






Pressione arteriosa: nuovi valori di riferimento per gli anziani over 65


La pressione arteriosa deve sempre essere tenuta sotto controllo, poiché, come è noto, valori troppo alti possono comportare un grave rischio di subire patologie cardiovascolari come ictus, ischemie e infarto. Tuttavia, nei pazienti anziani e soprattutto nel periodo estivo gli esperti sottolineano la possibilità di innalzare il valore di riferimento della pressione massima per evitare gli effetti collaterali delle terapie farmacologiche.
E’ quanto è emerso nel corso del settimo seminario nazionale della SICGe, la Società Italiana di Cardiologia Geriarica, che avuto luogo a Roma nel giugno scorso. Se per un adulto il valore di riferimento è di 140 mm/Hg di massima, per un anziano over 65 questa soglia si potrebbe alzare a 150 mm/Hg e per un paziente ultraottantenne anche a 160 mm/Hg.
L’obiettivo di tenere la pressione massima al di sotto dei 140 mm/Hg nei pazienti anziani attraverso una terapia farmacologica potrebbe essere controproducente, in quanto il caldo estivo causa di per sé un abbassamento della pressione sanguigna. L’ipotensione a sua volta può accrescere la probabilità di svenimenti, cadute, e di una conseguente frattura ossea. Nel periodo estivo sarebbe pertanto consigliabile una revisione del dosaggio dei farmaci per la pressione, ma anche di quelli per il controllo del colesterolo.
Disabilità, fragilità e decadimento cognitivo, possono inoltre diminuire la tolleranza alle terapie farmacologiche nel paziente anziano e aumentare gli effetti collaterali delle medicine. In caso di problemi cognitivi inoltre, valori di pressione troppo bassi possono anche accelerare il decadimento.
L’obiettivo da raggiungere deve essere comunque stabilito sulla base dell’età biologica del paziente, più che di quella anagrafica, raccomandano gli esperti. Con l’avanzare dell’età, i valori della pressione tendono inevitabilmente a salire, e pertanto una valutazione dei valori da considerare ‘normali’ per ciascun paziente deve tenere conto del suo quadro di salute generale. Un paziente ultraottantenne robusto e in buono stato di salute dovrebbe quindi ricevere un trattamento differente rispetto ad un paziente più ‘giovane’, ma in condizioni di fragilità.
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