Salute e benessere

Ascoltare i bisogni individuali è la prima e più fondamentale tappa per una buona accoglienza in casa di riposo

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29 Maggio 2023

La vita quotidiana in una casa di riposo ha una dinamica propria e funziona quasi come un'orchestra. Tutti i dipendenti, dai cuochi ai custodi, passando per gli infermieri, i medici, gli OSS e gli educatori, devono lavorare insieme per garantire che gli ospiti abbiano la miglior accoglienza possibile nel luogo che molte persone anziane hanno imparato a chiamare ‘casa’.

Non è sempre facile. Anzi, molte volte la realtà può essere complessa. La solitudine, i limiti fisici e cognitivi di una persona che invecchia e che, per motivi diversi, deve vivere lontana dalla propria famiglia sono fattori che, tra gli altri, possono generare un grande disagio psicologico, che deve essere affrontato con cura e professionalità, affinché non diventi un ulteriore limite nella vita dell’anziano. L'obiettivo finale è sempre il benessere dei componenti di questa nuova famiglia. Per questo, la figura dello psicologo è tra le più importanti che compongono l'orchestra di una RSA. È proprio questa la figura professionale che si prenderà cura della salute mentale degli ospiti, garantendo che essi possano vivere al meglio il proprio soggiorno, facendo in modo che si sentano accolti, importanti, capaci. 

Il lavoro più difficile da fare, forse, è proprio l’apertura degli orizzonti d’attesa dell’anziano. I problemi di salute, la solitudine e la preoccupazione relativa al proprio futuro e a quello dei propri cari appaiono come dei muri che si alzano sempre più ad ogni segnale dell’orologio biologico che avanza”, sottolinea lo psicologo Ciro D'Auria, che lavora presso le RSA Mater Sapientiae e RSA Mater Fidelis, appartenenti al Gruppo Edos – realtà che opera nel settore da molti anni con all’attivo 17 strutture in Italia - durante un'intervista con LaCasadiRiposo.it sull'importanza del supporto psicologico rivolto agli anziani residenti nelle strutture. 

“Molte persone non hanno ben chiare le statistiche relative alle difficoltà psicologiche degli anziani, e neanche dei problemi mentali che possono incorrere in concomitanza a naturali alterazioni fisiologiche legate all’invecchiamento”. Per questo motivo, il supporto psicologico deve essere una delle priorità di qualsiasi struttura per anziani. “Per un anziano depresso, ad esempio, può risultare estremamente benefico avere uno psicologo a disposizione, a cui potrebbe accedere più difficilmente fuori dalla struttura”, afferma D'Auria.

Anche nei momenti di paura e incertezza, come durante le fasi più acute della lunga pandemia da Covid, in cui gli anziani hanno affrontato le maggiori difficoltà, sempre più isolati da un pesante lockdown che li ha allontanati dal mondo esterno, è stato compito dei professionisti della psicologia aiutarli ad affrontare tale isolamento, facendo capire loro che quella particolare fase di emergenza sarebbe ad un certo punto passata. “Specialmente durante i lockdown più severi dovuti alla pandemia, gli anziani si sono sentiti isolati, soli e fragili - racconta D’Auria. “Molte attività si sono dovute limitare, le visite sono diminuite e il distanziamento e le mascherine hanno contribuito a decrementare il contatto umano. In certi periodi, il supporto psicologico è servito ad affrontare la solitudine e la tristezza, e la stimolazione cognitiva ha aiutato ad alleviare pensieri intrusivi e gravi preoccupazioni”, ricorda lo psicologo.

Per raggiungere l'ambìta armonia, il lavoro dello psicologo viene svolto sempre in collaborazione con gli altri professionisti. "Per fornire un'assistenza a 360 gradi, è necessario che il monitoraggio della salute fisica e mentale sia costante. Per questo motivo, gli operatori socio-sanitari e gli infermieri contribuiscono all'osservazione degli anziani e, in caso di umore depresso, agitazione o altro, si rivolgono allo psicologo", spiega.

Anche le famiglie sono un elemento fondamentale in quest'orchestra, il cui interesse principale è, senza dubbio, il benessere dell’anziano accolto. "Le visite regolari sono certamente uno strumento utile. Potrebbero essere condotte anche grazie alle indicazioni fornite dal personale della struttura, riguardanti le condizioni cliniche, l'alimentazione, la qualità del sonno e le attività educative. L'integrazione delle informazioni tra lo staff e i caregiver aiuta la famiglia ad immergersi maggiormente nel punto di vista dell'ospite, contribuendo a una maggiore vicinanza e supporto", aggiunge D’Auria.

È senza dubbio possibile vivere bene e felicemente in una RSA. Nuove amicizie, attività e opportunità sono a portata di mano per gli anziani ospiti, anche per quelli più fragili. A volte, è sufficiente ricordare loro che lì avranno sempre qualcuno su cui contare e che la loro vita è ancora piena di possibilità. “Prendere consapevolezza dei propri limiti e ristrutturare la propria esistenza con nuovi obiettivi adattati alle condizioni più attuali fa sì che l’anziano viva anche l’esperienza di assistenza e di supporto non come un malus simbolo della perdita della sua indipendenza, ma come un modo diverso di vivere la vita da cui trarre dei nuovi punti di partenza”, conclude lo psicologo. 


