Salute e benessere

Il Paese Ritrovato: a Monza un villaggio progettato a misura di Alzheimer

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15 Gennaio 2020

L’innovativo progetto, ideato e realizzato dalla Cooperativa La Meridiana di Monza, ha accolto i suoi primi ospiti nel 2018 e ha inaugurato in Italia un nuovo modello di residenzialità assistita, dedicato agli anziani colpiti dal morbo di Alzheimer e da altre forme di demenza senile. La vita degli abitanti de Il Paese Ritrovato, infatti, non trascorre all’interno di una struttura chiusa, come nelle normali RSA, ma si svolge in uno spazio che ricrea scrupolosamente tutti gli ambienti di un piccolo villaggio, in cui gli ospiti sono liberi di spostarsi e definire in autonomia il proprio tempo, ma sempre supportati e assistiti da personale qualificato.

Ne Il Paese Ritrovato non manca proprio nulla: case, strade, piazze, giardini, bar, negozi, ma anche la chiesa, il teatro, l’orto e persino la Pro Loco. In una superficie complessiva di oltre 14mila mq, trovano spazio 8 appartamenti protetti, composti da 8 camere ciascuno, per ospitare in totale 64 ‘cittadini’. Gli ospiti del villaggio possono sedersi sulle panchine dei giardini, andare dal parrucchiere, frequentare luoghi di incontro o anche restare comodamente nel proprio appartamento. Gli operatori socio-sanitari e gli altri professionisti che operano nella struttura hanno deposto i camici bianchi per indossare i panni del giornalaio, del barista e degli altri lavoratori del villaggio. 

L’effetto è quello di far sentire gli anziani come a casa propria, mettendoli in condizione di svolgere una vita quasi normale, e di limitare al massimo il senso di costrizione e di estraneità. Il progetto persegue poi l’importante obiettivo di mantenere attive le autonomie residue dei pazienti e rallentare cosi il loro declino cognitivo, attraverso lo svolgimento di azioni per loro familiari. Riconoscendo i luoghi e le funzioni della vita quotidiana, i pazienti possono infatti agire in modo indipendente, in un contesto nel quale smettono di essere dei malati, ma tornano a sentirsi dei liberi individui

E’ opportuno sottolineare, che questo innovativo modello di assistenza ha coniugato le esigenze della libertà con quelle della sicurezza e della protezione. Tutto il personale operativo ha infatti ricevuto una formazione specifica e agli ospiti non manca mai la necessaria assistenza in caso di bisogno; gli ambienti sono privi di barriere architettoniche, gli ingressi degli appartamenti sono sempre aperti e i ‘cittadini’ del villaggio possono essere monitorati in modo non invasivo, attraverso sensori indossabili o dispositivi ambientali installati negli appartamenti. 

Il nuovo approccio centrato sulla persona, che caratterizza Il Paese Ritrovato, è destinato a rivoluzionare in Italia il modello di gestione di malattie come la demenza senile. Dai primi dati raccolti in quasi due anni dall’avvio del progetto, è stato possibile osservare sugli ospiti alcuni importanti benefici, che rendono questo approccio una buona pratica sotto diversi aspetti.

Solo per citare alcuni di questi benefici, è stato osservato nei pazienti un incremento dell’attività fisica e delle performances motorie, una riduzione degli atteggiamenti aggressivi, un miglioramento dell’umore e della socializzazione che ha permesso di ridurre al minimo la somministrazione di farmaci. E’ stata infine osservata una riduzione del carico di stress nel caregiver. Ulteriori verifiche dovranno dare conferma a questi risultati, che per ora sembrano molto promettenti.

L’innovativo progetto, ideato e realizzato dalla Cooperativa La Meridiana di Monza, ha accolto i suoi primi ospiti nel 2018 e ha inaugurato in Italia un nuovo modello di residenzialità assistita, dedicato agli anziani colpiti dal morbo di Alzheimer e da altre forme di demenza senile. La vita degli abitanti de Il Paese Ritrovato, infatti, non trascorre all’interno di una struttura chiusa, come nelle normali RSA, ma si svolge in uno spazio che ricrea scrupolosamente tutti gli ambienti di un piccolo villaggio, in cui gli ospiti sono liberi di spostarsi e definire in autonomia il proprio tempo, ma sempre supportati e assistiti da personale qualificato.

Ne Il Paese Ritrovato non manca proprio nulla: case, strade, piazze, giardini, bar, negozi, ma anche la chiesa, il teatro, l’orto e persino la Pro Loco. In una superficie complessiva di oltre 14mila mq, trovano spazio 8 appartamenti protetti, composti da 8 camere ciascuno, per ospitare in totale 64 ‘cittadini’. Gli ospiti del villaggio possono sedersi sulle panchine dei giardini, andare dal parrucchiere, frequentare luoghi di incontro o anche restare comodamente nel proprio appartamento. Gli operatori socio-sanitari e gli altri professionisti che operano nella struttura hanno deposto i camici bianchi per indossare i panni del giornalaio, del barista e degli altri lavoratori del villaggio. 

L’effetto è quello di far sentire gli anziani come a casa propria, mettendoli in condizione di svolgere una vita quasi normale, e di limitare al massimo il senso di costrizione e di estraneità. Il progetto persegue poi l’importante obiettivo di mantenere attive le autonomie residue dei pazienti e rallentare cosi il loro declino cognitivo, attraverso lo svolgimento di azioni per loro familiari. Riconoscendo i luoghi e le funzioni della vita quotidiana, i pazienti possono infatti agire in modo indipendente, in un contesto nel quale smettono di essere dei malati, ma tornano a sentirsi dei liberi individui

E’ opportuno sottolineare, che questo innovativo modello di assistenza ha coniugato le esigenze della libertà con quelle della sicurezza e della protezione. Tutto il personale operativo ha infatti ricevuto una formazione specifica e agli ospiti non manca mai la necessaria assistenza in caso di bisogno; gli ambienti sono privi di barriere architettoniche, gli ingressi degli appartamenti sono sempre aperti e i ‘cittadini’ del villaggio possono essere monitorati in modo non invasivo, attraverso sensori indossabili o dispositivi ambientali installati negli appartamenti. 

Il nuovo approccio centrato sulla persona, che caratterizza Il Paese Ritrovato, è destinato a rivoluzionare in Italia il modello di gestione di malattie come la demenza senile. Dai primi dati raccolti in quasi due anni dall’avvio del progetto, è stato possibile osservare sugli ospiti alcuni importanti benefici, che rendono questo approccio una buona pratica sotto diversi aspetti.

Solo per citare alcuni di questi benefici, è stato osservato nei pazienti un incremento dell’attività fisica e delle performances motorie, una riduzione degli atteggiamenti aggressivi, un miglioramento dell’umore e della socializzazione che ha permesso di ridurre al minimo la somministrazione di farmaci. E’ stata infine osservata una riduzione del carico di stress nel caregiver. Ulteriori verifiche dovranno dare conferma a questi risultati, che per ora sembrano molto promettenti.

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