Salute e benessere

Combattere le lacune nelle vaccinazioni: il nuovo piano per raggiungere gli anziani

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1 Febbraio 2024

Una lettera a casa, una telefonata, magari un SMS o un messaggio su WhatsApp, o ancora l’invito ad aprire il proprio fascicolo sanitario. Potrà assumere diverse forme: l'importante è che la chiamata attiva arrivi e che l'invito a non mancare l'appuntamento con le vaccinazioni raccomandate sia personalizzato, chiaro e semplice. Ma anche che i luoghi dove ricevere i vaccini siano facilmente accessibili. Sono questi i capisaldi di un nuovo modello di chiamata attiva rivolto alle regioni per migliorare le coperture per i vaccini raccomandati negli over 65, inclusi coloro che risiedono in case di riposo e RSA, che spesso faticano ad accedere alle vaccinazioni raccomandate. Le regioni avranno la possibilità di scegliere la formula più adatta

L'elaborazione di questo modello è stata affidata a HappyAgeing - Alleanza Italiana per l'Invecchiamento Attivo, che ha redatto un documento programmatico prendendo spunto da buone pratiche già sperimentate con successo. La premessa, spiega Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di HappyAgeing, non è la mancanza di indicazioni: il problema è rendere attuativo il nuovo piano vaccinale, approvato con fatica alla fine della scorsa estate. 

Il piano 2023-2025, almeno dal punto di vista scientifico, è stato accolto con entusiasmo dagli addetti ai lavori. È stato apprezzato il calendario separato dal piano e l'obiettivo di potenziare l'offerta vaccinale, aumentando sia i punti di somministrazione sia le attività di promozione. Tuttavia, il passaggio dalla teoria alla pratica, e trovare il modo di affrontare la parte più critica delle coperture vaccinali, soprattutto negli anziani, rimane un problema. "Se siamo abbastanza abili nel campo delle vaccinazioni nei bambini, lo siamo molto meno per i fragili e gli anziani", ricorda Conversano. 

Le coperture per i vaccini raccomandati - in particolare quelli contro pneumococco ed herpes zoster, ma ormai anche il Covid - sono lontane dagli obiettivi raccomandati, afferma Alessandro Rossi, Presidente Nazionale SIMG. Tuttavia, gli esperti hanno sottolineato che abbiamo già strumenti che potrebbero aiutarci ad affrontare il problema: la chiamata attiva da un lato (prevista nei LEA e nello stesso piano vaccinale, ma ancora poco utilizzata) e gli strumenti digitali dall'altro: dal fascicolo sanitario alle app tramite cui i medici di medicina generale sono sempre più in contatto con i pazienti. Combinando questi due strumenti - prendendo spunto anche dall'esperienza del Covid - è possibile immaginare un nuovo modello di chiamata attiva. Ed è proprio questo ciò che hanno fatto gli esperti riuniti da HappyAgeing.

Gli esempi di successo arrivano da Calabria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove i vari modelli di chiamata attiva hanno dimostrato di poter funzionare, aumentando l'adesione ai vaccini raccomandati, in alcuni casi arrivando a coperture del 60% per i vaccini contro lo pneumococco. Tuttavia, le esperienze hanno anche mostrato che, per funzionare, devono essere presenti e facilmente accessibili servizi e centri vaccinali - magari con i medici di medicina generale come erogatori. 

Anche i sistemi digitali integrati, così come le attività di comunicazione e passaparola, contribuiscono ad aumentare le coperture. Tuttavia, esistono ancora alcune difficoltà, come i limiti della privacy che impediscono la chiamata attiva a soggetti fragili per patologia, e per le cui vaccinazioni ci si affida all'invio da parte degli specialisti. 

Ogni territorio è diverso, quindi non può esistere un modello di chiamata attiva universale che funzioni per ogni regione, spiega Carmela Russo, Dirigente Medico, Dipartimento di Prevenzione, ASL Taranto, illustrando il documento di posizione. Pertanto, ciò che propongono è un modello flessibile, adattabile alle esigenze locali. Il Medico di medicina generale appare come il principale interlocutore per individuare la popolazione da vaccinare, in collaborazione con i dipartimenti di prevenzione e i distretti sociosanitari. 

Per quanto riguarda la chiamata attiva, si propone di sfruttare anche il fascicolo sanitario elettronico, oltre alle classiche lettere e chiamate agli utenti. È fondamentale personalizzare la chiamata attiva, con contenuti chiari e semplici che indichino già il giorno e il luogo della vaccinazione, così come un sistema per disdire l'appuntamento e un richiamo un paio di giorni prima. È importante superare anche il concetto di stagionalità delle vaccinazioni e trovare nuovi luoghi per vaccinare in maniera capillare, magari con la collaborazione delle farmacie. La comunicazione deve coinvolgere tutti gli attori coinvolti, non solo i medici e le farmacie, ma anche i sindacati dei pensionati e le associazioni di pazienti.

