Costume e Società

Case di riposo in Lombardia: le maggiori difficoltà del settore ricadono sulle famiglie

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17 Ottobre 2024

Con quasi 1,2 milioni di persone sopra i 75 anni, la Lombardia è la regione con il maggior numero di anziani in Italia. Le stime indicano che entro il 2030 questo numero raggiungerà 1,3 milioni. Ciò significa che la domanda di servizi rivolti a questo pubblico tenderà ad aumentare. È il caso delle case di riposo, oggetto di un'indagine del DataRoom di Milena Gabanelli per il Corriere della Sera, che ha approfondito la situazione attuale nella regione. Ha collaborato Antonio Sebastiano, a capo dell'Osservatorio sulle RSA della Liuc.

Ci sono due tipi di case di riposo nella Regione Lombardia. Il primo tipo è quella “a contratto”, in cui la Regione paga quasi la metà della retta. Il secondo tipo sono quelle "accreditate", dove l'ospite deve sostenere tutti i costi. I requisiti, secondo l'inchiesta, sono gli stessi (qui non sono stati incluse le RSA semplicemente autorizzate perché gli standard sono diversi): almeno 901 minuti di assistenza settimanale per ogni anziano assistito, presenza di figure professionali come medici, infermieri, fisioterapisti ed educatori. In entrambi i tipi di case di riposo, le regole relative alla documentazione sociale e sanitaria sono identiche, compresa la preparazione del piano assistenziale individuale (Pai) e la sua rivalutazione.

La differenza tra le case di riposo "a contratto" e "accreditate" è comparsa il 1 gennaio 2011, a seguito della Dgr 937 del dicembre 2010. Essa è stata introdotta per aumentare l'offerta di posti letto senza aumentare le spese della Regione. E in questo senso, la Lombardia è in una posizione migliore rispetto al resto dell'Italia per il numero di posti letto, ma comunque il numero non è sufficiente. La Regione, quindi, prevede la possibilità che gli anziani siano presi in carico presso alcune RSA a spese della Regione, ma poiché il budget è limitato, i restanti posti letto sono disponibili presso altre RSA, ma solo a pagamento. Secondo l'inchiesta del DataRoom, questo sistema scarica tutti i problemi sulle famiglie.

I numeri:

Attualmente ci sono 58.355 posti letto nelle case di riposo dove la Regione si occupa di sostenere la spesa di 50 euro al giorno per la quota sanitaria (l'importo può variare a seconda della gravità del paziente). La quota alberghiera, che può variare da 65 a 77 euro al giorno in media a seconda della città (ma a Milano questa quota può superare i 97 euro), è a carico delle famiglie, per un costo medio di 2.100 euro al mese. Si stima che la Regione abbia bisogno di 7 posti letto per ogni 100 persone over 75, ma attualmente questo numero è di 5,3. Sono stati messi a disposizione solo 481 posti letto in più dal 2015, mentre le persone over 75 sono aumentate di 110mila unità. Ciò significa che la disponibilità per 100 anziani, già bassa, è diminuita (-0,45%) nel tempo. Di conseguenza, le famiglie devono attendere a lungo per avere un posto letto disponibile.

Nell'arco dei tre anni precedenti al Covid (2017, 2018, 2019), il tempo medio d'attesa superava i 4 mesi e mezzo e attualmente si prevede che tali tempi di attesa torneranno. Chi riesce ad entrare lo fa in condizioni sempre più gravi, con una media di permanenza di 12 mesi. D'altra parte, chi può permetterselo, ricorre a strutture in cui l'intera tariffa è a carico dell'ospite, con una media di 90 euro al giorno, che corrisponde in media a 3.000 euro mensili. In questo caso non c'è attesa: i posti letto accreditati disponibili oggi sono 4.078, quasi il doppio rispetto al 2015.

Secondo l'indagine condotta da DataRoom, il sistema presenta tre problemi principali. Il primo è che la Regione Lombardia non monitora le richieste di posti letto, ovvero non si sa esattamente quante persone sono realmente in lista d'attesa e quale sarebbe il reale bisogno di porti letto. I dati raccolti dall'indagine fanno pensare che almeno 26.000 anziani fossero in lista d'attesa prima della pandemia da COVID-19. All'inizio del 2023, il dato fornito dalla Regione per il 2019 era pari a 103.860 utenti in attesa di un posto.

