Salute e benessere

L’ingresso dell’anziano in RSA: per accompagnarlo in questa delicata fase, è fondamentale costruire un’alleanza

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30 Giugno 2023

Ciò che chiamiamo casa può essere molti luoghi: sia dove viviamo attualmente, dove abbiamo vissuto in passato, e persino dove vivremo in futuro. Più di un luogo fisico o un edificio, una casa è un sentimento. È il luogo in cui creiamo e maturiamo ricordi, convinzioni, abitudini, e li condividiamo con familiari, amici e tutti coloro che ci circondano. Cambiare abitazione non è sempre facile, è qualcosa che può essere molto impegnativo non solo fisicamente, ma soprattutto emotivamente. Nel cambiare casa, una parte di noi lascia indietro tutto ciò che abbiamo costruito in quel luogo e spesso questo "lasciare indietro" è vissuto con grande dolore. D'altra parte, trasferirsi in un nuovo posto può anche essere qualcosa di positivo perché, come tutto ciò che fa parte del grande libro della nostra vita, una nuova casa è un'altra pagina che si apre, piena di potenzialità per una vita diversa, ma ancora felice.

Quando un anziano deve lasciare la propria abitazione per entrare in una casa di riposo, l'impatto di questo cambiamento può rivelarsi particolarmente intenso. Le sensazioni possono variare molto, secondo la psicologa Monica Galimberti, che lavora presso le RSA Machiavelli 1 & 2 del Gruppo La Villa, realtà che opera da oltre 30 anni nel settore, con all’attivo 29 strutture in tutta Italia. "Nel momento in cui vi è l’entrata in una struttura sanitaria tutto ciò che era stato costruito in precedenza viene a decadere, portando con sé una serie di conseguenze e reazioni psicologiche differenti, date le diverse cause e modalità dell’ingresso. Può succedere che l'anziano sperimenti inizialmente sentimenti ambivalenti: un'accettazione iniziale per l'accoglienza, l'assistenza e la protezione che verranno fornite successivamente all'interno della struttura, ma allo stesso tempo anche rifiuto del cambiamento, della perdita della propria routine familiare", ha evidenziato la psicologa durante un'intervista concessa al portale LaCasadiRiposo.it, in cui ha illustrato l’aspetto psicologico dell'ingresso in struttura, sia dal punto di vista dell'ospite che del caregiver.

L'ingresso in una casa di riposo, prosegue Galimberti, "è un grande cambiamento, a volte permanente, che comporta la riorganizzazione di un sistema costruito nel tempo. Gli anziani hanno stabilito routine e messo in atto comportamenti che oggi rappresentano per loro una base sicura, una fonte di conforto e rassicurazione". In questo modo, un'assistenza intensiva che coinvolge non solo gli psicologi, ma anche gli altri collaboratori della casa di riposo, è determinante per aiutare l'anziano nel percorso che lo porterà a sentirsi finalmente a casa.

Ma affinché ciò accada, è imprescindibile la partecipazione attiva del principale interessato: l'ospite. Per poter accompagnare l’anziano in questa delicata fase, ciò che è fondamentale fare è costruire un’alleanza con lo stesso”, sostiene Galimberti. “È proprio nella costruzione di questa alleanza che è possibile accompagnare l’ospite nelle varie fasi di vita all’interno della struttura: dall’accoglienza, alla presa di coscienza del cambiamento ed accettazione della propria condizione psicofisica, arrivando poi all’obiettivo ultimo dove l’anziano possa percepire la struttura come casa propria e si senta all’interno di un luogo familiare, non più come ospite ma come soggetto attivo”. 

La famiglia come fonte di sostegno - L'ingresso di un anziano in una struttura sanitaria non è un momento facile per lui, ma nemmeno per la sua famiglia, che spesso deve convivere con un possibile senso di colpa per la difficile scelta. "Questa risoluzione è un evento altamente stressante e in alcune circostanze traumatico, colmo di sensi di colpa, dove successivamente vi è la necessità di riorganizzare l'intero gruppo familiare, coinvolgendo più di una generazione. Determinare l'ingresso di un anziano in una struttura comporta l'abbandono della propria casa, rappresentazione di ricordi, esperienze psicologiche su cui si è costruita la vita del futuro ospite", afferma la psicologa.

Tuttavia, è anche in questo momento che gli anziani hanno maggiormente bisogno del supporto dei loro familiari. Una soluzione, indicata da Galimberti, sarebbe l'interazione della famiglia con gli operatori che si prendono cura del familiare ospitato. "Per poter sostenere i caregiver in questa spesso dolorosa fase, il confronto con gli operatori all'interno della struttura può essere una possibilità utile per alleviare l'intensità del senso di colpa: è proprio in questo confronto che emergono le reali difficoltà di gestione dell'anziano e la necessità di un diverso supporto assistenziale", suggerisce.

La psicologa conclude sottolineando l'importanza del fatto che la residenza per anziani disponga di un servizio di supporto psicologico rivolto anche ai familiari degli anziani ospiti, in modo che tutti possano gestire al meglio questo momento importante, che, nonostante sia un periodo delicato di cambiamento, può rappresentare l'inizio di una nuova vita piena e felice.

