Salute e benessere

Il cioccolato come alleato nella lotta alla malnutrizione e al declino cognitivo negli anziani

alt_text
22 Agosto 2022

Potrebbe il cioccolato, uno dei dolci più amati e apprezzati al mondo, ricco di polifenoli e vitamina E, aiutare a combattere il rischio di malnutrizione e di fragilità negli anziani con declino cognitivo (se abbinato a un programma strutturato di attività fisica)? Questa è la domanda che segna l'avvio di “Choko-Age”, progetto internazionale che coinvolge il Centro di ricerca "Sport, Montagna e Salute" e la sezione Scienze Motorie del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, dell'Università degli Studi di Verona, responsabile della ricerca clinica. Al progetto partecipano anche le Università di Liverpool (Regno Unito), Molde (Norvegia), Incliva VLC (Spagna), il Gruppo Perugina-Nestlé e la start up Molecular Horizon, che vede la partecipazione dell'Università di Perugia come principale partner dello studio.

Per tre anni i ricercatori studieranno la relazione tra invecchiamento, declino cognitivo, attività fisica e alimentazione. L'obiettivo, secondo una nota dell'Università degli Studi di Verona, è “studiare gli aspetti della malnutrizione nella popolazione over 65, con declino cognitivo, che spesso conducono a un calo di peso involontario legato alla perdita di massa magra e alla correlata diminuzione della funzionalità muscolare”, che a sua volta porterebbe a “un peggioramento della qualità della vita, dello stato di salute, del livello di autosufficienza con conseguenze di tipo sociale ed economico”. A Verona si cerca di “verificare gli effetti della malnutrizione sulla massa magra e sulla forza muscolare attraverso un intervento combinato di attività fisica e una assunzione calibrata di cioccolato”. 

Il trattamento consiste in “un'attività individualizzata ma svolta in un contesto di gruppo, nella palestra attrezzata di Scienze Motorie, con programmi specifici per sviluppare la massima forza degli arti inferiori e migliorare le capacità aerobiche”, sempre secondo la nota dell’Università di Verona. Si aggiunge anche “l’assunzione quotidiana di una monoporzione di cioccolato, arricchita di polifenoli e vitamina E: due micronutrienti a forte azione antiossidante che, rallentando e prevenendo il fenomeno dell’ossidazione, hanno un effetto benefico nel mantenimento delle fibre muscolari”. 

Polifenoli e attività fisica sono noti per abbassare i livelli di cortisolo negli anziani, ma questo effetto è stato maggiormente studiato per le sue implicazioni cliniche-comportamentali, non per i suoi esiti metabolici sul tessuto muscolare e nel processo legato all’invecchiamento. Questi aspetti verranno studiati per la prima volta in soggetti anziani con declino cognitivo, popolazione ad alto rischio di denutrizione e conseguentemente di atrofia muscolare, sarcopenia e fragilità. E per la prima volta si valuterà anche come l’apporto di vitamina E, combinato con l’esercizio fisico, possa prevenire lo stress ossidante a livello mitocondriale”, spiega il docente del dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Massimo Venturelli

Stanno già emergendo i primi risultati promettenti e, per chi fosse interessato, è possibile partecipare gratuitamente allo studio. Come spiega Anna Pedrinolla, docente nella sezione di Scienze motorie “‘Choko-Age’ è una ricerca multicentrica i cui effetti auspichiamo portino significativi benefici per rallentare e contrastare la perdita di peso involontaria nella popolazione anziana con declino cognitivo. Si tratta di un combinato sinergico di strategie efficaci, non farmacologiche, che si installano nell’ottica di migliorare la qualità di vita. Le persone che ad oggi hanno aderito si sentono motivate: svolgono una attività motoria personalizzata in gruppo e questo accresce e potenzia gli aspetti relazionali; inoltre sanno di essere prese in cura attraverso valutazioni che comportano fiducia e affidamento”.  

“Per contrastare il declino cognitivo occorre allenare la mente e lavorare sulle abilità motorie e sulla stimolazione sensoriale. -Sono quindi consapevole dell’importanza di progetti per la ricerca come Choko-Age che, coinvolgendo la popolazione anziana, consentirà un prolungamento di una buona qualità di vita nella terza/quarta età con relativo risparmio economico di servizi sociosanitari per le Istituzioni”, conclude Maria Grazia Ferrari Guidorizzi, presidente di Alzheimer Verona ODV, associazione che collabora con la ricerca.


