Costume e Società

In tre anni i posti letto nelle RSA a Torino sono passati da 5 a 7 mila

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22 Febbraio 2023

A Torino, che invecchia ogni giorno di più - si stima che gli ultrasessantacinquenni corrispondano a più del 26% della popolazione - sono comparse in gran numero e in diverse parti della città nuove case di riposo rivolte agli anziani: ci sono 2mila posti letto in più in un arco temporale di 3 anni. E' quanto riferisce il Corriere Torino, che ha svolto un'indagine sulle tante nuove RSA aperte, ma ancora insufficienti a soddisfare tutta la domanda esistente.

Nell'ex polo produttivo della Lancia, ad esempio, questa settimana verranno inaugurate due residenze che apriranno 400 nuovi posti letto per anziani non autosufficienti in città. In via Fattorelli, la multinazionale francese Orpea ha lanciato la RSA Giardino degli Aironi; in via Marocchetti il gruppo Gheron ha inaugurato la RSA Massimo D'Azeglio; e Korian, che ha acquisito la RSA Santa Croce, ha recentemente inaugurato una struttura per 200 persone. Attualmente a Torino ci sono quasi 7.000 posti letto, 18.000 se contiamo l'intera area metropolitana, e un totale di 35.000 nel territorio subalpino. Tuttavia, tutto questo investimento non sembra essere sufficiente per i bisogni dell'intero territorio ed ecco il perché.

Un tetto pari al 3% della popolazione totale con più di 65 anni è stato stabilito, dalla Regione Piemonte, come coefficiente per definire il numero di posti letto e strutture accreditate in cui le famiglie possono ricevere benefici che riducono il valore delle rette mensili. In media, la tariffa giornaliera è pari a circa 88 euro. Nonostante sia uno dei coefficienti più alti del Paese, il tasso di invecchiamento è aumentato così rapidamente che gli investimenti non sono riusciti a tenere il passo con la domanda: la tendenza è che entro il 2035 la richiesta di posti letto in Regione potrebbe raddoppiare. È quanto rileva un sondaggio realizzato da JII Research.

Investimenti Futuri 


Attualmente il settore riceve grandi investimenti da multinazionali e fondi, oltre alle cooperative nella parte gestionale. La sfida attuale è trovare personale qualificato per lavorare nelle strutture aperte e gli alti costi che alla fine possono frenare gli investimenti futuri.

Secondo il direttore di Anni Azzurri, del Gruppo KOS, Giuseppe Motta, “la regione Piemonte è per noi strategica, sia perché è uno dei territori dove siamo maggiormente presenti, con ben 13 strutture, sia perché è una delle aree dove operiamo da più tempo”. Lui spiega che, tuttavia, la situazione attuale è “fatta di luci e ombre perché l’incremento del contributo del sistema sanitario regionale avvenuto nel 2022 (+5%), seppur lodevole, non riesce a compensare i costi, mettendo così a repentaglio la sostenibilità di un servizio essenziale per la comunità. La non autosufficienza deve invece divenire una priorità della politica regionale. In questo senso sarebbe importante che ogni incremento del fondo sanitario nazionale si riverberasse in un incremento anche più che proporzionale del capitolo di spesa nei servizi socio sanitari”. 

Sempre secondo Motta, un modo per non veder fuggire gli investimenti a causa degli alti costi sarebbe una maggiore autonomia per quanto riguarda la determinazione delle rette mensili. “L’autonomia già concessa in altre Regioni permette ai gestori di modulare la retta della quota alberghiera degli ospiti, cosa che potrebbe agevolare la crescita del settore”. Il gruppo KOS inaugurerà presto una nuova struttura a Borgomanero.
Dovendo far fronte alla carenza di bilancio in ambito Sanità, la Regione Piemonte ha aumentato del 5% il contributo al sistema sanitario. “Nel 2022 abbiamo aumentato la spesa per le strutture convenzionate da 268 milioni a 284 milioni ed erogato 2 milioni di contributi per contenere il caro energia, ma soprattutto abbiamo fatto una legge sull’invecchiamento attivo che cerca di affrontare il tema della terza età a tutto tondo. Quindi una rete di servizi per gli anziani autosufficienti dal cohousing ad altri modelli innovativi sull’abitare”, spiega Maurizio Marrone, assessore regionale alle Politiche Sociali

Carenza di Professionisti


Sono più di 15.000 i professionisti che lavorano nelle RSA in Piemonte, tra Oss e infermieri specializzati. Tuttavia, la corsa alla ricerca di professionisti della sanità nei periodi di pandemia e l'aumento delle strutture e dei posti letto ha visto una diminuzione del personale disponibile e un aumento del costo del personale. “Un operatore socio-sanitario guadagna ancora molto poco, circa 1.200 euro al mese. Bisogna fare di più. Ma a nostro avviso bisogna cambiare modello perché quello attualmente adottato non è più sostenibile, e non solo a livello economico. Quindi chiediamo di rendere le Rsa aperte, con ricoveri a tempo determinato e così potenziare i servizi a domicilio”, riflette Luca Carretti, segretario generale aggiunto della Cisl Piemonte

Rivoluzione 


Una grande rivoluzione nel settore è estremamente necessaria, secondo Amedeo Prevete presidente di Uneba Piemonte. “In Piemonte non è uniforme la diffusione dei posti letti. Torino si sta rimettendo al pari ma ci sono province come Asti e Alessandria dove c’è un forte deficit strutturale. Ci immaginiamo una forte richiesta di queste strutture nei prossimi 20-25 anni, i millennials che diventano anziani. Serve un piano nazionale per gestire questo immane cambiamento sociale”.