Il dato è costruito includendo tutte le persone in attesa in ogni RSA, senza la preoccupazione di verificare ed eliminare chi si è messo in lista contemporaneamente in diverse strutture o che purtroppo è deceduto in attesa di un posto. La Regione Lombardia ha riportato quindi, in un documento ufficiale, numeri sbagliati e sembra non mostrare interesse a risolvere il problema. Non c'è alcuna programmazione e le liste di attesa, a quanto pare, sono rimaste un nodo da risolvere.

Il secondo problema è che per la Regione Lombardia ciò che conta è non aumentare la spesa pubblica, che oggi ammonta a 960 milioni di euro all'anno. Le risorse, ovviamente, non sono infinite e non esiste la possibilità di pagare tutto per tutti. Tuttavia, un sistema equo dovrebbe filtrare le richieste per favorire le spese pubbliche per i pazienti che si trovano in condizioni più gravi. La Regione Veneto, ad esempio, valuta le condizioni di salute di chi richiede l'ingresso in una casa di riposo e, a fronte di determinati requisiti, consegna un voucher con il quale l'ospite paga la casa di riposo scelta. La Regione Lombardia, al contrario, per garantire il sostegno nel pagamento della quota sanitaria della retta, obbliga i pazienti ad andare solo in determinate case di riposo senza valutare la reale necessità di ciascun anziano.

Il terzo problema riguarda le case di riposo "a contratto", che sono sempre le stesse da anni, con un giro di affari di 2,5 miliardi di euro l'anno garantito senza alcun vantaggio per chi offre il servizio in modo adeguato o sanzioni per chi non lo fa. Una riforma regionale che andava in questa direzione nel 2015 è stata bloccata.

Quello che resta è aspettare che il governatore Attilio Fontana e il suo team si impegnino su queste questioni nei cinque anni di mandato che hanno di fronte.


Con quasi 1,2 milioni di persone sopra i 75 anni, la Lombardia è la regione con il maggior numero di anziani in Italia. Le stime indicano che entro il 2030 questo numero raggiungerà 1,3 milioni. Ciò significa che la domanda di servizi rivolti a questo pubblico tenderà ad aumentare. È il caso delle case di riposo, oggetto di un'indagine del DataRoom di Milena Gabanelli per il Corriere della Sera, che ha approfondito la situazione attuale nella regione. Ha collaborato Antonio Sebastiano, a capo dell'Osservatorio sulle RSA della Liuc.

Ci sono due tipi di case di riposo nella Regione Lombardia. Il primo tipo è quella “a contratto”, in cui la Regione paga quasi la metà della retta. Il secondo tipo sono quelle "accreditate", dove l'ospite deve sostenere tutti i costi. I requisiti, secondo l'inchiesta, sono gli stessi (qui non sono stati incluse le RSA semplicemente autorizzate perché gli standard sono diversi): almeno 901 minuti di assistenza settimanale per ogni anziano assistito, presenza di figure professionali come medici, infermieri, fisioterapisti ed educatori. In entrambi i tipi di case di riposo, le regole relative alla documentazione sociale e sanitaria sono identiche, compresa la preparazione del piano assistenziale individuale (Pai) e la sua rivalutazione.

La differenza tra le case di riposo "a contratto" e "accreditate" è comparsa il 1 gennaio 2011, a seguito della Dgr 937 del dicembre 2010. Essa è stata introdotta per aumentare l'offerta di posti letto senza aumentare le spese della Regione. E in questo senso, la Lombardia è in una posizione migliore rispetto al resto dell'Italia per il numero di posti letto, ma comunque il numero non è sufficiente. La Regione, quindi, prevede la possibilità che gli anziani siano presi in carico presso alcune RSA a spese della Regione, ma poiché il budget è limitato, i restanti posti letto sono disponibili presso altre RSA, ma solo a pagamento. Secondo l'inchiesta del DataRoom, questo sistema scarica tutti i problemi sulle famiglie.

