Costume e Società

Demenza: una priorità solo di politica sanitaria?

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24 Aprile 2014
Riportiamo questo editoriale di Antonio Monteleone, Direttore di Anni Azzurri News.

"Secondo l’OMS:
• nel 2010 le persone affette da demenza erano stimate in 35 milioni e 600 mila;
• ci sono 7 milioni e 700 mila casi nuovi ogni anno, ossia un nuovo caso di demenza ogni 4 secondi in qualche parte del mondo;
• i costi diretti e indiretti che la demenza comporta, al momento, sono stimati in 604 miliardi di dollari all’anno, circa l’1% del PIL globale, ma sono destinati a crescere anche più velocemente dell’incremento della prevalenza.

NewsCorrelate Ne viene una sfida drammatica per tutti i servizi sanitari nazionali. La demenza in realtà non è solo un problema di politiche per la salute, essa è diventata un emblema della nostra epoca e ne esprime acutamente tutte le contraddizioni. Ne accenniamo alcune clamorose. Il grande beneficio del progresso scientifico, economico e sociale, che ha reso possibile il prolungamento della vita media, si accompagna alla comparsa di malattie croniche (sintomi durevoli nel tempo e cure poco risolutive) e degenerative (crescente e spesso incontrollabile peggioramento) che, oltre ad aver scalato le statistiche delle cause di morte, comportano disabilità più o meno gravi con ricadute sulla qualità di vita di chi ne soffre e di quanti li accudiscono da vicino. In particolare la demenza dimostra speciali difficoltà di controllo preventivo e terapeutico.

È l’ambivalenza di tutto ciò che è umano? È la punizione di Prometeo, che ha sì la favilla creativa degli dei, ma è legato a una rupe mentre un’aquila gli rode il fegato?

La generazione che ha celebrato come criteri quasi esclusivi del buon agire l’efficienza performante (mantenersi sempre al massimo livello di capacità e attività misurandosi sui risultati positivi) e l’autonomia individualista (piena indipendenza dagli altri nel pensare, giudicare e agire) si trova a doversi prendere cura di genitori gradualmente incapaci d’intendere e di volere e senza avere alcuna certezza di poter evitare lo stesso destino.

È la legge del contrappasso? Dal latino contra e patior, “soffrire il contrario” di quanto si è perseguito per probabile colpevolezza nel proprio comportamento.
La società che ha atomizzato la famiglia per le più diverse ideologie, si trova nell’ineludibile necessità di sostenerne la coesione per non doversi sostituire a essa in tanti compiti di quotidiana assistenza e incorrere in un collasso organizzativo ed economico.

È nemesi storica? Nemesi è una figura mitologica greca che s’impegnava a ripristinare la giustizia in caso di delitti irrisolti o impuniti. Come si deduce da queste poche righe non basta puntare tutte le chance sulla scienza, ma serve un lavoro culturale e morale per evitare certe derive nichiliste e affrontare, in tutte le sue facce, un gravissimo problema con la necessaria serenità e serietà.

Per quanto attiene l’approccio culturale, la demenza deve trovare chi sia in grado di farle assumere contorni letterari e romantici, pari a quelli che in passato descrissero una malattia sociale per eccellenza, ovvero la consunzione per tisi o morte bianca, scolpendo a tutto tondo personaggi celebri ovunque quali, tra i tanti, Silvia di Giacomo Leopardi, Maria Duplessis o “Signora delle camelie” di Alexandre Dumas e Violetta della “Traviata” di Giuseppe Verdi. Grazie ad essi la TBC perse preconcetti e timori eccessivi e ciò ne facilitò lo studio e la scoperta del vaccino e di terapie eradicatrici.

Ci aspettiamo dunque molto dalla letteratura, dalla musica, dal teatro e dal cinema, per raccontare o interpretare con tenerezza e anche con gradevole umorismo la vecchiaia disabilitante e la demenza. Qualcosa, a dire il vero, già ha cominciato a muoversi sullo stimolo della scomparsa per Alzheimer di persone famose, persone memorabili che si sono dimenticate di se stesse: Lauretta Masiero, Charlton Heston, Ronald Regan, Margaret Thatcher …"

Riportiamo questo editoriale di Antonio Monteleone, Direttore di Anni Azzurri News.

