Salute e benessere

Fibrillazione Atriale, nuove proposte per agevolare la cura della patologia

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2 Febbraio 2021

La Fibrillazione Atriale è la più comune delle aritmie cardiache che colpisce la terza età, ne soffre circa il 12 per cento degli over 80. Gli anziani, spesso ultra ottantenni, che convivono con questa patologia, devono spesso far fronte a una cura con in media 7-8 principi attivi diversi. 
Non è affatto semplice per un anziano gestire il numero di compresse giornaliere, che, nel caso diffuso nel quale alla Fibrillazione Atriale si aggiungano altre patologie croniche, raggiunge la ragguardevole cifra di 16-20 compresse al giorno. Il prof. Claudio Tondo, direttore del Dipartimento di Elettrofisiologia e Aritmologia Clinica dell’Irccs Centro Cardiologico Monzino di Milano, infatti, spiega: «Parliamo di antiaritmici e nella maggior parte dei pazienti anche di anticoagulanti per la prevenzione del rischio tromboembolico. Ma il 50% dei pazienti con fibrillazione atriale sono ipertesi quindi molto spesso destinati a una terapia cronica anche per l’ipertensione». Il rischio di incorrere in errori e dimenticanze nella somministrazione quotidiana di farmaci, per persone già provate dall'età e dalle patologie a cui sono soggetti, è concreto e reale.

L’Health Web Observatory (centro italiano che si dedica al rapporto tra i mondi del web e della salute), attraverso il progetto «Osservatorio comorbidità nei grandi anziani con Fibrillazione Atriale», cerca di gettare luce intorno a questo problema attraverso due indagini: la prima è svolta su un una su un campione di 500 pazienti over 65 affetti fibrillazione atriale, la seconda su un campione di medici composto da 200 cardiologi, 200 internisti-geriatri e 200 medici di medicina generale. Ketty Vaccaro, presidente di Health Web Observatory, spiega: «Il 41% delle persone con fibrillazione atriale è arrivato alla diagnosi in seguito alle frequenti sensazioni di palpitazioni o di “cuore in gola”, che lo ha indotto a consultare il medico, mentre il 21% è stato invitato dal medico curante a fare un controllo perché a rischio. In media, il tempo intercorso tra il momento in cui si è avuto il sospetto di un’anomalia e la diagnosi è di un anno e due mesi».

Dai dati risulta che la gestione quotidiana della patologia sia uno dei problemi più scottanti: l’83% degli intervistati ritiene che la gestione della terapia andrebbe migliorata da una comunicazione tra lo specialista e il medico di famiglia, in quanto l'insorgenza di altre patologie croniche rende difficoltosa la gestione quotidiana delle terapie.

La comorbidità è dunque il punto cruciale della ricerca. Aggiunge Ketty Vaccaro: «L’81% del campione ha anche altre patologie croniche che impongono al paziente ed alla sua famiglia una gestione quotidiana delle terapie e, in generale, della condizione di salute oggettivamente complessa».
Raffaele Antonelli Incalzi, presidente di SIGG  (Società Italiana di Geriatria e Gerontologia) spiega infatti: «Per questi pazienti servirebbe quasi un ragioniere perché arrivano ad assumere fino a 16-20 compresse al giorno e questo fa aumentare il rischio di interazioni farmacologiche. In effetti, almeno un malato su 4 tra quelli che arrivano in ospedale presentano un’interazione significativa».

Un aiuto concreto può arrivare dalla tecnologie grazie ai distributori automatici di pillole settimanali e alle numerose app per ricordare agli anziani tutte le terapie da assumere. Come sottolinea il prof. Tondo: La tecnologia può essere fortemente d’aiuto. Io, ad esempio, suggerisco molto spesso ai pazienti di fornirsi di uno strumento di registrazione del battito cardiaco. Molti lo fanno, registrano gli episodi di aritmia e me li inviano via mail in formato pdf. Questo consente anche una maggiore adesione alla terapia. Certo non esiste soltanto la terapia farmacologica. Se i sintomi sono persistenti e il malato non risponde ai farmaci si può ricorrere all’ablazione, una procedura che elimina i circuiti elettrici responsabili della fibrillazione atriale. Avviare il paziente molto presto a un’ipotesi di strategia non farmacologica è indicato dalle linee guida internazionali e anche la Società europea di cardiologia lo sta sollecitando».

Raffaele Antonelli Incalzi ha anche delle nuove proposte a riguardo «Chiediamo che si adotti la valutazione multidimensionale tipica della geriatria che include l'esame complessivo dello stato di salute analizzando nei singoli pazienti le condizioni fisiche, cognitive, affettive, ma anche le altre patologie di cui soffre, la condizione sociale, la capacità di assumere la terapia correttamente ad esempio effettuando uno screening dello stato sensoriale perché possono esserci difetti di vista, udito o dei cosiddetti movimenti fini che, per esempio, rendono difficile dosare bene delle terapie in goccia. Con tutti questi parametri possiamo tarare meglio gli interventi terapeutici».

