Costume e Società

Vivere in una R.S.A.

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6 Ottobre 2011
Vivere in una residenza sanitaria assistenziale facilita il mantenimento e lo sviluppo delle capacità conoscitive e delle abilità dell’anziano e la riduzione della solitudine e da una inevitabile emarginazione sociale.
Ritengo che questo sia importante perché un anziano vada sempre aiutato, rispettato e “coccolato”. Gli individui della terza o quarta età sono ancora un patrimonio ben spendibile, una risorsa che la società ha il dovere di proteggere e di ascoltare.
Lavoro da oltre un anno presso una rsa e sarei poco sincera se negassi che qualcuno mi dice di tanto in tanto: “Vorrei tornare a casa”, ma ci sono anche aspetti più che positivi riguardanti la vita all'interno di una comunità di persone. Prima di tutto l’assistenza sanitaria e infermieristica che garantisce quotidianamente il monitoraggio delle condizioni di salute della persona.
NewsCorrelate Arriva un giorno nella vita di alcune persone, in cui la casa nella quale hanno vissuto per una vita non basta più. Hanno bisogno di aiuto professionale e di assistenza continua, che purtroppo i familiari non sono in grado di dare loro.
E’ per questo che è importante sottolineare che una residenza sanitaria assistenziale può diventare una seconda casa. Non un albergo, o una clinica: una casa dove girano medici e infermieri, si fa ginnastica con la fisioterapista e i padroni spesso sono più di sessanta! Una casa per anziani che può e deve essere allegra e accogliente, aperta al resto del mondo e con gente che va e viene: una casa di riposo dove tutti possano sentirsi speciali, oltreché al sicuro, e dove ogni nuovo giorno sia per ciascuno degno di essere vissuto.  
Lavorarci ogni giorno per me è motivo d’orgoglio e accanto alle responsabilità che ci sono in tutti i luoghi di lavoro, la soddisfazione più grande è vedere ancora nascere un sorriso spontaneo sulla bocca di un ospite della struttura. Prestare servizio in questo tipo di strutture significa concentrare tutta l’attenzione per curare, consolare e rallegrare persone in difficoltà.
Vivere in una residenza sanitaria assistenziale facilita il mantenimento e lo sviluppo delle capacità conoscitive e delle abilità dell’anziano e la riduzione della solitudine e da una inevitabile emarginazione sociale.
Ritengo che questo sia importante perché un anziano vada sempre aiutato, rispettato e “coccolato”. Gli individui della terza o quarta età sono ancora un patrimonio ben spendibile, una risorsa che la società ha il dovere di proteggere e di ascoltare.
Lavoro da oltre un anno presso una rsa e sarei poco sincera se negassi che qualcuno mi dice di tanto in tanto: “Vorrei tornare a casa”, ma ci sono anche aspetti più che positivi riguardanti la vita all'interno di una comunità di persone. Prima di tutto l’assistenza sanitaria e infermieristica che garantisce quotidianamente il monitoraggio delle condizioni di salute della persona.
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E’ per questo che è importante sottolineare che una residenza sanitaria assistenziale può diventare una seconda casa. Non un albergo, o una clinica: una casa dove girano medici e infermieri, si fa ginnastica con la fisioterapista e i padroni spesso sono più di sessanta! Una casa per anziani che può e deve essere allegra e accogliente, aperta al resto del mondo e con gente che va e viene: una casa di riposo dove tutti possano sentirsi speciali, oltreché al sicuro, e dove ogni nuovo giorno sia per ciascuno degno di essere vissuto.  
Lavorarci ogni giorno per me è motivo d’orgoglio e accanto alle responsabilità che ci sono in tutti i luoghi di lavoro, la soddisfazione più grande è vedere ancora nascere un sorriso spontaneo sulla bocca di un ospite della struttura. Prestare servizio in questo tipo di strutture significa concentrare tutta l’attenzione per curare, consolare e rallegrare persone in difficoltà.

Case di riposo, rsa e case famiglia