Una lettera a casa, una telefonata, magari un SMS o un messaggio su WhatsApp, o ancora l’invito ad aprire il proprio fascicolo sanitario. Potrà assumere diverse forme: l'importante è che la chiamata attiva arrivi e che l'invito a non mancare l'appuntamento con le vaccinazioni raccomandate sia personalizzato, chiaro e semplice. Ma anche che i luoghi dove ricevere i vaccini siano facilmente accessibili. Sono questi i capisaldi di un nuovo modello di chiamata attiva rivolto alle regioni per migliorare le coperture per i vaccini raccomandati negli over 65, inclusi coloro che risiedono in case di riposo e RSA, che spesso faticano ad accedere alle vaccinazioni raccomandate. Le regioni avranno la possibilità di scegliere la formula più adatta

L'elaborazione di questo modello è stata affidata a HappyAgeing - Alleanza Italiana per l'Invecchiamento Attivo, che ha redatto un documento programmatico prendendo spunto da buone pratiche già sperimentate con successo. La premessa, spiega Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di HappyAgeing, non è la mancanza di indicazioni: il problema è rendere attuativo il nuovo piano vaccinale, approvato con fatica alla fine della scorsa estate. 

Il piano 2023-2025, almeno dal punto di vista scientifico, è stato accolto con entusiasmo dagli addetti ai lavori. È stato apprezzato il calendario separato dal piano e l'obiettivo di potenziare l'offerta vaccinale, aumentando sia i punti di somministrazione sia le attività di promozione. Tuttavia, il passaggio dalla teoria alla pratica, e trovare il modo di affrontare la parte più critica delle coperture vaccinali, soprattutto negli anziani, rimane un problema. "Se siamo abbastanza abili nel campo delle vaccinazioni nei bambini, lo siamo molto meno per i fragili e gli anziani", ricorda Conversano. 

Le coperture per i vaccini raccomandati - in particolare quelli contro pneumococco ed herpes zoster, ma ormai anche il Covid - sono lontane dagli obiettivi raccomandati, afferma Alessandro Rossi, Presidente Nazionale SIMG. Tuttavia, gli esperti hanno sottolineato che abbiamo già strumenti che potrebbero aiutarci ad affrontare il problema: la chiamata attiva da un lato (prevista nei LEA e nello stesso piano vaccinale, ma ancora poco utilizzata) e gli strumenti digitali dall'altro: dal fascicolo sanitario alle app tramite cui i medici di medicina generale sono sempre più in contatto con i pazienti. Combinando questi due strumenti - prendendo spunto anche dall'esperienza del Covid - è possibile immaginare un nuovo modello di chiamata attiva. Ed è proprio questo ciò che hanno fatto gli esperti riuniti da HappyAgeing.

Gli esempi di successo arrivano da Calabria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove i vari modelli di chiamata attiva hanno dimostrato di poter funzionare, aumentando l'adesione ai vaccini raccomandati, in alcuni casi arrivando a coperture del 60% per i vaccini contro lo pneumococco. Tuttavia, le esperienze hanno anche mostrato che, per funzionare, devono essere presenti e facilmente accessibili servizi e centri vaccinali - magari con i medici di medicina generale come erogatori. 

Anche i sistemi digitali integrati, così come le attività di comunicazione e passaparola, contribuiscono ad aumentare le coperture. Tuttavia, esistono ancora alcune difficoltà, come i limiti della privacy che impediscono la chiamata attiva a soggetti fragili per patologia, e per le cui vaccinazioni ci si affida all'invio da parte degli specialisti. 

Ogni territorio è diverso, quindi non può esistere un modello di chiamata attiva universale che funzioni per ogni regione, spiega Carmela Russo, Dirigente Medico, Dipartimento di Prevenzione, ASL Taranto, illustrando il documento di posizione. Pertanto, ciò che propongono è un modello flessibile, adattabile alle esigenze locali. Il Medico di medicina generale appare come il principale interlocutore per individuare la popolazione da vaccinare, in collaborazione con i dipartimenti di prevenzione e i distretti sociosanitari. 

Per quanto riguarda la chiamata attiva, si propone di sfruttare anche il fascicolo sanitario elettronico, oltre alle classiche lettere e chiamate agli utenti. È fondamentale personalizzare la chiamata attiva, con contenuti chiari e semplici che indichino già il giorno e il luogo della vaccinazione, così come un sistema per disdire l'appuntamento e un richiamo un paio di giorni prima. È importante superare anche il concetto di stagionalità delle vaccinazioni e trovare nuovi luoghi per vaccinare in maniera capillare, magari con la collaborazione delle farmacie. La comunicazione deve coinvolgere tutti gli attori coinvolti, non solo i medici e le farmacie, ma anche i sindacati dei pensionati e le associazioni di pazienti.

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