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Invalidità per fibromialgia: la lotta verso il riconoscimento legale

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30 Aprile 2025

Vogliamo portare oggi alla vostra attenzione un tema delicato che tocca migliaia di famiglie in Italia: la fibromialgia e il suo riconoscimento ufficiale come patologia invalidante. Questa condizione, caratterizzata da dolore diffuso e stanchezza costante, interessa infatti circa 2 milioni di persone nel nostro Paese, con una netta prevalenza tra le donne, sebbene neanche gli uomini siano esenti. Le giornate lavorative perse sono in crescita, e la richiesta di ottenere l’assegno di invalidità o la tutela prevista dalla legge 104 diventa sempre più urgente. Il percorso affinché l'invalidità per fibromialgia sia riconosciuta non è semplice poiché a non essere semplice spesso è la diagnosi stessa della malattia, ma ci sono dei segnali di miglioramento in materia di diritti: vediamoli insieme.

Fibromialgia cos’è

La fibromialgia è una sindrome complessa e cronica che colpisce i muscoli e i tessuti molli, causando un dolore diffuso in tutto il corpo. Definire che cos'è la fibromialgia non sempre è facile, poiché si tratta di un disturbo che non ha una causa ben definita, ma si manifesta con sintomi caratterizzati da dolore persistente, sensazione di rigidità muscolare, affaticamento costante e problemi cognitivi, noti anche come "fibro-fog", che includono riduzione della lucidità, difficoltà di concentrazione e di memoria a breve termine.

Il dolore, che può variare in intensità, è spesso accompagnato da disturbi del sonno, con frequenti risvegli notturni e difficoltà a riposare adeguatamente. Le persone che soffrono di fibromialgia possono anche sperimentare sensibilità aumentata in diverse aree del corpo, così come una serie di sintomi sistemici, tra cui mal di testa, disturbi gastrointestinali e alterazioni dell'umore, come ansia e depressione.

Invalidità per fibromialgia: perché deve diventare un diritto

Ad oggi, milioni di persone affette da fibromialgia convivono con forme di dolore cronico, senza adeguate tutele, con forti impatti sulla vita quotidiana, economica e sociale. Le diagnosi tardive ostacolano l'accesso tempestivo ai trattamenti, mettendo a rischio la stabilità economica e creando difficoltà nell’affrontare le problematiche quotidiane. Il dolore persistente riduce la produttività e genera costi sociali ed economici, così come la mancanza di un riconoscimento uniforme della fibromialgia come condizione invalidante impedisce l'accesso a esenzioni sanitarie, creando disuguaglianze tra le regioni. Per garantire un’assistenza completa, è necessario un supporto sanitario e socio-lavorativo che favorisca l'inclusione sociale e professionale. Se fibromialgia e invalidità acquisissero una forma di legge, si ridurrebbero le disparità regionali e si accorcerebbero i tempi di diagnosi, consentendo una maggiore inclusione per chi vive con questa condizione.

Fibromialgia malattia invalidante: un riconoscimento legale in corso

Alla luce di ciò, risulta più che fondamentale avviare un percorso chiaro e strutturato per garantire alle persone affette da fibromialgia le tutele che meritano. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto ufficialmente la fibromialgia nel 1992, con la cosiddetta Dichiarazione di Copenaghen, attribuendole il codice M79.7; nel 2008 il Parlamento europeo ha espresso il proprio sostegno, incoraggiando gli Stati membri a sviluppare politiche per affrontare questa sindrome e garantire un'assistenza adeguata a chi ne soffre. In Italia, il cammino verso il pieno riconoscimento legale è ancora in corso e le risposte concrete si fanno attendere. Diversi disegni di legge, tra cui la proposta 299, composta da dieci articoli, sono stati presentati presso la Commissione della Salute per definire misure più complete e precise in merito alla gestione e al trattamento della sindrome.

È essenziale proseguire il dibattito pubblico per includere la fibromialgia nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), in modo da riconoscere ai malati l'esenzione dalla spesa per le prestazioni sanitarie. A livello regionale, le province autonome di Trento e di Bolzano hanno garantito ai malati il diritto all'esenzione per patologia dalla compartecipazione alla spesa sanitaria, oltre che un maggior punteggio in sede di determinazione dell'invalidità civile. Anche Lombardia, Emilia Romagna, Campania, Toscana e Friuli Venezia Giulia, hanno avviato il percorso per l'inclusione della patologia tra le malattie rare e invalidanti, adottando normative specifiche per il trattamento e la gestione della malattia. Nonostante il riconoscimento in queste aree, la mancanza di un'integrazione nazionale del trattamento e del riconoscimento di invalidità per fibromialgia rappresenta ancora un grande ostacolo. La Legge 104, che prevede permessi lavorativi e sostegni per le persone con disabilità grave, include anche le forme più severe di fibromialgia, purché documentate da certificazione medica adeguata.

Tra le richieste contenute nelle ultime mozioni parlamentari, spicca anche la definizione e precisazione di gradi d'invalidità della sindrome fibromialgica, derivanti dal persistere cronico della malattia nei suoi differenti stadi di severità, visto il suo notevole impatto anche nell’ambito lavorativo di chi ne soffre.

Conclusione

Urge un intervento normativo concreto che offra alle persone affette dalla patologia la possibilità di richiedere l'invalidità per fibromialgia. Il percorso per una maggiore consapevolezza e un riconoscimento uniforme continua, ma resta fondamentale sensibilizzare il pubblico e i professionisti sanitari riguardo alla fibromialgia e alle sue implicazioni. 