A Torino, che invecchia ogni giorno di più - si stima che gli ultrasessantacinquenni corrispondano a più del 26% della popolazione - sono comparse in gran numero e in diverse parti della città nuove case di riposo rivolte agli anziani: ci sono 2mila posti letto in più in un arco temporale di 3 anni. E' quanto riferisce il Corriere Torino, che ha svolto un'indagine sulle tante nuove RSA aperte, ma ancora insufficienti a soddisfare tutta la domanda esistente.

Nell'ex polo produttivo della Lancia, ad esempio, questa settimana verranno inaugurate due residenze che apriranno 400 nuovi posti letto per anziani non autosufficienti in città. In via Fattorelli, la multinazionale francese Orpea ha lanciato la RSA Giardino degli Aironi; in via Marocchetti il gruppo Gheron ha inaugurato la RSA Massimo D'Azeglio; e Korian, che ha acquisito la RSA Santa Croce, ha recentemente inaugurato una struttura per 200 persone. Attualmente a Torino ci sono quasi 7.000 posti letto, 18.000 se contiamo l'intera area metropolitana, e un totale di 35.000 nel territorio subalpino. Tuttavia, tutto questo investimento non sembra essere sufficiente per i bisogni dell'intero territorio ed ecco il perché.

Un tetto pari al 3% della popolazione totale con più di 65 anni è stato stabilito, dalla Regione Piemonte, come coefficiente per definire il numero di posti letto e strutture accreditate in cui le famiglie possono ricevere benefici che riducono il valore delle rette mensili. In media, la tariffa giornaliera è pari a circa 88 euro. Nonostante sia uno dei coefficienti più alti del Paese, il tasso di invecchiamento è aumentato così rapidamente che gli investimenti non sono riusciti a tenere il passo con la domanda: la tendenza è che entro il 2035 la richiesta di posti letto in Regione potrebbe raddoppiare. È quanto rileva un sondaggio realizzato da JII Research.

Investimenti Futuri 


Attualmente il settore riceve grandi investimenti da multinazionali e fondi, oltre alle cooperative nella parte gestionale. La sfida attuale è trovare personale qualificato per lavorare nelle strutture aperte e gli alti costi che alla fine possono frenare gli investimenti futuri.

Secondo il direttore di Anni Azzurri, del Gruppo KOS, Giuseppe Motta, “la regione Piemonte è per noi strategica, sia perché è uno dei territori dove siamo maggiormente presenti, con ben 13 strutture, sia perché è una delle aree dove operiamo da più tempo”. Lui spiega che, tuttavia, la situazione attuale è “fatta di luci e ombre perché l’incremento del contributo del sistema sanitario regionale avvenuto nel 2022 (+5%), seppur lodevole, non riesce a compensare i costi, mettendo così a repentaglio la sostenibilità di un servizio essenziale per la comunità. La non autosufficienza deve invece divenire una priorità della politica regionale. In questo senso sarebbe importante che ogni incremento del fondo sanitario nazionale si riverberasse in un incremento anche più che proporzionale del capitolo di spesa nei servizi socio sanitari”. 

Sempre secondo Motta, un modo per non veder fuggire gli investimenti a causa degli alti costi sarebbe una maggiore autonomia per quanto riguarda la determinazione delle rette mensili. “L’autonomia già concessa in altre Regioni permette ai gestori di modulare la retta della quota alberghiera degli ospiti, cosa che potrebbe agevolare la crescita del settore”. Il gruppo KOS inaugurerà presto una nuova struttura a Borgomanero.
Dovendo far fronte alla carenza di bilancio in ambito Sanità, la Regione Piemonte ha aumentato del 5% il contributo al sistema sanitario. “Nel 2022 abbiamo aumentato la spesa per le strutture convenzionate da 268 milioni a 284 milioni ed erogato 2 milioni di contributi per contenere il caro energia, ma soprattutto abbiamo fatto una legge sull’invecchiamento attivo che cerca di affrontare il tema della terza età a tutto tondo. Quindi una rete di servizi per gli anziani autosufficienti dal cohousing ad altri modelli innovativi sull’abitare”, spiega Maurizio Marrone, assessore regionale alle Politiche Sociali

Carenza di Professionisti


Sono più di 15.000 i professionisti che lavorano nelle RSA in Piemonte, tra Oss e infermieri specializzati. Tuttavia, la corsa alla ricerca di professionisti della sanità nei periodi di pandemia e l'aumento delle strutture e dei posti letto ha visto una diminuzione del personale disponibile e un aumento del costo del personale. “Un operatore socio-sanitario guadagna ancora molto poco, circa 1.200 euro al mese. Bisogna fare di più. Ma a nostro avviso bisogna cambiare modello perché quello attualmente adottato non è più sostenibile, e non solo a livello economico. Quindi chiediamo di rendere le Rsa aperte, con ricoveri a tempo determinato e così potenziare i servizi a domicilio”, riflette Luca Carretti, segretario generale aggiunto della Cisl Piemonte

Rivoluzione 


Una grande rivoluzione nel settore è estremamente necessaria, secondo Amedeo Prevete presidente di Uneba Piemonte. “In Piemonte non è uniforme la diffusione dei posti letti. Torino si sta rimettendo al pari ma ci sono province come Asti e Alessandria dove c’è un forte deficit strutturale. Ci immaginiamo una forte richiesta di queste strutture nei prossimi 20-25 anni, i millennials che diventano anziani. Serve un piano nazionale per gestire questo immane cambiamento sociale”.