Salute e benessere

Medici internisti in allerta per l'eccesso di farmaci prescritti agli anziani

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10 Novembre 2022

Uno degli argomenti discussi all'interno del congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (Simi) è la cosiddetta “de-prescrizione”. Spesso crediamo che il numero di pillole prescritte sia correlato al successo del trattamento. Tuttavia, questo non è sempre vero. A volte è necessario fare un passo indietro rispetto alla prescrizione eccessiva di farmaci e ridurre la “polifarmacia”, condizione molto comune in almeno due terzi degli anziani, che assumono più di 5-6 farmaci al giorno. I danni di questo eccesso, dicono gli esperti, devono essere affrontati con urgenza.

Con l'avanzare dell'età, i nostri corpi diventano più fragili e suscettibili a varie patologie, come ad esempio quelle croniche. Spesso lo stesso paziente è affetto da molte di esse. In questo modo è importante essere accompagnati da un internista che indirizzi al meglio la cura, proteggendo i pazienti dal rischio di un sovraffollamento della polifarmacia, cosa che può facilmente verificarsi a causa della raccolta di tante prescrizioni di farmaci diversi, una per ogni specialista consultato. Il medico sarà quindi la figura che proteggerà il paziente da possibili conflitti tra farmaci che possono causare effetti che compromettono la salute e l'incolumità del paziente.

"Alcuni studi hanno messo ben in evidenza il fenomeno della polypharmacy e le sue ricadute. A rischio di effetti indesiderati sono soprattutto le persone con una ridotta funzionalità renale, condizione comune tra gli anziani", ricorda Giorgio Sesti, presidente Simi

Uno studio condotto con più di 5.000 pazienti di età superiore ai 65 anni del registro REPOSI ha rivelato che almeno la metà di loro presentava una moderata compromissione delle funzioni renali. Una compromissione grave è stata riscontrata nel 14% dei pazienti e, nel 3% dei casi, una compromissione molto grave. Tra i pazienti con diabete, ipertensione, fibrillazione atriale, malattia coronarica e malattia cardiaca, all'11% sono stati prescritti dosaggi di farmaci inadeguati per quanto riguarda la funzione renale. Al follow-up, l'inadeguatezza prescrittiva à stata associata a un aumento del 50% del rischio di mortalità per tutte le cause.

 "Il 66% dei pazienti adulti assume 5 o più farmaci e un anziano su tre assume oltre 10 farmaci in un anno, provocando un aumento delle cause di ricovero per eventi avversi per interazioni farmacologiche”, rileva Gerardo Mancuso, vice presidente Simi. “De-prescrivere le molecole farmacologiche è una attività che l'internista deve fare in tutti i pazienti, ma soprattutto negli anziani", conclude.


Uno degli argomenti discussi all'interno del congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (Simi) è la cosiddetta “de-prescrizione”. Spesso crediamo che il numero di pillole prescritte sia correlato al successo del trattamento. Tuttavia, questo non è sempre vero. A volte è necessario fare un passo indietro rispetto alla prescrizione eccessiva di farmaci e ridurre la “polifarmacia”, condizione molto comune in almeno due terzi degli anziani, che assumono più di 5-6 farmaci al giorno. I danni di questo eccesso, dicono gli esperti, devono essere affrontati con urgenza.

Con l'avanzare dell'età, i nostri corpi diventano più fragili e suscettibili a varie patologie, come ad esempio quelle croniche. Spesso lo stesso paziente è affetto da molte di esse. In questo modo è importante essere accompagnati da un internista che indirizzi al meglio la cura, proteggendo i pazienti dal rischio di un sovraffollamento della polifarmacia, cosa che può facilmente verificarsi a causa della raccolta di tante prescrizioni di farmaci diversi, una per ogni specialista consultato. Il medico sarà quindi la figura che proteggerà il paziente da possibili conflitti tra farmaci che possono causare effetti che compromettono la salute e l'incolumità del paziente.

"Alcuni studi hanno messo ben in evidenza il fenomeno della polypharmacy e le sue ricadute. A rischio di effetti indesiderati sono soprattutto le persone con una ridotta funzionalità renale, condizione comune tra gli anziani", ricorda Giorgio Sesti, presidente Simi

Uno studio condotto con più di 5.000 pazienti di età superiore ai 65 anni del registro REPOSI ha rivelato che almeno la metà di loro presentava una moderata compromissione delle funzioni renali. Una compromissione grave è stata riscontrata nel 14% dei pazienti e, nel 3% dei casi, una compromissione molto grave. Tra i pazienti con diabete, ipertensione, fibrillazione atriale, malattia coronarica e malattia cardiaca, all'11% sono stati prescritti dosaggi di farmaci inadeguati per quanto riguarda la funzione renale. Al follow-up, l'inadeguatezza prescrittiva à stata associata a un aumento del 50% del rischio di mortalità per tutte le cause.

 "Il 66% dei pazienti adulti assume 5 o più farmaci e un anziano su tre assume oltre 10 farmaci in un anno, provocando un aumento delle cause di ricovero per eventi avversi per interazioni farmacologiche”, rileva Gerardo Mancuso, vice presidente Simi. “De-prescrivere le molecole farmacologiche è una attività che l'internista deve fare in tutti i pazienti, ma soprattutto negli anziani", conclude.

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