Vogliamo portare oggi alla vostra attenzione un tema delicato che tocca migliaia di famiglie in Italia: la fibromialgia e il suo riconoscimento ufficiale come patologia invalidante. Questa condizione, caratterizzata da dolore diffuso e stanchezza costante, interessa infatti circa 2 milioni di persone nel nostro Paese, con una netta prevalenza tra le donne, sebbene neanche gli uomini siano esenti. Le giornate lavorative perse sono in crescita, e la richiesta di ottenere l’assegno di invalidità o la tutela prevista dalla legge 104 diventa sempre più urgente. Il percorso affinché l'invalidità per fibromialgia sia riconosciuta non è semplice poiché a non essere semplice spesso è la diagnosi stessa della malattia, ma ci sono dei segnali di miglioramento in materia di diritti: vediamoli insieme.

Fibromialgia cos’è

La fibromialgia è una sindrome complessa e cronica che colpisce i muscoli e i tessuti molli, causando un dolore diffuso in tutto il corpo. Definire che cos'è la fibromialgia non sempre è facile, poiché si tratta di un disturbo che non ha una causa ben definita, ma si manifesta con sintomi caratterizzati da dolore persistente, sensazione di rigidità muscolare, affaticamento costante e problemi cognitivi, noti anche come "fibro-fog", che includono riduzione della lucidità, difficoltà di concentrazione e di memoria a breve termine.

Il dolore, che può variare in intensità, è spesso accompagnato da disturbi del sonno, con frequenti risvegli notturni e difficoltà a riposare adeguatamente. Le persone che soffrono di fibromialgia possono anche sperimentare sensibilità aumentata in diverse aree del corpo, così come una serie di sintomi sistemici, tra cui mal di testa, disturbi gastrointestinali e alterazioni dell'umore, come ansia e depressione.

Invalidità per fibromialgia: perché deve diventare un diritto

Ad oggi, milioni di persone affette da fibromialgia convivono con forme di dolore cronico, senza adeguate tutele, con forti impatti sulla vita quotidiana, economica e sociale. Le diagnosi tardive ostacolano l'accesso tempestivo ai trattamenti, mettendo a rischio la stabilità economica e creando difficoltà nell’affrontare le problematiche quotidiane. Il dolore persistente riduce la produttività e genera costi sociali ed economici, così come la mancanza di un riconoscimento uniforme della fibromialgia come condizione invalidante impedisce l'accesso a esenzioni sanitarie, creando disuguaglianze tra le regioni. Per garantire un’assistenza completa, è necessario un supporto sanitario e socio-lavorativo che favorisca l'inclusione sociale e professionale. Se fibromialgia e invalidità acquisissero una forma di legge, si ridurrebbero le disparità regionali e si accorcerebbero i tempi di diagnosi, consentendo una maggiore inclusione per chi vive con questa condizione.

Fibromialgia malattia invalidante: un riconoscimento legale in corso

Alla luce di ciò, risulta più che fondamentale avviare un percorso chiaro e strutturato per garantire alle persone affette da fibromialgia le tutele che meritano. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto ufficialmente la fibromialgia nel 1992, con la cosiddetta Dichiarazione di Copenaghen, attribuendole il codice M79.7; nel 2008 il Parlamento europeo ha espresso il proprio sostegno, incoraggiando gli Stati membri a sviluppare politiche per affrontare questa sindrome e garantire un'assistenza adeguata a chi ne soffre. In Italia, il cammino verso il pieno riconoscimento legale è ancora in corso e le risposte concrete si fanno attendere. Diversi disegni di legge, tra cui la proposta 299, composta da dieci articoli, sono stati presentati presso la Commissione della Salute per definire misure più complete e precise in merito alla gestione e al trattamento della sindrome.

È essenziale proseguire il dibattito pubblico per includere la fibromialgia nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), in modo da riconoscere ai malati l'esenzione dalla spesa per le prestazioni sanitarie. A livello regionale, le province autonome di Trento e di Bolzano hanno garantito ai malati il diritto all'esenzione per patologia dalla compartecipazione alla spesa sanitaria, oltre che un maggior punteggio in sede di determinazione dell'invalidità civile. Anche Lombardia, Emilia Romagna, Campania, Toscana e Friuli Venezia Giulia, hanno avviato il percorso per l'inclusione della patologia tra le malattie rare e invalidanti, adottando normative specifiche per il trattamento e la gestione della malattia. Nonostante il riconoscimento in queste aree, la mancanza di un'integrazione nazionale del trattamento e del riconoscimento di invalidità per fibromialgia rappresenta ancora un grande ostacolo. La Legge 104, che prevede permessi lavorativi e sostegni per le persone con disabilità grave, include anche le forme più severe di fibromialgia, purché documentate da certificazione medica adeguata.

Tra le richieste contenute nelle ultime mozioni parlamentari, spicca anche la definizione e precisazione di gradi d'invalidità della sindrome fibromialgica, derivanti dal persistere cronico della malattia nei suoi differenti stadi di severità, visto il suo notevole impatto anche nell’ambito lavorativo di chi ne soffre.

Conclusione

Urge un intervento normativo concreto che offra alle persone affette dalla patologia la possibilità di richiedere l'invalidità per fibromialgia. Il percorso per una maggiore consapevolezza e un riconoscimento uniforme continua, ma resta fondamentale sensibilizzare il pubblico e i professionisti sanitari riguardo alla fibromialgia e alle sue implicazioni. 

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