La vita quotidiana in una casa di riposo ha una dinamica propria e funziona quasi come un'orchestra. Tutti i dipendenti, dai cuochi ai custodi, passando per gli infermieri, i medici, gli OSS e gli educatori, devono lavorare insieme per garantire che gli ospiti abbiano la miglior accoglienza possibile nel luogo che molte persone anziane hanno imparato a chiamare ‘casa’.

Non è sempre facile. Anzi, molte volte la realtà può essere complessa. La solitudine, i limiti fisici e cognitivi di una persona che invecchia e che, per motivi diversi, deve vivere lontana dalla propria famiglia sono fattori che, tra gli altri, possono generare un grande disagio psicologico, che deve essere affrontato con cura e professionalità, affinché non diventi un ulteriore limite nella vita dell’anziano. L'obiettivo finale è sempre il benessere dei componenti di questa nuova famiglia. Per questo, la figura dello psicologo è tra le più importanti che compongono l'orchestra di una RSA. È proprio questa la figura professionale che si prenderà cura della salute mentale degli ospiti, garantendo che essi possano vivere al meglio il proprio soggiorno, facendo in modo che si sentano accolti, importanti, capaci. 

Il lavoro più difficile da fare, forse, è proprio l’apertura degli orizzonti d’attesa dell’anziano. I problemi di salute, la solitudine e la preoccupazione relativa al proprio futuro e a quello dei propri cari appaiono come dei muri che si alzano sempre più ad ogni segnale dell’orologio biologico che avanza”, sottolinea lo psicologo Ciro D'Auria, che lavora presso le RSA Mater Sapientiae e RSA Mater Fidelis, appartenenti al Gruppo Edos – realtà che opera nel settore da molti anni con all’attivo 17 strutture in Italia - durante un'intervista con LaCasadiRiposo.it sull'importanza del supporto psicologico rivolto agli anziani residenti nelle strutture. 

“Molte persone non hanno ben chiare le statistiche relative alle difficoltà psicologiche degli anziani, e neanche dei problemi mentali che possono incorrere in concomitanza a naturali alterazioni fisiologiche legate all’invecchiamento”. Per questo motivo, il supporto psicologico deve essere una delle priorità di qualsiasi struttura per anziani. “Per un anziano depresso, ad esempio, può risultare estremamente benefico avere uno psicologo a disposizione, a cui potrebbe accedere più difficilmente fuori dalla struttura”, afferma D'Auria.

Anche nei momenti di paura e incertezza, come durante le fasi più acute della lunga pandemia da Covid, in cui gli anziani hanno affrontato le maggiori difficoltà, sempre più isolati da un pesante lockdown che li ha allontanati dal mondo esterno, è stato compito dei professionisti della psicologia aiutarli ad affrontare tale isolamento, facendo capire loro che quella particolare fase di emergenza sarebbe ad un certo punto passata. “Specialmente durante i lockdown più severi dovuti alla pandemia, gli anziani si sono sentiti isolati, soli e fragili - racconta D’Auria. “Molte attività si sono dovute limitare, le visite sono diminuite e il distanziamento e le mascherine hanno contribuito a decrementare il contatto umano. In certi periodi, il supporto psicologico è servito ad affrontare la solitudine e la tristezza, e la stimolazione cognitiva ha aiutato ad alleviare pensieri intrusivi e gravi preoccupazioni”, ricorda lo psicologo.

Per raggiungere l'ambìta armonia, il lavoro dello psicologo viene svolto sempre in collaborazione con gli altri professionisti. "Per fornire un'assistenza a 360 gradi, è necessario che il monitoraggio della salute fisica e mentale sia costante. Per questo motivo, gli operatori socio-sanitari e gli infermieri contribuiscono all'osservazione degli anziani e, in caso di umore depresso, agitazione o altro, si rivolgono allo psicologo", spiega.

Anche le famiglie sono un elemento fondamentale in quest'orchestra, il cui interesse principale è, senza dubbio, il benessere dell’anziano accolto. "Le visite regolari sono certamente uno strumento utile. Potrebbero essere condotte anche grazie alle indicazioni fornite dal personale della struttura, riguardanti le condizioni cliniche, l'alimentazione, la qualità del sonno e le attività educative. L'integrazione delle informazioni tra lo staff e i caregiver aiuta la famiglia ad immergersi maggiormente nel punto di vista dell'ospite, contribuendo a una maggiore vicinanza e supporto", aggiunge D’Auria.

È senza dubbio possibile vivere bene e felicemente in una RSA. Nuove amicizie, attività e opportunità sono a portata di mano per gli anziani ospiti, anche per quelli più fragili. A volte, è sufficiente ricordare loro che lì avranno sempre qualcuno su cui contare e che la loro vita è ancora piena di possibilità. “Prendere consapevolezza dei propri limiti e ristrutturare la propria esistenza con nuovi obiettivi adattati alle condizioni più attuali fa sì che l’anziano viva anche l’esperienza di assistenza e di supporto non come un malus simbolo della perdita della sua indipendenza, ma come un modo diverso di vivere la vita da cui trarre dei nuovi punti di partenza”, conclude lo psicologo. 

Case di riposo, rsa e case famiglia