






L’educatore in RSA: costruire una relazione significativa attraverso l’ascolto dei bisogni individuali


Oggi l’educatore è una figura presente nei diversi tipi di residenza per anziani. Molto più che persone assunte per “animare” la vita quotidiana degli ospiti, gli educatori professionali hanno come obiettivo principale quello di stimolare il loro benessere fisico e mentale. Le attività utilizzate sono diverse: vanno dai giochi che stimolano le funzioni cognitive, come cruciverba, giochi di parole e lettura, fino a quelle che hanno l’obiettivo di mantenere gli anziani attivi fisicamente, anche quelli più fragili.
In un’intervista al portale LaCasadiRiposo.It, Sara Belingheri, educatrice presso RSA Bramante - struttura del Gruppo Edos che ha all’attivo 17 strutture in Italia - ha parlato della vita quotidiana nelle strutture per anziani, focalizzandosi sulle attività ricreative e sugli ambienti innovativi presenti nelle case di riposo, e di come queste attività possono portare benefici agli ospiti. “Le attività che l’educatore propone in RSA soddisfano nell’anziano bisogni di relazione e di socializzazione, di recupero e mantenimento delle abilità cognitive ed espressive”, sottolinea.
Secondo l’educatrice, la scelta delle attività dipende da fattori come l’interesse individuale dei partecipanti, ma anche dalle loro capacità fisiche e cognitive. L’intento è quello di promuovere “una partecipazione attiva ed evitare sentimenti di demotivazione”. Per raggiungere quest’obiettivo, prosegue Belingheri, “la strategia per coinvolgere il maggior numero di ospiti è creare gruppi non troppo numerosi e proporre attività mirate”.
In molti casi, gli anziani residenti in case di riposo soffrono di malattie collegate all’invecchiamento, come l’Alzheimer e altri tipi di demenza. Belingheri spiega che, in queste occasioni, il professionista può contare sull’aiuto di strumenti che permettano la partecipazione anche di questo target alle attività proposte. “Tra gli strumenti a disposizione, ad esempio, abbiamo la stanza multisensoriale e la Doll Therapy. Ovvero terapie non farmacologiche utili nella gestione dei disturbi comportamentali, spesso associati a queste patologie”, evidenzia.
Presente nella RSA in cui l’educatrice opera, la stanza multisensoriale è uno spazio dedicato, progettato per stimolare i sensi degli anziani affetti da demenza o Alzheimer. Attraverso effetti luminosi, superfici da toccare, musica rilassante e profumi, questa terapia non farmacologica mira a migliorare il benessere e la qualità di vita dei pazienti.
Allo stesso modo, altre forme di terapia non farmacologica sono utilizzate dagli educatori per generare benessere fisico e psichico agli anziani. È il caso della Doll Therapy, che si basa sull’utilizzo di bambole o peluche. Questa terapia mira a stimolare le capacità cognitive e affettive dei pazienti, offrendo loro un’occasione di interazione e di cura. Alcuni studi hanno evidenziato i benefici della Doll Therapy nella riduzione dell’ansia, dell’aggressività e della depressione.
“Uno dei principali benefici di questa terapia è la riduzione dei disturbi del comportamento, come stati di ansia o agitazione. Attraverso la bambola, l’anziano soddisfa quel bisogno primordiale di accudimento, dandogli un senso di calma e rassicurazione”, afferma Belingheri. “Nella nostra esperienza, gli anziani coinvolti hanno risposto positivamente. Abbiamo potuto notare comportamenti di cura e interazione verso la bambola, come abbracci, carezze e coccole”, conclude.
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