Costume e Società

"El Hospital de los Viejos": la storia della più antica casa di riposo d'Europa, a Siviglia

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3 Settembre 2021

Passeggiando per il centro storico di Siviglia, ci si può imbattere in una piccola vietta chiamata Calle Viejos, letteralmente "via Anziani".
Il motivo della curiosa toponomastica deriva da un grazioso quanto a prima vista anonimo edificio della via, che ha però oltre sei secoli di storia
Dal 1355, quell'edificio è stato, e continua ad essere, "Amparo de los Viejos" (Rifugio degli Anziani), ed è con ogni probabilità la più antica casa di riposo d'Europa
L'antica Casa-Ospedale di San Bernardo, conosciuta come El Hospital de los Viejos, era infatti dedicata fin dal Medioevo, "al sostentamento e al dono della onorabile senilità e venerabile vecchiaia". 

Già negli Annali di Ortiz de Zúñiga (1677), si parla del'"Hospital de San Bernardo, comunemente chiamato Hospital de los Viejos, nella parrocchia di San Juan de la Palma", e della confraternita che gli dà il nome, fondata da un gruppo di "preti virtuosi". La loro attività era quella di "sostenere uomini e donne anziani, che, essendo stati privati delle loro forze e finanze, sono diventati bisognosi". Le regole della confraternita, originate nel 1355 e riformate nel 1736, sono un documento molto interessante e sconosciuto, che ci racconta il lavoro di cura degli anziani: "Il trattamento e il governo degli anziani richiede la massima dolcezza, poiché si tratta dell'età più amara, a tu per tu con la morte, così vicina, e già è sparso il sudario della natura”. Sui requisiti per essere accolti nell'Hospital, si legge: "Gli ospiti devono essere originari di questa città, devono essere sani e in buona salute, avere più di sessant'anni, ed essere stati bene economicamente e caduti in povertà".

L'attività dell'ospedale dura attraverso i secoli, ma durante i duri anni del Franchismo anche questa istituzione cade in disgrazia: nel suo meraviglioso libro Sevilla Insolita, Morales Padrón ci racconta com'era l'ospedale in quel tempo: "Un patio freddo e sgangherato, silenzio, non c'è luce, niente uccelli, una fontana silenziosa. Ieri c'erano 14 anziane, oggi ce ne sono solo 7, mentre topi e ratti ingrassano da anni nelle sue mura".

Nel 1968 l'Hospital de los Viejos fu svuotato, la confraternita si estinse, e l'edificio fu diviso tra diverse amministrazioni, cadendo nel totale abbandono. I quadri, le formelle, le lastre di marmo e perfino le pale d'altare del magnifico altare della cappella vengono saccheggiati, divenendo l'edificio negli anni Ottanta un nido di tossicodipendenti e di prostituzione.
Recentemente però, l'amministrazione locale ha dato una svolta che ha riportato l'Hospital alle sue origini, grazie al restauro e alla creazione di un Centro di partecipazione attiva per gli anziani nel 2014.  A commemorare la secolare storia dell'edificio non c'è neanche un'insegna: ma l'importante è che, dopo un breve parentesi, il cerchio si è chiuso, e la struttura si è nuovamente riempita di anziani, che oggi continuano a trovare il loro "rifugio" presso il vecchio Hospital de los Viejos, anche se ora sotto forma di corsi, convegni e attività culturali.


Passeggiando per il centro storico di Siviglia, ci si può imbattere in una piccola vietta chiamata Calle Viejos, letteralmente "via Anziani".
Il motivo della curiosa toponomastica deriva da un grazioso quanto a prima vista anonimo edificio della via, che ha però oltre sei secoli di storia
Dal 1355, quell'edificio è stato, e continua ad essere, "Amparo de los Viejos" (Rifugio degli Anziani), ed è con ogni probabilità la più antica casa di riposo d'Europa
L'antica Casa-Ospedale di San Bernardo, conosciuta come El Hospital de los Viejos, era infatti dedicata fin dal Medioevo, "al sostentamento e al dono della onorabile senilità e venerabile vecchiaia". 

Già negli Annali di Ortiz de Zúñiga (1677), si parla del'"Hospital de San Bernardo, comunemente chiamato Hospital de los Viejos, nella parrocchia di San Juan de la Palma", e della confraternita che gli dà il nome, fondata da un gruppo di "preti virtuosi". La loro attività era quella di "sostenere uomini e donne anziani, che, essendo stati privati delle loro forze e finanze, sono diventati bisognosi". Le regole della confraternita, originate nel 1355 e riformate nel 1736, sono un documento molto interessante e sconosciuto, che ci racconta il lavoro di cura degli anziani: "Il trattamento e il governo degli anziani richiede la massima dolcezza, poiché si tratta dell'età più amara, a tu per tu con la morte, così vicina, e già è sparso il sudario della natura”. Sui requisiti per essere accolti nell'Hospital, si legge: "Gli ospiti devono essere originari di questa città, devono essere sani e in buona salute, avere più di sessant'anni, ed essere stati bene economicamente e caduti in povertà".

L'attività dell'ospedale dura attraverso i secoli, ma durante i duri anni del Franchismo anche questa istituzione cade in disgrazia: nel suo meraviglioso libro Sevilla Insolita, Morales Padrón ci racconta com'era l'ospedale in quel tempo: "Un patio freddo e sgangherato, silenzio, non c'è luce, niente uccelli, una fontana silenziosa. Ieri c'erano 14 anziane, oggi ce ne sono solo 7, mentre topi e ratti ingrassano da anni nelle sue mura".

Nel 1968 l'Hospital de los Viejos fu svuotato, la confraternita si estinse, e l'edificio fu diviso tra diverse amministrazioni, cadendo nel totale abbandono. I quadri, le formelle, le lastre di marmo e perfino le pale d'altare del magnifico altare della cappella vengono saccheggiati, divenendo l'edificio negli anni Ottanta un nido di tossicodipendenti e di prostituzione.
Recentemente però, l'amministrazione locale ha dato una svolta che ha riportato l'Hospital alle sue origini, grazie al restauro e alla creazione di un Centro di partecipazione attiva per gli anziani nel 2014.  A commemorare la secolare storia dell'edificio non c'è neanche un'insegna: ma l'importante è che, dopo un breve parentesi, il cerchio si è chiuso, e la struttura si è nuovamente riempita di anziani, che oggi continuano a trovare il loro "rifugio" presso il vecchio Hospital de los Viejos, anche se ora sotto forma di corsi, convegni e attività culturali.

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