Salute e benessere

Sintomi del Morbo di Alzheimer

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15 Ottobre 2018
Con l’avanzare dell’età può essere del tutto normale che una persona presenti dei piccoli deficit di memoria. Non ricordare occasionalmente un nome o una data, avere difficoltà nell’esecuzione di calcoli o nella programmazione di un elettrodomestico: tutte queste sono situazioni che possono accompagnare il naturale processo di invecchiamento. 

Il morbo di Alzheimer è invece una grave malattia neurodegenerativa contraddistinta dalla progressiva perdita di memoria e della capacità di ragionamento, ma anche dall’alterazione dell’affettività e del comportamento. Si stima che la malattia di Alzheimer sia alla base del 50% dei casi di demenza senile e che in Italia oltre 800.000 pazienti ne siano affetti.  

Le cause di questa patologia sono purtroppo sconosciute alla medicina e ad oggi non esiste ancora una cura definitiva. Attraverso una diagnosi precoce è però possibile intervenire con una terapia farmacologica e assistenziale che accompagni il malato nel suo percorso in modo da salvaguardare il più possibile la qualità della sua vita.

Nel 2005 l’American Alzheimer Association ha diffuso la seguente lista dei 10 campanelli d’allarme per aiutare a riconoscere la malattia:

1. confusione di dati e deficit di memoria;
2. incapacità di svolgere azioni quotidiane;
3. difficoltà nella selezione dei vocaboli;
4. perdita del senso di orientamento;
5. incapacità di indossare gli abiti nell’ordine corretto;
6. difficoltà nei calcoli e nella gestione del denaro;
7. incapacità di riporre gli oggetti al proprio posto;
8. sbalzi di umore improvvisi e immotivati;
9. evidenti cambiamenti nel carattere e nella personalità;
10. perdita di interessi e spirito di iniziativa.

Alla comparsa di almeno quattro di questi sintomi è bene rivolgersi al medico di famiglia il quale potrà indirizzare ad un centro specialistico o ad una RSA – Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) - per intraprendere un percorso diagnostico.

Nell’assistenza ad un paziente affetto da Alzheimer è infine utile osservare alcuni semplici accorgimenti per aiutarlo ad affrontare le difficoltà che possono presentarsi nello svolgimento delle attività quotidiane:

Evitare di forzare la persona: solitamente, esistono delle ragioni per cui il malato si rifiuta di fare qualcosa. Spesso è sufficiente attendere alcuni minuti, riproporre l’attività e la persona si mostra collaborativa. 
Utilizzare sempre parole chiare e semplici per coinvolgere la persona nelle varie attività, come ad esempio: “Riordiniamo la cucina?”, “Aiutami a mettere i piatti nella credenza (mentre apriamo la credenza e  cominciamo a introdurre gli oggetti)”. 
Sebbene la persona colpita da demenza sembri ascoltare e comprendere le conversazioni, è bene ricordare che la sua memoria è in grado di trattenere pochissime informazioni. Per questo è utile formulare frasi brevi dal contenuto chiaro.
Spesso accade che nel malato si alternino momenti di confusione a momenti di apparente lucidità. Questo non deve farci credere che si stia prendendo gioco di noi.
Mantenere nei limiti del possibile un ordine e una routine nella sequenza delle attività quotidiane.
Permettere al malato di svolgere autonomamente le azioni in cui non manifesta difficoltà. L’autonomia rappresenta un ottimo stimolo e va a rafforzare la sempre più fragile sicurezza in se stesso. 

Con l’avanzare dell’età può essere del tutto normale che una persona presenti dei piccoli deficit di memoria. Non ricordare occasionalmente un nome o una data, avere difficoltà nell’esecuzione di calcoli o nella programmazione di un elettrodomestico: tutte queste sono situazioni che possono accompagnare il naturale processo di invecchiamento. 

Il morbo di Alzheimer è invece una grave malattia neurodegenerativa contraddistinta dalla progressiva perdita di memoria e della capacità di ragionamento, ma anche dall’alterazione dell’affettività e del comportamento. Si stima che la malattia di Alzheimer sia alla base del 50% dei casi di demenza senile e che in Italia oltre 800.000 pazienti ne siano affetti.  

Le cause di questa patologia sono purtroppo sconosciute alla medicina e ad oggi non esiste ancora una cura definitiva. Attraverso una diagnosi precoce è però possibile intervenire con una terapia farmacologica e assistenziale che accompagni il malato nel suo percorso in modo da salvaguardare il più possibile la qualità della sua vita.

Nel 2005 l’American Alzheimer Association ha diffuso la seguente lista dei 10 campanelli d’allarme per aiutare a riconoscere la malattia:

1. confusione di dati e deficit di memoria;
2. incapacità di svolgere azioni quotidiane;
3. difficoltà nella selezione dei vocaboli;
4. perdita del senso di orientamento;
5. incapacità di indossare gli abiti nell’ordine corretto;
6. difficoltà nei calcoli e nella gestione del denaro;
7. incapacità di riporre gli oggetti al proprio posto;
8. sbalzi di umore improvvisi e immotivati;
9. evidenti cambiamenti nel carattere e nella personalità;
10. perdita di interessi e spirito di iniziativa.

Alla comparsa di almeno quattro di questi sintomi è bene rivolgersi al medico di famiglia il quale potrà indirizzare ad un centro specialistico o ad una RSA – Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) - per intraprendere un percorso diagnostico.

Nell’assistenza ad un paziente affetto da Alzheimer è infine utile osservare alcuni semplici accorgimenti per aiutarlo ad affrontare le difficoltà che possono presentarsi nello svolgimento delle attività quotidiane:

Evitare di forzare la persona: solitamente, esistono delle ragioni per cui il malato si rifiuta di fare qualcosa. Spesso è sufficiente attendere alcuni minuti, riproporre l’attività e la persona si mostra collaborativa. 
Utilizzare sempre parole chiare e semplici per coinvolgere la persona nelle varie attività, come ad esempio: “Riordiniamo la cucina?”, “Aiutami a mettere i piatti nella credenza (mentre apriamo la credenza e  cominciamo a introdurre gli oggetti)”. 
Sebbene la persona colpita da demenza sembri ascoltare e comprendere le conversazioni, è bene ricordare che la sua memoria è in grado di trattenere pochissime informazioni. Per questo è utile formulare frasi brevi dal contenuto chiaro.
Spesso accade che nel malato si alternino momenti di confusione a momenti di apparente lucidità. Questo non deve farci credere che si stia prendendo gioco di noi.
Mantenere nei limiti del possibile un ordine e una routine nella sequenza delle attività quotidiane.
Permettere al malato di svolgere autonomamente le azioni in cui non manifesta difficoltà. L’autonomia rappresenta un ottimo stimolo e va a rafforzare la sempre più fragile sicurezza in se stesso. 

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