






Esame del sangue per l'Alzheimer potrebbe rivelare la malattia anni prima dei sintomi


Un esame del sangue che rileva la malattia di Alzheimer 10 o 15 anni prima che un paziente mostri i sintomi. Questa è una preziosa scoperta proveniente dalle ricerche dell'Università di Göteborg, che potrebbe rivoluzionare il futuro dello screening per la malattia tra gli anziani.
Attraverso uno studio specifico, gli scienziati hanno individuato che misurare i livelli di una proteina chiamata p-tau217 nel sangue potrebbe essere un metodo più economico, semplice e accurato rispetto alle attuali opzioni diagnostiche per la rilevazione precoce dell'Alzheimer.
La presenza di questa proteina nel sangue può segnalare l'inizio della malattia cerebrale quando la tau inizia a danneggiare i neuroni, anche fino a 15 anni prima dell'insorgenza dei sintomi come perdita di memoria e declino cognitivo. Questa scoperta offre la speranza che un trattamento precoce possa facilitare la gestione dei sintomi, aprendo la possibilità di un trattamento più efficace.
In altre parole, l'esame del sangue per l'Alzheimer potrebbe diventare parte della routine medica, simile al monitoraggio del colesterolo per la prevenzione delle malattie cardiache.
Per condurre lo studio, i ricercatori dell'Università di Göteborg hanno analizzato i dati di quasi 800 persone tra i 50, i 60 e i 70 anni, provenienti da tre diversi studi. Hanno confrontato l'esame del sangue con i metodi attuali, come la puntura lombare per lo screening del liquido spinale o la scansione PET. I risultati hanno dimostrato che il test del sangue è stato altrettanto efficace dei test esistenti, con una precisione superiore al 95%.
Secondo gli esperti, questa scoperta potrebbe cambiare radicalmente la diagnosi per le persone con sospetta malattia di Alzheimer e potrebbe portare a uno screening per tutte le persone oltre una certa età.
Tuttavia, alcuni esperti, come Antonio Guaita, direttore medico della Fondazione Golgi-Cenci di Abbiategrasso, esprimono cautela riguardo a un possibile screening generico su tutti gli ultracinquantenni, sottolineando l'importanza di un trattamento appropriato e dell'etica medica.
Inoltre, per contribuire alla ricerca scientifica sull'invecchiamento cerebrale, molte persone hanno deciso di donare il proprio cervello post mortem al Centro di Ricerca della Fondazione Golgi-Cenci. Questo gesto altruistico offre preziose opportunità per studiare i meccanismi che portano alle malattie cerebrali e potrebbe portare a nuovi sviluppi nella cura e nella prevenzione delle malattie neurodegenerative.
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