Salute e benessere

Le persone che soffrono di pressione bassa hanno un maggior rischio di sviluppare demenza

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12 Luglio 2024

La pressione arteriosa bassa comporta una riduzione della circolazione sanguigna al cervello. Molti studi hanno stabilito che una scarsa irrorazione cerebrale è un fattore chiave nello sviluppo di malattie come la demenza, l’Alzheimer e forse anche il Parkinson. Ricerche cliniche che hanno monitorato persone anziane per molti anni hanno mostrato in modo costante che la pressione bassa, cronica, incrementa il pericolo di deterioramento cognitivo legato all’età. 

Per esempio, una ricerca pubblicata nel 2017 ha seguito più di 24.000 individui per un periodo massimo di 27 anni. I risultati hanno evidenziato che la pressione bassa è un indicatore significativo del declino cognitivo e della possibilità di avere la demenza, a prescindere da età, sesso, peso, condizione cardiovascolare, renale o diabetica.

Uno studio ha valutato la funzione cognitiva nelle persone con più di 50 anni e con un diploma di scuola superiore o un’istruzione più avanzata, i ricercatori hanno usato i dati ottenuti da uno strumento di valutazione quantitativa. Questo strumento computerizzato, che dura circa 10 minuti, offre a medici e ricercatori una valutazione ripetibile della funzione cognitiva su una scala da 0 a 100. 

Un punteggio oltre 75 colloca la persona nel range di funzioni cognitive atteso per la sua età, mentre un punteggio tra 50 e 75 indica che un individuo ha una funzione cognitiva inferiore alla norma e, quindi, un maggior rischio di sviluppare demenza. Un punteggio al di sotto di 50 è segno di un individuo con molte caratteristiche della sindrome di demenza. In seguito hanno confrontato i punteggi delle funzioni cognitive nei soggetti tra i 50 e i 95 anni con la loro pressione sanguigna a riposo. Hanno scoperto che i soggetti con bassa pressione avevano una maggiore probabilità di sviluppare demenza.
I ricercatori hanno anche cercato di capire come poter aumentare e migliorare la pressione sanguigna. La soluzione è nel muscolo soleo, che ha il compito di pompare il sangue verso il cuore. Negli ultimi dieci anni, i ricercatori hanno mostrato come i muscoli soleo abbiano un ruolo essenziale nel mantenere la pressione sanguigna normale durante le attività sedentarie.
Un modo efficace per conservare la pressione sanguigna normale e il flusso sanguigno cerebrale è quello di “riattivare” i muscoli soleo, facendo regolarmente esercizio fisico. In alternativa, ci sono opzioni di “esercizio passivo” che permettono di allenare i muscoli soleo. Si è visto che gli approcci di stimolazione del soleo, sia elettrici sia meccanici, incrementano notevolmente il ritorno venoso al cuore.

Studi clinici iniziali hanno anche mostrato prove a sostegno del fatto che l'aumento della pressione arteriosa diastolica a riposo, mediante la stimolazione quotidiana del muscolo soleo, può contrastare il declino cognitivo legato all’invecchiamento.
Attualmente non ci sono cure per la demenza e nessuna potenziale cura sembra essere in vista, quindi la comunità scientifica si è focalizzata molto di più sul rallentamento o sull’inversione dell’invecchiamento cognitivo per prevenire il peggioramento di tale condizione.


La pressione arteriosa bassa comporta una riduzione della circolazione sanguigna al cervello. Molti studi hanno stabilito che una scarsa irrorazione cerebrale è un fattore chiave nello sviluppo di malattie come la demenza, l’Alzheimer e forse anche il Parkinson. Ricerche cliniche che hanno monitorato persone anziane per molti anni hanno mostrato in modo costante che la pressione bassa, cronica, incrementa il pericolo di deterioramento cognitivo legato all’età. 

Per esempio, una ricerca pubblicata nel 2017 ha seguito più di 24.000 individui per un periodo massimo di 27 anni. I risultati hanno evidenziato che la pressione bassa è un indicatore significativo del declino cognitivo e della possibilità di avere la demenza, a prescindere da età, sesso, peso, condizione cardiovascolare, renale o diabetica.

Uno studio ha valutato la funzione cognitiva nelle persone con più di 50 anni e con un diploma di scuola superiore o un’istruzione più avanzata, i ricercatori hanno usato i dati ottenuti da uno strumento di valutazione quantitativa. Questo strumento computerizzato, che dura circa 10 minuti, offre a medici e ricercatori una valutazione ripetibile della funzione cognitiva su una scala da 0 a 100. 

Un punteggio oltre 75 colloca la persona nel range di funzioni cognitive atteso per la sua età, mentre un punteggio tra 50 e 75 indica che un individuo ha una funzione cognitiva inferiore alla norma e, quindi, un maggior rischio di sviluppare demenza. Un punteggio al di sotto di 50 è segno di un individuo con molte caratteristiche della sindrome di demenza. In seguito hanno confrontato i punteggi delle funzioni cognitive nei soggetti tra i 50 e i 95 anni con la loro pressione sanguigna a riposo. Hanno scoperto che i soggetti con bassa pressione avevano una maggiore probabilità di sviluppare demenza.
I ricercatori hanno anche cercato di capire come poter aumentare e migliorare la pressione sanguigna. La soluzione è nel muscolo soleo, che ha il compito di pompare il sangue verso il cuore. Negli ultimi dieci anni, i ricercatori hanno mostrato come i muscoli soleo abbiano un ruolo essenziale nel mantenere la pressione sanguigna normale durante le attività sedentarie.
Un modo efficace per conservare la pressione sanguigna normale e il flusso sanguigno cerebrale è quello di “riattivare” i muscoli soleo, facendo regolarmente esercizio fisico. In alternativa, ci sono opzioni di “esercizio passivo” che permettono di allenare i muscoli soleo. Si è visto che gli approcci di stimolazione del soleo, sia elettrici sia meccanici, incrementano notevolmente il ritorno venoso al cuore.

Studi clinici iniziali hanno anche mostrato prove a sostegno del fatto che l'aumento della pressione arteriosa diastolica a riposo, mediante la stimolazione quotidiana del muscolo soleo, può contrastare il declino cognitivo legato all’invecchiamento.
Attualmente non ci sono cure per la demenza e nessuna potenziale cura sembra essere in vista, quindi la comunità scientifica si è focalizzata molto di più sul rallentamento o sull’inversione dell’invecchiamento cognitivo per prevenire il peggioramento di tale condizione.

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