Salute e benessere

Treno terapeutico: il viaggio che aiuta i malati di Alzheimer

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4 Ottobre 2019
Il progetto è stato presentato il 30 settembre presso la RSA e Casa Famiglia di Villa Cortese del Gruppo Sodalitas-Fondazione Mantovani, in presenza, tra gli altri, del presidente di AIP (Associazione Italiana di Psicogeriatria) Marco Trabucchi. L’ambiente ricrea nei dettagli il vagone di un treno, con i sedili, i suoni del convoglio che viaggia sulle rotaie e le immagini dei luoghi che scorrono sul finestrino, per stimolare i ricordi dei pazienti ed alleviare i disturbi dell’umore e del comportamento tipici di questa patologia.


Esistono quindici strutture in Italia in cui si pratica la Terapia del Viaggio, tra le quali ricordiamo la RSA Saccardo del Gruppo Korian a Milano, tra le primissime aziende promotrici del metodo nel nostro paese. Si tratta di una delle più innovative terapie non farmacologiche per aiutare le persone malate di Alzheimer. Gli anziani pazienti entrano nel vagone con un operatore e si accomodano sulle poltrone contenitive, per vivere l’esperienza simulata di un viaggio in treno. I finestrini sono in realtà dei monitor che proiettano immagini dei luoghi collegati all’esperienza dei pazienti, stimolando il ricordo di atmosfere e situazioni del passato associate ad emozioni positive.


La Terapia del Viaggio è stata ideata dallo psico-pedagogista italiano Ivo Cilesi nel 2009, come trattamento alternativo alle tradizionali terapie farmacologiche e si è dimostrata efficace nel fornire sollievo alle sofferenze dei malati di Alzheimer e di altre forme di demenza senile. Oltre a mantenere vive le capacità cognitive non ancora compromesse dalla malattia, l’approccio si è rivelato utile nel contrastare sintomi tipici come gli stati di agitazione, l’aggressività e comportamenti come il wandering, cioè la tendenza a vagare senza meta. 


Il protocollo di applicazione di questa terapia prevede la presenza costante di un operatore esperto, che accompagna il malato durante tutto il viaggio, coinvolgendolo con domande-stimolo, dall’acquisto del biglietto fino all’arrivo. E’ bene ricordare che per il paziente si tratta di un viaggio reale. Ma non meno importante è la fase preparatoria del viaggio, che comprende dei colloqui preliminari con la famiglia per raccogliere informazioni sugli eventi vissuti dal malato nel passato.


L’esperienza del viaggio serve inoltre per stimolare nel paziente il dialogo, la capacità di attenzione e per risvegliare le emozioni positive connesse ai ricordi, facilitandone il rilassamento. I ricordi che emergono durante il viaggio sono poi impiegati a livello medico per la stimolazione cognitiva. E’ opportuno infine sottolineare che la Terapia del Viaggio non ha lo scopo di sostituire le cure farmacologiche, ma poiché favorisce un miglioramento dell’umore e stimola l’attivazione di emozioni positive, può essere utile per diminuire la quantità dei farmaci da assumere.

Il progetto è stato presentato il 30 settembre presso la RSA e Casa Famiglia di Villa Cortese del Gruppo Sodalitas-Fondazione Mantovani, in presenza, tra gli altri, del presidente di AIP (Associazione Italiana di Psicogeriatria) Marco Trabucchi. L’ambiente ricrea nei dettagli il vagone di un treno, con i sedili, i suoni del convoglio che viaggia sulle rotaie e le immagini dei luoghi che scorrono sul finestrino, per stimolare i ricordi dei pazienti ed alleviare i disturbi dell’umore e del comportamento tipici di questa patologia.


Esistono quindici strutture in Italia in cui si pratica la Terapia del Viaggio, tra le quali ricordiamo la RSA Saccardo del Gruppo Korian a Milano, tra le primissime aziende promotrici del metodo nel nostro paese. Si tratta di una delle più innovative terapie non farmacologiche per aiutare le persone malate di Alzheimer. Gli anziani pazienti entrano nel vagone con un operatore e si accomodano sulle poltrone contenitive, per vivere l’esperienza simulata di un viaggio in treno. I finestrini sono in realtà dei monitor che proiettano immagini dei luoghi collegati all’esperienza dei pazienti, stimolando il ricordo di atmosfere e situazioni del passato associate ad emozioni positive.


La Terapia del Viaggio è stata ideata dallo psico-pedagogista italiano Ivo Cilesi nel 2009, come trattamento alternativo alle tradizionali terapie farmacologiche e si è dimostrata efficace nel fornire sollievo alle sofferenze dei malati di Alzheimer e di altre forme di demenza senile. Oltre a mantenere vive le capacità cognitive non ancora compromesse dalla malattia, l’approccio si è rivelato utile nel contrastare sintomi tipici come gli stati di agitazione, l’aggressività e comportamenti come il wandering, cioè la tendenza a vagare senza meta. 


Il protocollo di applicazione di questa terapia prevede la presenza costante di un operatore esperto, che accompagna il malato durante tutto il viaggio, coinvolgendolo con domande-stimolo, dall’acquisto del biglietto fino all’arrivo. E’ bene ricordare che per il paziente si tratta di un viaggio reale. Ma non meno importante è la fase preparatoria del viaggio, che comprende dei colloqui preliminari con la famiglia per raccogliere informazioni sugli eventi vissuti dal malato nel passato.


L’esperienza del viaggio serve inoltre per stimolare nel paziente il dialogo, la capacità di attenzione e per risvegliare le emozioni positive connesse ai ricordi, facilitandone il rilassamento. I ricordi che emergono durante il viaggio sono poi impiegati a livello medico per la stimolazione cognitiva. E’ opportuno infine sottolineare che la Terapia del Viaggio non ha lo scopo di sostituire le cure farmacologiche, ma poiché favorisce un miglioramento dell’umore e stimola l’attivazione di emozioni positive, può essere utile per diminuire la quantità dei farmaci da assumere.

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