






Alzheimer e Metodo Montessori: presentato all'ADI di Singapore il case study dell'RSA Il Palio


Dal 10 al 12 Dicembre scorso, la 34a Conferenza Internazionale dell'Alzheimer's Disease International (ADI) si è tenuta virtualmente per la prima volta insieme all'Alzheimer's Disease Association (ADA) a Singapore. Questo evento unico e multidisciplinare ha riscontrato la presenza, seppur in forma virtuale, di 1.000 partecipanti da più di 100 paesi, tra ricercatori, scienziati, medici, operatori sanitari, persone affette da demenza, caregiver, professionisti dell'assistenza e volontari delle associazioni di Alzheimer.
Il programma della conferenza ha consentito ai partecipanti di conoscere gli ultimi progressi nella prevenzione, diagnosi, trattamento, cura e gestione della demenza: tra i lavori presentati, vi era anche un case study relativo all'implementazione del Metodo Montessori nel Nucleo dei Disturbi del Comportamento nella RSA Il Palio (Legnano), del gruppo iSenior.
Come ha spiegato a Legnano News il Dott. Luca Croci, autore dello studio, "il metodo Montessori, sistema educativo rivolto tradizionalmente ai bambini, sembra essere una valida terapia non farmacologica della demenza dell'anziano, laddove per demenza si intende la degradazione delle funzioni cognitive, mnesiche, comportamentali e comunicative e la conseguente perdita di autonomia. Per sostenere l'autonomia e migliorare la qualità di vita del paziente con demenza, il metodo Montessori tende a rinforzare le abilità residue come il cervello emotivo e la memoria procedurale, piuttosto che recuperare le competenze cognitive perdute come la memoria esplicita".
Le attività complesse sono scomposte in attività semplici, distinte in sensoriali, motorie (importanti quando la funzione verbale è compromessa), cognitive e sociali (adatte ai primi stadi demenza). Si segue una progressione orizzontale mediante la ripetizione dell'attività o la possibilità di scegliere attività diverse incentrate sulla stessa competenza, oppure una progressione verticale mediante attività che vanno dal semplice al complesso e dal concreto all’astratto, minimizzando l’insuccesso, favorendo l’autocorrezione e valorizzando il risultato positivo. Il ruolo dell'educatore, qui il caregiver o il familiare, è di agire come facilitatore e costruttore di occasioni, in grado di riprogettare e ottimizzare l'attività sulla base di un'attenta osservazione delle competenze dell’anziano.
Questo approccio rafforza l’autostima, la motivazione e la concentrazione, mentre riduce il wandering, la frustrazione e l’aggressività. In Italia è stato introdotto fin dal 2013, ma ha presto travalicato i confini nazionali, essendo già applicato con successo in vari paesi del mondo, dall'Olanda al Canada. E, grazie al lavoro e all'opera di divulgazione del Dott. Croci e della sua presentazione a un appuntamento importante come l'ADI, si può stare certi che questo particolare approccio avrà molti più "follower" internazionali.
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