






Declino cognitivo negli anziani: secondo uno studio dell'Università di Toronto è collegato al livello di istruzione


Gli anziani, con il passare del tempo, tendono a percepire maggiormente gli effetti che l’avanzare dell’età determina sulle funzioni del corpo e della mente: i cambiamenti che avvengono a livello fisico e mentale contribuiscono spesso ad abbassare la qualità e lo stile di vita dei più fragili, che pure si sforzano di curare i disturbi del corpo, ma a volte non dedicano sufficiente attenzione a mantenere allenato il cervello. Le funzioni cognitive, comportamentali ed emotive subiscono con l’età importanti modifiche: la demenza, o decadimento cognitivo, risulta essere la malattia neurologica che colpisce sempre più la popolazione anziana, compromettendone capacità ed abilità, e provocando alterazioni della personalità e del comportamento.
Il declino cognitivo, che riguarda la graduale perdita delle funzioni relative alla memoria, al linguaggio o all’apprendimento, può avere diverse origini, e dipendere anche da delle specifiche inclinazioni genetiche e predisposizioni personali. Secondo recenti studi scientifici condotti sulla popolazione degli Stati Uniti, il decadimento grave tra gli over 65 si è però ridotto fortemente negli ultimi dieci anni, e questo calo nell’incidenza della demenza senile sembra essere collegato anche al livello di istruzione raggiunto dall’anziano. Il risultato dell’indagine effettuata dai ricercatori della University of Toronto in Canada, e pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, ha infatti indicato, tra il 2008 e il 2017, un miglioramento della salute cognitiva, con un calo relativo delle persone malate di demenza pari a circa il 18,3%. Lo studio attribuisce al miglioramento del livello di istruzione un ruolo fondamentale nel rallentare la malattia. L’istruzione, che rappresenta il risultato di un lungo ed importante percorso di apprendimento e di conoscenza, costituisce per ciascun soggetto un elemento fondamentale all’interno della propria esistenza, capace di educare e di garantire al tempo stesso competenze rilevanti per affrontare con giudizio e coscienza la propria vita.
Lo studio, che ha analizzato una serie storica di indagini nazionali effettuate negli Stati Uniti, coinvolgendo quasi 5 milioni e mezzo di over 65, ha messo in evidenza considerevoli risultati: le forme di decadimento cognitivo grave tra gli anziani si sono ridotte di 2,2 punti percentuali in valore assoluto, con il genere femminile che ha tratto i maggiori benefici nel miglioramento della propria qualità di vita. Come afferma il primo firmatario dello studio Esme Fuller-Thomson, “siamo rimasti sbalorditi nel vedere un calo così drastico in un periodo di tempo così breve. Questo calo della prevalenza di problemi cognitivi ha ricadute benefiche per gli anziani, le loro famiglie, gli operatori sanitari, il sistema sanitario e l’intera economia degli Stati Uniti”. È possibile osservare come l’importanza dell’istruzione si manifesti in molteplici aspetti della quotidianità: grazie al progresso tecnologico e allo sviluppo della società, sono state offerte sempre più occasioni di esperienza e di crescita personale, incentivando la soddisfazione di nuovi bisogni e desideri. La co-autrice dello studio, Katherine Ahlin, ha infatti incoraggiato il ruolo dell’educazione: “sembra che le crescenti opportunità educative offerte nei decenni passati continuino a dare i loro frutti più di mezzo secolo dopo”. Il declino cognitivo negli anziani, grazie a questa recente ricerca, ha maggiore possibilità di essere analizzato e decifrato sotto nuovi aspetti: la scoperta del ruolo chiave dell’istruzione nella lotta alla demenza senile, permetterà di approfondire l’origine del disturbo e di implementare nuovi approcci terapeutici.
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