Salute e benessere

La Terapia Assistita con i Cani (DAT) nelle Case di Riposo per combattere la depressione negli anziani

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1 Aprile 2022

Il rapporto che sussiste tra l’uomo e gli animali costituisce uno dei più antichi legami esistenti in natura: in particolare, la relazione che si instaura tra i cani e le persone anziane può spesso arrecare a queste ultime significativi benefici, con considerevoli miglioramenti sia all’umore che al rispettivo benessere psico-fisico. Negli ultimi decenni, in campo medico e scientifico, diversi ricercatori hanno analizzato l’influenza che gli animali eserciterebbero sull’uomo, dimostrando come il loro ruolo risulti essere adatto per il trattamento di alcuni gravi disturbi psichici ed emotivi come ansia e depressione: attualmente, una delle tecniche maggiormente utilizzate risulta essere quella della Terapia Assistita con i Cani (Dog Assisted Therapy - DAT), la quale, secondo gli esperti, contribuirebbe a frenare i sintomi di alcune patologie.

Thakur e Blazer, due rinomati autori scientifici, basandosi sullo studio relativo alla depressione e ai suoi effetti collaterali, hanno individuato l’importante correlazione che esiste tra la terapia assistita con gli animali (AAT) e il benessere fisico di pazienti, in particolare di coloro che soffrono di disturbi cardiovascolari: attraverso la pet therapy, infatti, è stato nel tempo osservato non solo il rafforzamento del rapporto tra paziente e terapeuta, ma anche un netto miglioramento dei disturbi mentali ed emotivi. Nel 2015, il Ministero della Salute Italiano, ha quindi determinato che la terapia assistita con i cani si configura come un intervento clinico adeguato a trattare i disturbi della sfera cognitiva, emotiva, relazionale e neuropsichico-motoria; quest’ultima, svolta attraverso un piano rigoroso e personalizzato composto da diversi obiettivi, permetterebbe al cane di stimolare e incoraggiare il paziente, fungendo da rilevante catalizzatore sociale. 

Uno degli ultimi esperimenti che ha ulteriormente confermato questa significativa teoria è stato condotto presso una residenza per anziani accreditata con il SSN nel Nord Italia, da marzo a settembre 2017: i ricercatori hanno cercato di verificare l’efficacia della DAT sugli anziani istituzionalizzati su un campione di 31 partecipanti suddiviso in due gruppi: il primo composto da 17 anziani selezionati casualmente e appartenenti al gruppo di trattamento e il secondo formato da 14  anziani appartenenti invece al gruppo di controllo. Ai partecipanti, tutti di età compresa tra i 65 e i 90 anni e residenti da almeno due anni nell’istituto, sono stati somministrati alcuni test per la valutazione della depressione, dell’affettività, dell’umore e della percezione della sintomatologia esperita: le sessioni di DAT, eseguite una volta a settimana per mezz’ora nell’arco di due mesi e mezzo, hanno coinvolto i vari pazienti del gruppo sperimentale, i cani, il conduttore e l’osservatore, il cui principale compito è stato quello di osservare i comportamenti verbali e non verbali. 

Calcolando il numero totale delle interazioni registrate durante la sperimentazione, i risultati ottenuti hanno consentito di osservare una diminuzione statistica del punteggio della “Geriatric Depression Scale”, dimostrando come la percezione della malattia lungo il corso del tempo ha subito un ridimensionamento dell’effetto clinicamente rilevante. Per gli scienziati, quindi, la terapia assistita con i cani potrebbe rappresentare uno strumento in grado di rallentare in molti soggetti malati sia la depressione che i sintomi ad essa associati, mediante l’animale ed il suo ruolo di facilitatore nelle interazioni sociali: nello specifico, l’aumento di quest’ultime con il conduttore, insieme alle emozioni positive esperite da parte degli anziani istituzionalizzati, ha permesso di approvare la DAT anche come mezzo idoneo al mantenimento di un senso continuativo di spazio e tempo, contribuendo all’affermazione di una coerenza identitaria che viene preservata nonostante i cambiamenti che si affrontano nella terza età.

