Salute e benessere

Nuova ricerca identifica la causa del declino cognitivo legato all'invecchiamento

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28 Agosto 2023

Il meccanismo alla base del declino cognitivo nell'invecchiamento è stato individuato da ricercatori dell'Università del Colorado Anschutz Medical Campus. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Signaling e potrebbe aprire la strada all'introduzione di nuovi farmaci e terapie per affrontare la decadenza cerebrale legata all'età avanzata.

Secondo il coautore senior dello studio, il professor Ulli Bayer, docente di farmacologia presso la University of Colorado School of Medicine, "Il meccanismo coinvolge la cattiva regolazione di una proteina cerebrale chiamata CaMKII, fondamentale per la memoria e l'apprendimento". Bayer continua affermando che "questo studio indica direttamente strategie specifiche di trattamento farmacologico". 

Utilizzando modelli murini, i ricercatori hanno scoperto che l'alterazione della proteina cerebrale CaMKII provoca effetti simili a quelli della degenerazione cognitiva associata all'invecchiamento. "L'invecchiamento, sia nei topi che negli esseri umani, diminuisce un processo chiamato nitrosilazione, che è legato alla modifica di specifiche proteine cerebrali, incluso il CaMKII", spiega Bayer. 

Il ricercatore sostiene che "anche una leggera variazione della CaMKII è sufficiente a causare danni simili, in termini di plasticità sinaptica e memoria, a quelli causati dall'invecchiamento". Con l'avanzare dell'età, si verifica una riduzione graduale dell'ossido nitrico nell'organismo, e ciò comporta una riduzione della nitrosilazione, con conseguenti impatti sulla memoria e sull'apprendimento.

Secondo Bayer, "la nuova ricerca apre la strada per lo sviluppo di farmaci e altri interventi terapeutici che potrebbero ripristinare la nitrosilazione della proteina. Ciò potrebbe consentire di trattare o prevenire il declino cognitivo legato all'età per un periodo di tempo indeterminato".

“Queste terapie sarebbero utilizzate principalmente per il declino mentale che è tipico dell'invecchiamento e non per le condizioni osservate nella malattia di Alzheimer e nella demenza. Sappiamo che questa proteina può essere bersagliata e pensiamo che si possa intervenire farmacologicamente. Questa è la prossima mossa logica", conclude.


Il meccanismo alla base del declino cognitivo nell'invecchiamento è stato individuato da ricercatori dell'Università del Colorado Anschutz Medical Campus. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Signaling e potrebbe aprire la strada all'introduzione di nuovi farmaci e terapie per affrontare la decadenza cerebrale legata all'età avanzata.

Secondo il coautore senior dello studio, il professor Ulli Bayer, docente di farmacologia presso la University of Colorado School of Medicine, "Il meccanismo coinvolge la cattiva regolazione di una proteina cerebrale chiamata CaMKII, fondamentale per la memoria e l'apprendimento". Bayer continua affermando che "questo studio indica direttamente strategie specifiche di trattamento farmacologico". 

Utilizzando modelli murini, i ricercatori hanno scoperto che l'alterazione della proteina cerebrale CaMKII provoca effetti simili a quelli della degenerazione cognitiva associata all'invecchiamento. "L'invecchiamento, sia nei topi che negli esseri umani, diminuisce un processo chiamato nitrosilazione, che è legato alla modifica di specifiche proteine cerebrali, incluso il CaMKII", spiega Bayer. 

Il ricercatore sostiene che "anche una leggera variazione della CaMKII è sufficiente a causare danni simili, in termini di plasticità sinaptica e memoria, a quelli causati dall'invecchiamento". Con l'avanzare dell'età, si verifica una riduzione graduale dell'ossido nitrico nell'organismo, e ciò comporta una riduzione della nitrosilazione, con conseguenti impatti sulla memoria e sull'apprendimento.

Secondo Bayer, "la nuova ricerca apre la strada per lo sviluppo di farmaci e altri interventi terapeutici che potrebbero ripristinare la nitrosilazione della proteina. Ciò potrebbe consentire di trattare o prevenire il declino cognitivo legato all'età per un periodo di tempo indeterminato".

“Queste terapie sarebbero utilizzate principalmente per il declino mentale che è tipico dell'invecchiamento e non per le condizioni osservate nella malattia di Alzheimer e nella demenza. Sappiamo che questa proteina può essere bersagliata e pensiamo che si possa intervenire farmacologicamente. Questa è la prossima mossa logica", conclude.

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