Costume e Società

Educazione intergenerazionale: bimbi e anziani insieme

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21 Febbraio 2017
Di fronte alle carenze del Welfare State all’italiana, debole in particolare per quanto riguarda i servizi di assistenza alle fasce deboli della popolazione, nasce spesso la necessità di trovare situazioni alternative al supporto dello Stato, a cui storicamente si è sostituita la famiglia. Ma in un epoca in cui al lavoro ci vanno donne e uomini, e spesso si fatica comunque, c’è sempre più bisogno di aiuti e supporti anche esterni al proprio nucleo familiare, e che possibilmente non comportino spese esagerate o addirittura insostenibili. 

Pressoché i medesimi problemi toccano le due fasce deboli apparentemente più lontane: anziani non autosufficienti e bambini in età prescolare. Strutture assistenziali come asili nido, case di riposo ed RSA sono poche ed a volte care. Le giustificazioni sono sempre le stesse: costi di gestione troppo elevati, fondi statali insufficienti, legislazione poco chiara in materia e problemi di coordinamento gestionale tra Stato e Regioni. 

NewsCorrelate E se abbattessimo i costi unendo i due servizi? Bambini e anziani potrebbero passare del tempo insieme nella stessa struttura? Dall’esperienza ripresa da molti giornali di un asilo di Piacenza, che grazie al progetto avviato qualche anno fa da Unicoop sta sperimentando la via dell’educazione intergenerazionale, sembra proprio di sì. Nell’avanguardistica struttura mista / centro diurno della città emiliana i piccolissimi e i vecchietti svolgono insieme le attività più disparate: cucinano, dipingono, leggono, giocano. Si vogliono bene e si aiutano a vicenda. 

Sono sempre stati bene insieme i bimbi e gli anziani, lontani entrambi dai ritmi frenetici che caratterizzano l’età adulta, soprattutto ai nostri tempi. Hanno tanto da darsi e da imparare gli uni dagli altri; i vecchini raccontano ai piccoli le loro esperienze di vita, testimoni di un tempo che non c’è più, e i bambini reinsegnano ai loro grandi amici la schiettezza, la curiosità e il piacere delle piccole cose.
Di fronte alle carenze del Welfare State all’italiana, debole in particolare per quanto riguarda i servizi di assistenza alle fasce deboli della popolazione, nasce spesso la necessità di trovare situazioni alternative al supporto dello Stato, a cui storicamente si è sostituita la famiglia. Ma in un epoca in cui al lavoro ci vanno donne e uomini, e spesso si fatica comunque, c’è sempre più bisogno di aiuti e supporti anche esterni al proprio nucleo familiare, e che possibilmente non comportino spese esagerate o addirittura insostenibili. 

Pressoché i medesimi problemi toccano le due fasce deboli apparentemente più lontane: anziani non autosufficienti e bambini in età prescolare. Strutture assistenziali come asili nido, case di riposo ed RSA sono poche ed a volte care. Le giustificazioni sono sempre le stesse: costi di gestione troppo elevati, fondi statali insufficienti, legislazione poco chiara in materia e problemi di coordinamento gestionale tra Stato e Regioni. 

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Sono sempre stati bene insieme i bimbi e gli anziani, lontani entrambi dai ritmi frenetici che caratterizzano l’età adulta, soprattutto ai nostri tempi. Hanno tanto da darsi e da imparare gli uni dagli altri; i vecchini raccontano ai piccoli le loro esperienze di vita, testimoni di un tempo che non c’è più, e i bambini reinsegnano ai loro grandi amici la schiettezza, la curiosità e il piacere delle piccole cose.

Case di riposo, rsa e case famiglia