Costume e Società

Riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti: sperimentazione significativa a partire da metà marzo

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11 Gennaio 2024

La riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti, per diventare effettiva e operativa sin da subito, richiedeva un investimento iniziale di 1,3 miliardi di euro, come prima fase di un costo totale che si stima tra i 5 e i 7 miliardi. Nella recente manovra finanziaria, approvata negli ultimi giorni di dicembre, questa previsione, come già riportato, è stata trascurata. Tuttavia, ciò non implica necessariamente un rinvio totale dell'avvio della riforma al 2025. Anzi, l'inizio del 2024 rappresenta il momento chiave per la concretizzazione della “rivoluzione” nell'assistenza agli anziani, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), approvato a marzo 2023.

A guidare questa fase è la viceministra del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, che riprenderà il suo giro tra i ministeri interessati con l'obiettivo di presentare il decreto delegato al Consiglio dei ministri entro la fine del mese. Secondo fonti, sono state identificate “risorse adeguate” per avviare una “sperimentazione significativa” a partire da metà marzo. Tuttavia, è necessario attendere ulteriori verifiche per valutarne la consistenza, l'opportunità e la qualità. 

Al centro delle attenzioni ci sono due questioni cruciali. Innanzitutto, la corretta formulazione dei decreti attuativi che tradurranno in norme operative gli obiettivi stabiliti dalla legge delega. Eventuali errori o omissioni in questa delicata fase potrebbero compromettere il lungo processo di elaborazione della riforma, costruito in collaborazione con il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, un cartello di 60 organizzazioni coinvolte nella tutela, cura e rappresentanza degli anziani, che ha lavorato a stretto contatto con tre governi successivi: Conte, Draghi e Meloni.

La seconda questione di rilievo è la concreta realizzazione delle iniziative che possono essere avviate senza richiedere risorse economiche aggiuntive. Questo include il riassetto della governance e, in particolare, la creazione del Sistema Nazionale per la popolazione Anziana non Autosufficiente (Snaa), che rappresenta il cuore dell'intera riforma. Tale sistema mira a coordinare gli sforzi di Stato, Regioni e Comuni nell'assistenza agli anziani non autosufficienti. Allo stesso tempo, è essenziale semplificare la Valutazione della condizione di non autosufficienza, riducendo le valutazioni attuali e collegando una valutazione nazionale e una locale.

Attualmente, l'assistenza fornita è limitata, suddivisa tra l'Assistenza domiciliare integrata (Adi) e il Servizio di assistenza domiciliare (Sad) operato dai Comuni. Per migliorare la situazione, il Patto per il nuovo welfare sottolinea la necessità di dotare l'Italia di un servizio domiciliare specificamente progettato per la non autosufficienza. Questo servizio dovrebbe garantire un mix adeguato di prestazioni, compresi servizi medico-infermieristici, supporto nelle attività quotidiane e assistenza a familiari e badanti.

Il Patto propone anche altri 9 campi d'intervento, tra cui il potenziamento dei servizi residenziali e il riconoscimento del ruolo dei caregiver familiari. In particolare, è essenziale attuare concretamente il principio della maggiorazione dell'assegno di accompagnamento per gli anziani non autosufficienti, quando utilizzato per l'acquisto di servizi di assistenza certificati. Questa maggiorazione, suddivisa in quattro livelli crescenti a seconda delle necessità, rappresenterebbe un passo significativo verso l'effettiva implementazione della riforma. 

Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un nuovo welfare, esprime fiducia nell'operato della viceministra Maria Teresa Bellucci, sottolineando l'importanza di avviare la riforma con il piede giusto.


La riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti, per diventare effettiva e operativa sin da subito, richiedeva un investimento iniziale di 1,3 miliardi di euro, come prima fase di un costo totale che si stima tra i 5 e i 7 miliardi. Nella recente manovra finanziaria, approvata negli ultimi giorni di dicembre, questa previsione, come già riportato, è stata trascurata. Tuttavia, ciò non implica necessariamente un rinvio totale dell'avvio della riforma al 2025. Anzi, l'inizio del 2024 rappresenta il momento chiave per la concretizzazione della “rivoluzione” nell'assistenza agli anziani, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), approvato a marzo 2023.

A guidare questa fase è la viceministra del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, che riprenderà il suo giro tra i ministeri interessati con l'obiettivo di presentare il decreto delegato al Consiglio dei ministri entro la fine del mese. Secondo fonti, sono state identificate “risorse adeguate” per avviare una “sperimentazione significativa” a partire da metà marzo. Tuttavia, è necessario attendere ulteriori verifiche per valutarne la consistenza, l'opportunità e la qualità. 

Al centro delle attenzioni ci sono due questioni cruciali. Innanzitutto, la corretta formulazione dei decreti attuativi che tradurranno in norme operative gli obiettivi stabiliti dalla legge delega. Eventuali errori o omissioni in questa delicata fase potrebbero compromettere il lungo processo di elaborazione della riforma, costruito in collaborazione con il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, un cartello di 60 organizzazioni coinvolte nella tutela, cura e rappresentanza degli anziani, che ha lavorato a stretto contatto con tre governi successivi: Conte, Draghi e Meloni.

La seconda questione di rilievo è la concreta realizzazione delle iniziative che possono essere avviate senza richiedere risorse economiche aggiuntive. Questo include il riassetto della governance e, in particolare, la creazione del Sistema Nazionale per la popolazione Anziana non Autosufficiente (Snaa), che rappresenta il cuore dell'intera riforma. Tale sistema mira a coordinare gli sforzi di Stato, Regioni e Comuni nell'assistenza agli anziani non autosufficienti. Allo stesso tempo, è essenziale semplificare la Valutazione della condizione di non autosufficienza, riducendo le valutazioni attuali e collegando una valutazione nazionale e una locale.

Attualmente, l'assistenza fornita è limitata, suddivisa tra l'Assistenza domiciliare integrata (Adi) e il Servizio di assistenza domiciliare (Sad) operato dai Comuni. Per migliorare la situazione, il Patto per il nuovo welfare sottolinea la necessità di dotare l'Italia di un servizio domiciliare specificamente progettato per la non autosufficienza. Questo servizio dovrebbe garantire un mix adeguato di prestazioni, compresi servizi medico-infermieristici, supporto nelle attività quotidiane e assistenza a familiari e badanti.

Il Patto propone anche altri 9 campi d'intervento, tra cui il potenziamento dei servizi residenziali e il riconoscimento del ruolo dei caregiver familiari. In particolare, è essenziale attuare concretamente il principio della maggiorazione dell'assegno di accompagnamento per gli anziani non autosufficienti, quando utilizzato per l'acquisto di servizi di assistenza certificati. Questa maggiorazione, suddivisa in quattro livelli crescenti a seconda delle necessità, rappresenterebbe un passo significativo verso l'effettiva implementazione della riforma. 

Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un nuovo welfare, esprime fiducia nell'operato della viceministra Maria Teresa Bellucci, sottolineando l'importanza di avviare la riforma con il piede giusto.

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