Potrebbe il cioccolato, uno dei dolci più amati e apprezzati al mondo, ricco di polifenoli e vitamina E, aiutare a combattere il rischio di malnutrizione e di fragilità negli anziani con declino cognitivo (se abbinato a un programma strutturato di attività fisica)? Questa è la domanda che segna l'avvio di “Choko-Age”, progetto internazionale che coinvolge il Centro di ricerca "Sport, Montagna e Salute" e la sezione Scienze Motorie del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, dell'Università degli Studi di Verona, responsabile della ricerca clinica. Al progetto partecipano anche le Università di Liverpool (Regno Unito), Molde (Norvegia), Incliva VLC (Spagna), il Gruppo Perugina-Nestlé e la start up Molecular Horizon, che vede la partecipazione dell'Università di Perugia come principale partner dello studio.

Per tre anni i ricercatori studieranno la relazione tra invecchiamento, declino cognitivo, attività fisica e alimentazione. L'obiettivo, secondo una nota dell'Università degli Studi di Verona, è “studiare gli aspetti della malnutrizione nella popolazione over 65, con declino cognitivo, che spesso conducono a un calo di peso involontario legato alla perdita di massa magra e alla correlata diminuzione della funzionalità muscolare”, che a sua volta porterebbe a “un peggioramento della qualità della vita, dello stato di salute, del livello di autosufficienza con conseguenze di tipo sociale ed economico”. A Verona si cerca di “verificare gli effetti della malnutrizione sulla massa magra e sulla forza muscolare attraverso un intervento combinato di attività fisica e una assunzione calibrata di cioccolato”. 

Il trattamento consiste in “un'attività individualizzata ma svolta in un contesto di gruppo, nella palestra attrezzata di Scienze Motorie, con programmi specifici per sviluppare la massima forza degli arti inferiori e migliorare le capacità aerobiche”, sempre secondo la nota dell’Università di Verona. Si aggiunge anche “l’assunzione quotidiana di una monoporzione di cioccolato, arricchita di polifenoli e vitamina E: due micronutrienti a forte azione antiossidante che, rallentando e prevenendo il fenomeno dell’ossidazione, hanno un effetto benefico nel mantenimento delle fibre muscolari”. 

Polifenoli e attività fisica sono noti per abbassare i livelli di cortisolo negli anziani, ma questo effetto è stato maggiormente studiato per le sue implicazioni cliniche-comportamentali, non per i suoi esiti metabolici sul tessuto muscolare e nel processo legato all’invecchiamento. Questi aspetti verranno studiati per la prima volta in soggetti anziani con declino cognitivo, popolazione ad alto rischio di denutrizione e conseguentemente di atrofia muscolare, sarcopenia e fragilità. E per la prima volta si valuterà anche come l’apporto di vitamina E, combinato con l’esercizio fisico, possa prevenire lo stress ossidante a livello mitocondriale”, spiega il docente del dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Massimo Venturelli

Stanno già emergendo i primi risultati promettenti e, per chi fosse interessato, è possibile partecipare gratuitamente allo studio. Come spiega Anna Pedrinolla, docente nella sezione di Scienze motorie “‘Choko-Age’ è una ricerca multicentrica i cui effetti auspichiamo portino significativi benefici per rallentare e contrastare la perdita di peso involontaria nella popolazione anziana con declino cognitivo. Si tratta di un combinato sinergico di strategie efficaci, non farmacologiche, che si installano nell’ottica di migliorare la qualità di vita. Le persone che ad oggi hanno aderito si sentono motivate: svolgono una attività motoria personalizzata in gruppo e questo accresce e potenzia gli aspetti relazionali; inoltre sanno di essere prese in cura attraverso valutazioni che comportano fiducia e affidamento”.  

“Per contrastare il declino cognitivo occorre allenare la mente e lavorare sulle abilità motorie e sulla stimolazione sensoriale. -Sono quindi consapevole dell’importanza di progetti per la ricerca come Choko-Age che, coinvolgendo la popolazione anziana, consentirà un prolungamento di una buona qualità di vita nella terza/quarta età con relativo risparmio economico di servizi sociosanitari per le Istituzioni”, conclude Maria Grazia Ferrari Guidorizzi, presidente di Alzheimer Verona ODV, associazione che collabora con la ricerca.