raccomandazione del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, le principali associazioni italiane hanno appena lanciato un appello al nuovo governo affinché si intervenga quanto prima per risolvere i problemi storici.

Tra le richieste, le associazioni chiedono l'approvazione urgente di una legge per istituzionalizzare la figura del caregiver familiare, garantendogli i diritti legali e istituendo un sostegno economico finora inesistente. Nel 2017 l'appello, ora accolto dall'ONU, è stato presentato dall'allora presidente del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad), Maria Simona Bellini, che ha denunciato le condizioni insostenibili in cui vivono in Italia i caregiver familiari che, per un buco nella legislazione, spesso subiscono vari tipi di violazioni dei propri diritti personali.

All'inizio di questo mese, l'ONU ha deliberato la formalizzazione, quanto prima, della figura del caregiver da parte delle istituzioni italiane, sostenendo che la mancanza di sostegno finanziario a queste persone costituisce una violazione dei diritti umani. In questo modo, l'Organizzazione riconosce la gravità della situazione in cui versano i familiari, centinaia di migliaia di persone che spesso devono lasciare il lavoro per prendersi cura dei loro familiari non autosufficienti. L'ONU ha inoltre evidenziato che il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale del caregiver ostacola l'adeguato inserimento di queste persone in un quadro giuridico di protezione e assistenza.

“La decisione di accoglimento del ricorso accerta la violazione da parte dell’Italia degli obblighi internazionali assunti con la ratifica della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006, ratificata nel 2009 anche dall’Italia”, ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it, il presidente attuale di Confad, Alessandro Chiarini. “Ratifica - aggiunge - che avrebbe dovuto segnare un importante traguardo per il Paese intero. La capacità di risposta ai bisogni delle persone con disabilità è uno degli indicatori principali di un welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente”.

Per il presidente della Confad è importante sottolineare il grave problema finora ignorato dai legislatori, per quanto riguarda l'importanza della figura del caregiver familiare per l'intera società. Queste persone raggiungono spesso un alto livello di esaurimento fisico e mentale, poiché molte si dedicano 24 ore al giorno ad assistere i propri familiari non autosufficienti. “Le misure adottate sino a oggi dallo Stato italiano in favore dei caregiver familiari sono state giudicate insufficienti e ritenute largamente inadeguate a garantire una qualità di vita accettabile”, aggiunge. 

Lo Stato italiano avrà sei mesi di tempo per presentare al Comitato una risposta scritta su ciò che intende fare per porre rimedio ai gravi problemi individuati.


La complessa questione dei caregiver familiari nel nostro Paese guadagna un'altra importante fonte di supporto nella ricerca di condizioni migliori: il riconoscimento dell'ONU per la questione. A seguito della raccomandazione del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, le principali associazioni italiane hanno appena lanciato un appello al nuovo governo affinché si intervenga quanto prima per risolvere i problemi storici.

Tra le richieste, le associazioni chiedono l'approvazione urgente di una legge per istituzionalizzare la figura del caregiver familiare, garantendogli i diritti legali e istituendo un sostegno economico finora inesistente. Nel 2017 l'appello, ora accolto dall'ONU, è stato presentato dall'allora presidente del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad), Maria Simona Bellini, che ha denunciato le condizioni insostenibili in cui vivono in Italia i caregiver familiari che, per un buco nella legislazione, spesso subiscono vari tipi di violazioni dei propri diritti personali.

All'inizio di questo mese, l'ONU ha deliberato la formalizzazione, quanto prima, della figura del caregiver da parte delle istituzioni italiane, sostenendo che la mancanza di sostegno finanziario a queste persone costituisce una violazione dei diritti umani. In questo modo, l'Organizzazione riconosce la gravità della situazione in cui versano i familiari, centinaia di migliaia di persone che spesso devono lasciare il lavoro per prendersi cura dei loro familiari non autosufficienti. L'ONU ha inoltre evidenziato che il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale del caregiver ostacola l'adeguato inserimento di queste persone in un quadro giuridico di protezione e assistenza.

“La decisione di accoglimento del ricorso accerta la violazione da parte dell’Italia degli obblighi internazionali assunti con la ratifica della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006, ratificata nel 2009 anche dall’Italia”, ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it, il presidente attuale di Confad, Alessandro Chiarini. “Ratifica - aggiunge - che avrebbe dovuto segnare un importante traguardo per il Paese intero. La capacità di risposta ai bisogni delle persone con disabilità è uno degli indicatori principali di un welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente”.

Per il presidente della Confad è importante sottolineare il grave problema finora ignorato dai legislatori, per quanto riguarda l'importanza della figura del caregiver familiare per l'intera società. Queste persone raggiungono spesso un alto livello di esaurimento fisico e mentale, poiché molte si dedicano 24 ore al giorno ad assistere i propri familiari non autosufficienti. “Le misure adottate sino a oggi dallo Stato italiano in favore dei caregiver familiari sono state giudicate insufficienti e ritenute largamente inadeguate a garantire una qualità di vita accettabile”, aggiunge. 

Lo Stato italiano avrà sei mesi di tempo per presentare al Comitato una risposta scritta su ciò che intende fare per porre rimedio ai gravi problemi individuati.

Case di riposo, rsa e case famiglia