Il rapporto che sussiste tra l’uomo e gli animali costituisce uno dei più antichi legami esistenti in natura: in particolare, la relazione che si instaura tra i cani e le persone anziane può spesso arrecare a queste ultime significativi benefici, con considerevoli miglioramenti sia all’umore che al rispettivo benessere psico-fisico. Negli ultimi decenni, in campo medico e scientifico, diversi ricercatori hanno analizzato l’influenza che gli animali eserciterebbero sull’uomo, dimostrando come il loro ruolo risulti essere adatto per il trattamento di alcuni gravi disturbi psichici ed emotivi come ansia e depressione: attualmente, una delle tecniche maggiormente utilizzate risulta essere quella della Terapia Assistita con i Cani (Dog Assisted Therapy - DAT), la quale, secondo gli esperti, contribuirebbe a frenare i sintomi di alcune patologie.

Thakur e Blazer, due rinomati autori scientifici, basandosi sullo studio relativo alla depressione e ai suoi effetti collaterali, hanno individuato l’importante correlazione che esiste tra la terapia assistita con gli animali (AAT) e il benessere fisico di pazienti, in particolare di coloro che soffrono di disturbi cardiovascolari: attraverso la pet therapy, infatti, è stato nel tempo osservato non solo il rafforzamento del rapporto tra paziente e terapeuta, ma anche un netto miglioramento dei disturbi mentali ed emotivi. Nel 2015, il Ministero della Salute Italiano, ha quindi determinato che la terapia assistita con i cani si configura come un intervento clinico adeguato a trattare i disturbi della sfera cognitiva, emotiva, relazionale e neuropsichico-motoria; quest’ultima, svolta attraverso un piano rigoroso e personalizzato composto da diversi obiettivi, permetterebbe al cane di stimolare e incoraggiare il paziente, fungendo da rilevante catalizzatore sociale. 

Uno degli ultimi esperimenti che ha ulteriormente confermato questa significativa teoria è stato condotto presso una residenza per anziani accreditata con il SSN nel Nord Italia, da marzo a settembre 2017: i ricercatori hanno cercato di verificare l’efficacia della DAT sugli anziani istituzionalizzati su un campione di 31 partecipanti suddiviso in due gruppi: il primo composto da 17 anziani selezionati casualmente e appartenenti al gruppo di trattamento e il secondo formato da 14  anziani appartenenti invece al gruppo di controllo. Ai partecipanti, tutti di età compresa tra i 65 e i 90 anni e residenti da almeno due anni nell’istituto, sono stati somministrati alcuni test per la valutazione della depressione, dell’affettività, dell’umore e della percezione della sintomatologia esperita: le sessioni di DAT, eseguite una volta a settimana per mezz’ora nell’arco di due mesi e mezzo, hanno coinvolto i vari pazienti del gruppo sperimentale, i cani, il conduttore e l’osservatore, il cui principale compito è stato quello di osservare i comportamenti verbali e non verbali. 

Calcolando il numero totale delle interazioni registrate durante la sperimentazione, i risultati ottenuti hanno consentito di osservare una diminuzione statistica del punteggio della “Geriatric Depression Scale”, dimostrando come la percezione della malattia lungo il corso del tempo ha subito un ridimensionamento dell’effetto clinicamente rilevante. Per gli scienziati, quindi, la terapia assistita con i cani potrebbe rappresentare uno strumento in grado di rallentare in molti soggetti malati sia la depressione che i sintomi ad essa associati, mediante l’animale ed il suo ruolo di facilitatore nelle interazioni sociali: nello specifico, l’aumento di quest’ultime con il conduttore, insieme alle emozioni positive esperite da parte degli anziani istituzionalizzati, ha permesso di approvare la DAT anche come mezzo idoneo al mantenimento di un senso continuativo di spazio e tempo, contribuendo all’affermazione di una coerenza identitaria che viene preservata nonostante i cambiamenti che si affrontano nella terza età.

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