I numeri:

Attualmente ci sono 58.355 posti letto nelle case di riposo dove la Regione si occupa di sostenere la spesa di 50 euro al giorno per la quota sanitaria (l'importo può variare a seconda della gravità del paziente). La quota alberghiera, che può variare da 65 a 77 euro al giorno in media a seconda della città (ma a Milano questa quota può superare i 97 euro), è a carico delle famiglie, per un costo medio di 2.100 euro al mese. Si stima che la Regione abbia bisogno di 7 posti letto per ogni 100 persone over 75, ma attualmente questo numero è di 5,3. Sono stati messi a disposizione solo 481 posti letto in più dal 2015, mentre le persone over 75 sono aumentate di 110mila unità. Ciò significa che la disponibilità per 100 anziani, già bassa, è diminuita (-0,45%) nel tempo. Di conseguenza, le famiglie devono attendere a lungo per avere un posto letto disponibile.

Nell'arco dei tre anni precedenti al Covid (2017, 2018, 2019), il tempo medio d'attesa superava i 4 mesi e mezzo e attualmente si prevede che tali tempi di attesa torneranno. Chi riesce ad entrare lo fa in condizioni sempre più gravi, con una media di permanenza di 12 mesi. D'altra parte, chi può permetterselo, ricorre a strutture in cui l'intera tariffa è a carico dell'ospite, con una media di 90 euro al giorno, che corrisponde in media a 3.000 euro mensili. In questo caso non c'è attesa: i posti letto accreditati disponibili oggi sono 4.078, quasi il doppio rispetto al 2015.

Secondo l'indagine condotta da DataRoom, il sistema presenta tre problemi principali. Il primo è che la Regione Lombardia non monitora le richieste di posti letto, ovvero non si sa esattamente quante persone sono realmente in lista d'attesa e quale sarebbe il reale bisogno di porti letto. I dati raccolti dall'indagine fanno pensare che almeno 26.000 anziani fossero in lista d'attesa prima della pandemia da COVID-19. All'inizio del 2023, il dato fornito dalla Regione per il 2019 era pari a 103.860 utenti in attesa di un posto.

Il dato è costruito includendo tutte le persone in attesa in ogni RSA, senza la preoccupazione di verificare ed eliminare chi si è messo in lista contemporaneamente in diverse strutture o che purtroppo è deceduto in attesa di un posto. La Regione Lombardia ha riportato quindi, in un documento ufficiale, numeri sbagliati e sembra non mostrare interesse a risolvere il problema. Non c'è alcuna programmazione e le liste di attesa, a quanto pare, sono rimaste un nodo da risolvere.

Il secondo problema è che per la Regione Lombardia ciò che conta è non aumentare la spesa pubblica, che oggi ammonta a 960 milioni di euro all'anno. Le risorse, ovviamente, non sono infinite e non esiste la possibilità di pagare tutto per tutti. Tuttavia, un sistema equo dovrebbe filtrare le richieste per favorire le spese pubbliche per i pazienti che si trovano in condizioni più gravi. La Regione Veneto, ad esempio, valuta le condizioni di salute di chi richiede l'ingresso in una casa di riposo e, a fronte di determinati requisiti, consegna un voucher con il quale l'ospite paga la casa di riposo scelta. La Regione Lombardia, al contrario, per garantire il sostegno nel pagamento della quota sanitaria della retta, obbliga i pazienti ad andare solo in determinate case di riposo senza valutare la reale necessità di ciascun anziano.

Il terzo problema riguarda le case di riposo "a contratto", che sono sempre le stesse da anni, con un giro di affari di 2,5 miliardi di euro l'anno garantito senza alcun vantaggio per chi offre il servizio in modo adeguato o sanzioni per chi non lo fa. Una riforma regionale che andava in questa direzione nel 2015 è stata bloccata.

Quello che resta è aspettare che il governatore Attilio Fontana e il suo team si impegnino su queste questioni nei cinque anni di mandato che hanno di fronte.