"Secondo l’OMS:
• nel 2010 le persone affette da demenza erano stimate in 35 milioni e 600 mila;
• ci sono 7 milioni e 700 mila casi nuovi ogni anno, ossia un nuovo caso di demenza ogni 4 secondi in qualche parte del mondo;
• i costi diretti e indiretti che la demenza comporta, al momento, sono stimati in 604 miliardi di dollari all’anno, circa l’1% del PIL globale, ma sono destinati a crescere anche più velocemente dell’incremento della prevalenza.

NewsCorrelate Ne viene una sfida drammatica per tutti i servizi sanitari nazionali. La demenza in realtà non è solo un problema di politiche per la salute, essa è diventata un emblema della nostra epoca e ne esprime acutamente tutte le contraddizioni. Ne accenniamo alcune clamorose. Il grande beneficio del progresso scientifico, economico e sociale, che ha reso possibile il prolungamento della vita media, si accompagna alla comparsa di malattie croniche (sintomi durevoli nel tempo e cure poco risolutive) e degenerative (crescente e spesso incontrollabile peggioramento) che, oltre ad aver scalato le statistiche delle cause di morte, comportano disabilità più o meno gravi con ricadute sulla qualità di vita di chi ne soffre e di quanti li accudiscono da vicino. In particolare la demenza dimostra speciali difficoltà di controllo preventivo e terapeutico.

È l’ambivalenza di tutto ciò che è umano? È la punizione di Prometeo, che ha sì la favilla creativa degli dei, ma è legato a una rupe mentre un’aquila gli rode il fegato?

La generazione che ha celebrato come criteri quasi esclusivi del buon agire l’efficienza performante (mantenersi sempre al massimo livello di capacità e attività misurandosi sui risultati positivi) e l’autonomia individualista (piena indipendenza dagli altri nel pensare, giudicare e agire) si trova a doversi prendere cura di genitori gradualmente incapaci d’intendere e di volere e senza avere alcuna certezza di poter evitare lo stesso destino.

È la legge del contrappasso? Dal latino contra e patior, “soffrire il contrario” di quanto si è perseguito per probabile colpevolezza nel proprio comportamento.
La società che ha atomizzato la famiglia per le più diverse ideologie, si trova nell’ineludibile necessità di sostenerne la coesione per non doversi sostituire a essa in tanti compiti di quotidiana assistenza e incorrere in un collasso organizzativo ed economico.

È nemesi storica? Nemesi è una figura mitologica greca che s’impegnava a ripristinare la giustizia in caso di delitti irrisolti o impuniti. Come si deduce da queste poche righe non basta puntare tutte le chance sulla scienza, ma serve un lavoro culturale e morale per evitare certe derive nichiliste e affrontare, in tutte le sue facce, un gravissimo problema con la necessaria serenità e serietà.

Per quanto attiene l’approccio culturale, la demenza deve trovare chi sia in grado di farle assumere contorni letterari e romantici, pari a quelli che in passato descrissero una malattia sociale per eccellenza, ovvero la consunzione per tisi o morte bianca, scolpendo a tutto tondo personaggi celebri ovunque quali, tra i tanti, Silvia di Giacomo Leopardi, Maria Duplessis o “Signora delle camelie” di Alexandre Dumas e Violetta della “Traviata” di Giuseppe Verdi. Grazie ad essi la TBC perse preconcetti e timori eccessivi e ciò ne facilitò lo studio e la scoperta del vaccino e di terapie eradicatrici.

Ci aspettiamo dunque molto dalla letteratura, dalla musica, dal teatro e dal cinema, per raccontare o interpretare con tenerezza e anche con gradevole umorismo la vecchiaia disabilitante e la demenza. Qualcosa, a dire il vero, già ha cominciato a muoversi sullo stimolo della scomparsa per Alzheimer di persone famose, persone memorabili che si sono dimenticate di se stesse: Lauretta Masiero, Charlton Heston, Ronald Regan, Margaret Thatcher …"

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