






Prevedere l'insorgenza del Parkinson con la risonanza magnetica. I risultati di uno studio calabrese


Circa un anno fa, intervenendo nell'ambito di un convegno, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà dichiarava: "La sanità calabrese deve far parlare di sé in positivo. Le eccellenze esistono, bisogna saperle sostenere e valorizzare".
A distanza di dodici mesi da quel convegno, di sanità calabrese si parla moltissimo sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, ma non certamente con una accezione positiva. Eppure, quel che affermava il primo cittadino di Reggio è vero: le eccellenze nelle Regione esistono, ed è sacrosanto parlarne e metterle in risalto.
Uno studio clinico prospettico, durato 4 anni, ha dimostrato che la misurazione eseguita mediante risonanza magnetica (MRI), denominata indice di risonanza magnetica di parkinsonismo (MRPI) 2.0, è in grado di prevedere, con estrema precisione, l'evoluzione clinica verso un fenotipo di parkinsonismo di paralisi sopranucleare progressiva (PSP) differenziandolo dalla malattia di Parkinson.
Un incredibile risultato scientifico, reso possibile dallo studio guidato dal professore Aldo Quattrone, già rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e docente di neuroscienze, membro dell'Unità di Ricerca di Neuroimaging all'Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare nonché componente del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Catanzaro.
Nello specifico, l’indagine scientifica ha rivolto l'attenzione alle anomalie dello sguardo verticale nei pazienti affetti da Parkinson; 100 pazienti su un campione di 110 hanno mantenuto la diagnosi originale di Parkinson, mentre il 9,1% del campione ha sviluppato anomalie dello sguardo verticale. L'MRPI 2.0 ha classificato tutti i pazienti e 10 sono stati classificati con probabile parkinsonismo PSP.
Come spiega Quattrone, in compagnia dei coautori dello studio, "I nostri risultati sono coerenti con studi precedenti e hanno dimostrato che un numero di pazienti inizialmente diagnosticato con Parkinson è stato successivamente classificato con una diagnosi alternativa, avendo sviluppato caratteristiche cliniche atipiche. Tali evidenze scientifiche sono state cristallizzate grazie all’utilizzo dell’MRPI 2.0 che ha evidenziato, con la massima accuratezza, la comparsa di anomalie dello sguardo verticale in tutti i pazienti con diagnosi iniziale da morbo di Parkinson e successiva diagnosi da parkinsonismo PSP.
Abbiamo dimostrato – sottolineano i ricercatori – l’utilità di questi nuovi biomarcatori di imaging ed in particolare dell’MRPI 2.0 nel prevedere lo sviluppo di anomalie dello sguardo visivo e l’evoluzione clinica verso i fenotipi PSP in pazienti con diagnosi iniziale di malattia di Parkinson. Questi biomarcatori potrebbero aiutare i medici a identificare precocemente quei pazienti che possono cambiare la diagnosi iniziale da morbo di Parkinson a PSP, influenzando così la fase di prognosi e quella di terapia.
"Ci auguriamo – chiosa il gruppo di ricercatori coordinato dal professore Quattrone – che si possa potenziare l’uso di biomarcatori, particolarmente utili nella fase dello studio clinico ma anche e soprattutto decisivi per la scelta della strategia terapeutica da intraprendere”.
Aldo Quattrone e il suo team, non sono peraltro nuovi a scoperte importanti in ambito di salute e prevenzione. Appena un anno fa veniva annunciato dal professore il brevetto di Ep 3267880, un holter in grado di effettuare uno screening per persone con apnee del sonno in sole 24 ore.
I più vivi complimenti, dunque, al professore e a tutta l'Università Magna Graecia, con la speranza di poter parlare, ancora e più sovente, di eccellenze calabresi in campo medico e scientifico.
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