Ciò che chiamiamo casa può essere molti luoghi: sia dove viviamo attualmente, dove abbiamo vissuto in passato, e persino dove vivremo in futuro. Più di un luogo fisico o un edificio, una casa è un sentimento. È il luogo in cui creiamo e maturiamo ricordi, convinzioni, abitudini, e li condividiamo con familiari, amici e tutti coloro che ci circondano. Cambiare abitazione non è sempre facile, è qualcosa che può essere molto impegnativo non solo fisicamente, ma soprattutto emotivamente. Nel cambiare casa, una parte di noi lascia indietro tutto ciò che abbiamo costruito in quel luogo e spesso questo "lasciare indietro" è vissuto con grande dolore. D'altra parte, trasferirsi in un nuovo posto può anche essere qualcosa di positivo perché, come tutto ciò che fa parte del grande libro della nostra vita, una nuova casa è un'altra pagina che si apre, piena di potenzialità per una vita diversa, ma ancora felice.

Quando un anziano deve lasciare la propria abitazione per entrare in una casa di riposo, l'impatto di questo cambiamento può rivelarsi particolarmente intenso. Le sensazioni possono variare molto, secondo la psicologa Monica Galimberti, che lavora presso le RSA Machiavelli 1 & 2 del Gruppo La Villa, realtà che opera da oltre 30 anni nel settore, con all’attivo 29 strutture in tutta Italia. "Nel momento in cui vi è l’entrata in una struttura sanitaria tutto ciò che era stato costruito in precedenza viene a decadere, portando con sé una serie di conseguenze e reazioni psicologiche differenti, date le diverse cause e modalità dell’ingresso. Può succedere che l'anziano sperimenti inizialmente sentimenti ambivalenti: un'accettazione iniziale per l'accoglienza, l'assistenza e la protezione che verranno fornite successivamente all'interno della struttura, ma allo stesso tempo anche rifiuto del cambiamento, della perdita della propria routine familiare", ha evidenziato la psicologa durante un'intervista concessa al portale LaCasadiRiposo.it, in cui ha illustrato l’aspetto psicologico dell'ingresso in struttura, sia dal punto di vista dell'ospite che del caregiver.

L'ingresso in una casa di riposo, prosegue Galimberti, "è un grande cambiamento, a volte permanente, che comporta la riorganizzazione di un sistema costruito nel tempo. Gli anziani hanno stabilito routine e messo in atto comportamenti che oggi rappresentano per loro una base sicura, una fonte di conforto e rassicurazione". In questo modo, un'assistenza intensiva che coinvolge non solo gli psicologi, ma anche gli altri collaboratori della casa di riposo, è determinante per aiutare l'anziano nel percorso che lo porterà a sentirsi finalmente a casa.

Ma affinché ciò accada, è imprescindibile la partecipazione attiva del principale interessato: l'ospite. Per poter accompagnare l’anziano in questa delicata fase, ciò che è fondamentale fare è costruire un’alleanza con lo stesso”, sostiene Galimberti. “È proprio nella costruzione di questa alleanza che è possibile accompagnare l’ospite nelle varie fasi di vita all’interno della struttura: dall’accoglienza, alla presa di coscienza del cambiamento ed accettazione della propria condizione psicofisica, arrivando poi all’obiettivo ultimo dove l’anziano possa percepire la struttura come casa propria e si senta all’interno di un luogo familiare, non più come ospite ma come soggetto attivo”. 

La famiglia come fonte di sostegno - L'ingresso di un anziano in una struttura sanitaria non è un momento facile per lui, ma nemmeno per la sua famiglia, che spesso deve convivere con un possibile senso di colpa per la difficile scelta. "Questa risoluzione è un evento altamente stressante e in alcune circostanze traumatico, colmo di sensi di colpa, dove successivamente vi è la necessità di riorganizzare l'intero gruppo familiare, coinvolgendo più di una generazione. Determinare l'ingresso di un anziano in una struttura comporta l'abbandono della propria casa, rappresentazione di ricordi, esperienze psicologiche su cui si è costruita la vita del futuro ospite", afferma la psicologa.

Tuttavia, è anche in questo momento che gli anziani hanno maggiormente bisogno del supporto dei loro familiari. Una soluzione, indicata da Galimberti, sarebbe l'interazione della famiglia con gli operatori che si prendono cura del familiare ospitato. "Per poter sostenere i caregiver in questa spesso dolorosa fase, il confronto con gli operatori all'interno della struttura può essere una possibilità utile per alleviare l'intensità del senso di colpa: è proprio in questo confronto che emergono le reali difficoltà di gestione dell'anziano e la necessità di un diverso supporto assistenziale", suggerisce.

La psicologa conclude sottolineando l'importanza del fatto che la residenza per anziani disponga di un servizio di supporto psicologico rivolto anche ai familiari degli anziani ospiti, in modo che tutti possano gestire al meglio questo momento importante, che, nonostante sia un periodo delicato di cambiamento, può rappresentare l'inizio di una nuova vita piena e felice.

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