Salute e benessere

Sostituzione dell'anca: un farmaco per l'osteoporosi può prevenire fino al 50 per cento delle operazioni

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14 Gennaio 2021

Ogni anno in Italia si effettuano più di 100.000 interventi di protesi all'anca e il numero cresce al ritmo del 5% annuo. Secondo una nuova ricerca dell'Università di Sheffield e Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, più della metà delle operazioni di ripetuta sostituzione dell'anca potrebbero essere prevenute con un farmaco già utilizzato con successo per trattare l'osteoporosi.

Come è noto, il motivo principale per il reintervento articolare è l'osteolisi, quel fenomeno che corrode il tessuto osseo facendolo indebolire. L'osteolisi si verifica dopo un intervento di sostituzione dell'articolazione quando minuscole particelle si scindono dall'impianto facendo sì che il sistema immunitario del corpo attacchi l'osso già indebolito attorno all'impianto. Ciò causa l'allentamento dell'articolazione artificiale, causando dolore e richiedendo un intervento chirurgico di revisione.

Lo studio, condotto dal professor Mark Wilkinson, ortopedico dell'Università di Sheffield, in collaborazione con Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, ha scoperto che un farmaco già utilizzato per trattare l'osteoporosi, chiamato Denosumab, potrebbe aiutare a proteggere l'osso dagli attacchi evitare la necessità di ripetere alcune operazioni di sostituzione dell'anca.

"Questo studio - spiega il professor Wilkinson - è un passo avanti significativo, in quanto abbiamo dimostrato che esiste un farmaco, già disponibile e di successo nel trattamento dell'osteoporosi, che ha il potenziale per prevenire fino alla metà di tutti gli interventi chirurgici sostitutivi che sono causati dall'osteolisi. L'utilizzo della terapia con Denosumab per prevenire la necessità di una seconda protesi d'anca potrebbe avere un enorme impatto su migliaia di pazienti che attualmente si sottopongono a interventi di revisione ogni anno. Questa è una notizia particolarmente positiva per i pazienti più giovani e quelli con livelli di attività più elevati che tendono a consumare più rapidamente la parte in plastica dell'impianto".

I risultati, pubblicati sulla rivista The Lancet Rheumatology, mostrano che il trattamento uccide circa il 90% delle cellule responsabili della perdita ossea nei pazienti che sono stati trattati con denosumab e che hanno subito un intervento chirurgico di revisione dell'anca. Un totale di 22 pazienti ha preso parte alla sperimentazione clinica di fase 2 sponsorizzata da Sheffield Teaching Hospitals e finanziata da Amgen. "È molto chiaro - continua Wilkinson - dalle nostre biopsie ossee e imaging osseo che l'iniezione impedisce all'osso di assorbire le particelle di microplastica dall'articolazione sostitutiva, evitando che l'osso venga consumato e quindi la necessità di un intervento chirurgico di revisione". 

David Hughes, direttore medico per Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, che è stato coinvolto nello studio, ha dichiarato: "Siamo lieti di aver contribuito a questo importante studio che dimostra l'efficacia di un trattamento contro l'osteolisi negli studi clinici per prima volta. Sono necessari studi su larga scala per dimostrare che la necessità di un intervento chirurgico futuro può essere ridotta, ma questi risultati iniziali sono estremamente incoraggianti".

Come sempre in questi casi, è necessaria un'ulteriore fase di sperimentazione prima di cantar vittoria, ma i dati dei primi stadi della ricerca fanno ben sperare.
"Ora speriamo di condurre uno studio clinico di fase 3 molto più ampio - chiosa Wilkinson - e stiamo cercando opportunità per continuare questa ricerca rivoluzionaria che potrebbe modificare il modo in cui trattiamo i pazienti che rischiano di necessitare di una sostituzione articolare secondaria".

Ogni anno in Italia si effettuano più di 100.000 interventi di protesi all'anca e il numero cresce al ritmo del 5% annuo. Secondo una nuova ricerca dell'Università di Sheffield e Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, più della metà delle operazioni di ripetuta sostituzione dell'anca potrebbero essere prevenute con un farmaco già utilizzato con successo per trattare l'osteoporosi.

Come è noto, il motivo principale per il reintervento articolare è l'osteolisi, quel fenomeno che corrode il tessuto osseo facendolo indebolire. L'osteolisi si verifica dopo un intervento di sostituzione dell'articolazione quando minuscole particelle si scindono dall'impianto facendo sì che il sistema immunitario del corpo attacchi l'osso già indebolito attorno all'impianto. Ciò causa l'allentamento dell'articolazione artificiale, causando dolore e richiedendo un intervento chirurgico di revisione.

Lo studio, condotto dal professor Mark Wilkinson, ortopedico dell'Università di Sheffield, in collaborazione con Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, ha scoperto che un farmaco già utilizzato per trattare l'osteoporosi, chiamato Denosumab, potrebbe aiutare a proteggere l'osso dagli attacchi evitare la necessità di ripetere alcune operazioni di sostituzione dell'anca.

"Questo studio - spiega il professor Wilkinson - è un passo avanti significativo, in quanto abbiamo dimostrato che esiste un farmaco, già disponibile e di successo nel trattamento dell'osteoporosi, che ha il potenziale per prevenire fino alla metà di tutti gli interventi chirurgici sostitutivi che sono causati dall'osteolisi. L'utilizzo della terapia con Denosumab per prevenire la necessità di una seconda protesi d'anca potrebbe avere un enorme impatto su migliaia di pazienti che attualmente si sottopongono a interventi di revisione ogni anno. Questa è una notizia particolarmente positiva per i pazienti più giovani e quelli con livelli di attività più elevati che tendono a consumare più rapidamente la parte in plastica dell'impianto".

I risultati, pubblicati sulla rivista The Lancet Rheumatology, mostrano che il trattamento uccide circa il 90% delle cellule responsabili della perdita ossea nei pazienti che sono stati trattati con denosumab e che hanno subito un intervento chirurgico di revisione dell'anca. Un totale di 22 pazienti ha preso parte alla sperimentazione clinica di fase 2 sponsorizzata da Sheffield Teaching Hospitals e finanziata da Amgen. "È molto chiaro - continua Wilkinson - dalle nostre biopsie ossee e imaging osseo che l'iniezione impedisce all'osso di assorbire le particelle di microplastica dall'articolazione sostitutiva, evitando che l'osso venga consumato e quindi la necessità di un intervento chirurgico di revisione". 

David Hughes, direttore medico per Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, che è stato coinvolto nello studio, ha dichiarato: "Siamo lieti di aver contribuito a questo importante studio che dimostra l'efficacia di un trattamento contro l'osteolisi negli studi clinici per prima volta. Sono necessari studi su larga scala per dimostrare che la necessità di un intervento chirurgico futuro può essere ridotta, ma questi risultati iniziali sono estremamente incoraggianti".

Come sempre in questi casi, è necessaria un'ulteriore fase di sperimentazione prima di cantar vittoria, ma i dati dei primi stadi della ricerca fanno ben sperare.
"Ora speriamo di condurre uno studio clinico di fase 3 molto più ampio - chiosa Wilkinson - e stiamo cercando opportunità per continuare questa ricerca rivoluzionaria che potrebbe modificare il modo in cui trattiamo i pazienti che rischiano di necessitare di una sostituzione articolare secondaria".

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