Costume e Società

Dalla Casa di Riposo al Senior Housing, come cambiano in Europa le residenze per anziani

alt_text
30 Gennaio 2019
L’invecchiamento della popolazione italiana è un fenomeno ormai noto. Le stime indicate dall’Istat prevedono infatti che nel 2021 le persone di età superiore ai 65 anni supereranno nel nostro Paese la soglia dei 13 milioni, mentre nel 2065 saranno pari a un terzo del totale. Questa tendenza, seppure con percentuali differenti, riguarda tutti i paesi dell’Unione Europa, la quale ha dato avvio ad una serie di misure per promuovere l’invecchiamento attivo già a partire dal 2012.

In questa prospettiva gli addetti ai lavori si sono interrogati sullo stile di vita e sulle esigenze della popolazione anziana, per progettare nuove forme di residenzialità, che possano costituire una valida alternativa alle RSA e alle case di riposo. Il concetto di Senior Housing si riferisce dunque alla progettazione di spazi abitativi concepiti per favorire nella vita dell’anziano tutti gli indicatori di un invecchiamento attivo, come la più ampia partecipazione alla vita sociale del territorio, l’uso delle nuove tecnologie, l’autonomia e il benessere fisico e psicologico.   

Il modello del Senior Housing è perciò  molto distante dalla vecchia idea della clinica riabilitativa o della casa di riposo per anziani non più autosufficienti. Si tratta piuttosto di villaggi rivolti ai pensionati over 65 ancora autosufficienti, composti in genere da appartamenti privati, reception e presidio sanitario attivo 24h, oltre a spazi per attività comuni, come ristoranti, bar, area spa e palestra. Uno spazio, quindi, facilmente accessibile e dotato di ogni comfort, in cui l’anziano possa mantenere il proprio stile di vita attivo e la propria privacy, ma che contenga anche  aree comuni dedicate alla socializzazione

Purtroppo questo nuovo modello residenziale,  ampiamente diffuso in paesi europei come Francia, Germania e Regno Unito, in Italia è ancora ai suoi albori. Sono ancora poche nel nostro Paese le residenze concepite specificamente per il benessere delle persone anziane autosufficienti (circa il 6,4 % del totale) e gli investimenti economici in questo settore ci collocano ancora sotto la media europea. Ma non meno importante è la mentalità, ancora ampiamente diffusa in Italia, secondo cui è necessario cercare una struttura residenziale solo quando l’anziano non è più in grado di vivere da solo in casa propria.
L’invecchiamento della popolazione italiana è un fenomeno ormai noto. Le stime indicate dall’Istat prevedono infatti che nel 2021 le persone di età superiore ai 65 anni supereranno nel nostro Paese la soglia dei 13 milioni, mentre nel 2065 saranno pari a un terzo del totale. Questa tendenza, seppure con percentuali differenti, riguarda tutti i paesi dell’Unione Europa, la quale ha dato avvio ad una serie di misure per promuovere l’invecchiamento attivo già a partire dal 2012.

In questa prospettiva gli addetti ai lavori si sono interrogati sullo stile di vita e sulle esigenze della popolazione anziana, per progettare nuove forme di residenzialità, che possano costituire una valida alternativa alle RSA e alle case di riposo. Il concetto di Senior Housing si riferisce dunque alla progettazione di spazi abitativi concepiti per favorire nella vita dell’anziano tutti gli indicatori di un invecchiamento attivo, come la più ampia partecipazione alla vita sociale del territorio, l’uso delle nuove tecnologie, l’autonomia e il benessere fisico e psicologico.   

Il modello del Senior Housing è perciò  molto distante dalla vecchia idea della clinica riabilitativa o della casa di riposo per anziani non più autosufficienti. Si tratta piuttosto di villaggi rivolti ai pensionati over 65 ancora autosufficienti, composti in genere da appartamenti privati, reception e presidio sanitario attivo 24h, oltre a spazi per attività comuni, come ristoranti, bar, area spa e palestra. Uno spazio, quindi, facilmente accessibile e dotato di ogni comfort, in cui l’anziano possa mantenere il proprio stile di vita attivo e la propria privacy, ma che contenga anche  aree comuni dedicate alla socializzazione

Purtroppo questo nuovo modello residenziale,  ampiamente diffuso in paesi europei come Francia, Germania e Regno Unito, in Italia è ancora ai suoi albori. Sono ancora poche nel nostro Paese le residenze concepite specificamente per il benessere delle persone anziane autosufficienti (circa il 6,4 % del totale) e gli investimenti economici in questo settore ci collocano ancora sotto la media europea. Ma non meno importante è la mentalità, ancora ampiamente diffusa in Italia, secondo cui è necessario cercare una struttura residenziale solo quando l’anziano non è più in grado di vivere da solo in casa propria.