La Fibrillazione Atriale è la più comune delle aritmie cardiache che colpisce la terza età, ne soffre circa il 12 per cento degli over 80. Gli anziani, spesso ultra ottantenni, che convivono con questa patologia, devono spesso far fronte a una cura con in media 7-8 principi attivi diversi. 
Non è affatto semplice per un anziano gestire il numero di compresse giornaliere, che, nel caso diffuso nel quale alla Fibrillazione Atriale si aggiungano altre patologie croniche, raggiunge la ragguardevole cifra di 16-20 compresse al giorno. Il prof. Claudio Tondo, direttore del Dipartimento di Elettrofisiologia e Aritmologia Clinica dell’Irccs Centro Cardiologico Monzino di Milano, infatti, spiega: «Parliamo di antiaritmici e nella maggior parte dei pazienti anche di anticoagulanti per la prevenzione del rischio tromboembolico. Ma il 50% dei pazienti con fibrillazione atriale sono ipertesi quindi molto spesso destinati a una terapia cronica anche per l’ipertensione». Il rischio di incorrere in errori e dimenticanze nella somministrazione quotidiana di farmaci, per persone già provate dall'età e dalle patologie a cui sono soggetti, è concreto e reale.

L’Health Web Observatory (centro italiano che si dedica al rapporto tra i mondi del web e della salute), attraverso il progetto «Osservatorio comorbidità nei grandi anziani con Fibrillazione Atriale», cerca di gettare luce intorno a questo problema attraverso due indagini: la prima è svolta su un una su un campione di 500 pazienti over 65 affetti fibrillazione atriale, la seconda su un campione di medici composto da 200 cardiologi, 200 internisti-geriatri e 200 medici di medicina generale. Ketty Vaccaro, presidente di Health Web Observatory, spiega: «Il 41% delle persone con fibrillazione atriale è arrivato alla diagnosi in seguito alle frequenti sensazioni di palpitazioni o di “cuore in gola”, che lo ha indotto a consultare il medico, mentre il 21% è stato invitato dal medico curante a fare un controllo perché a rischio. In media, il tempo intercorso tra il momento in cui si è avuto il sospetto di un’anomalia e la diagnosi è di un anno e due mesi».

Dai dati risulta che la gestione quotidiana della patologia sia uno dei problemi più scottanti: l’83% degli intervistati ritiene che la gestione della terapia andrebbe migliorata da una comunicazione tra lo specialista e il medico di famiglia, in quanto l'insorgenza di altre patologie croniche rende difficoltosa la gestione quotidiana delle terapie.

La comorbidità è dunque il punto cruciale della ricerca. Aggiunge Ketty Vaccaro: «L’81% del campione ha anche altre patologie croniche che impongono al paziente ed alla sua famiglia una gestione quotidiana delle terapie e, in generale, della condizione di salute oggettivamente complessa».
Raffaele Antonelli Incalzi, presidente di SIGG  (Società Italiana di Geriatria e Gerontologia) spiega infatti: «Per questi pazienti servirebbe quasi un ragioniere perché arrivano ad assumere fino a 16-20 compresse al giorno e questo fa aumentare il rischio di interazioni farmacologiche. In effetti, almeno un malato su 4 tra quelli che arrivano in ospedale presentano un’interazione significativa».

Un aiuto concreto può arrivare dalla tecnologie grazie ai distributori automatici di pillole settimanali e alle numerose app per ricordare agli anziani tutte le terapie da assumere. Come sottolinea il prof. Tondo: La tecnologia può essere fortemente d’aiuto. Io, ad esempio, suggerisco molto spesso ai pazienti di fornirsi di uno strumento di registrazione del battito cardiaco. Molti lo fanno, registrano gli episodi di aritmia e me li inviano via mail in formato pdf. Questo consente anche una maggiore adesione alla terapia. Certo non esiste soltanto la terapia farmacologica. Se i sintomi sono persistenti e il malato non risponde ai farmaci si può ricorrere all’ablazione, una procedura che elimina i circuiti elettrici responsabili della fibrillazione atriale. Avviare il paziente molto presto a un’ipotesi di strategia non farmacologica è indicato dalle linee guida internazionali e anche la Società europea di cardiologia lo sta sollecitando».

Raffaele Antonelli Incalzi ha anche delle nuove proposte a riguardo «Chiediamo che si adotti la valutazione multidimensionale tipica della geriatria che include l'esame complessivo dello stato di salute analizzando nei singoli pazienti le condizioni fisiche, cognitive, affettive, ma anche le altre patologie di cui soffre, la condizione sociale, la capacità di assumere la terapia correttamente ad esempio effettuando uno screening dello stato sensoriale perché possono esserci difetti di vista, udito o dei cosiddetti movimenti fini che, per esempio, rendono difficile dosare bene delle terapie in goccia. Con tutti questi parametri possiamo tarare meglio gli interventi terapeutici».

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