Costume e Società

Accesso al lavoro e formazione: la proposta di legge per migliorare le condizioni dei caregiver familiari

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28 Marzo 2024

L'allungarsi della vita e il contemporaneo aumento delle patologie cronico-degenerative generano una crescente domanda di assistenza. A fornire tale servizio è il caregiver, definito come colui, più spesso colei, "che fornisce cura". È evidente che questa cura, nella maggior parte dei casi, proviene dai familiari, definiti come un "esercito silenzioso" che opera al di fuori dei percorsi professionali, in modo volontario e guidato da legami affettivi profondi. 

La principale problematica risiede nel fatto che la condizione di caregiver familiare porta quasi sempre all'abbandono dell'attività lavorativa, causando una perdita economica personale e, di conseguenza, una dipendenza economica da altri, spesso proprio dalla persona con disabilità assistita. È partendo da questa constatazione che è stata proposta una riforma volta a fornire un rapido riconoscimento e sostegno ai oltre 2,8 milioni di caregiver familiari che si prendono cura dei propri cari non autosufficienti, motivati sia da ragioni affettive che da necessità.

La proposta di legge presentata dall'onorevole Ilenia Malavasi del Partito Democratico si concentra proprio su questo aspetto, mirando a garantire maggiori tutele e diritti ai caregiver familiari. In particolare, si prevede il reinserimento nel mondo del lavoro una volta terminata l'attività di cura, con la possibilità di ottenere la qualifica come Operatore Socio Sanitario (OSS).

Nonostante esista già un certo riconoscimento giuridico di questa figura nell'ordinamento italiano, l'Italia è stata richiamata dal Comitato dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità per la mancanza di adeguata tutela giuridica dei caregiver. Di fronte a questa situazione, la proposta di riforma si propone di migliorare le condizioni di vita dei caregiver, riconoscendo il valore sociale ed economico del loro contributo alla collettività attraverso l'assistenza familiare non professionale e non retribuita.

La proposta prevede anche interventi specifici a livello regionale per favorire l'accesso o il reinserimento lavorativo dei caregiver al termine dell'assistenza, inclusa la possibilità di riconoscere l'esperienza e la formazione acquisita in famiglia per ottenere la qualifica di OSS. Si ipotizza anche la possibilità di interventi strutturali di natura economica a favore dei caregiver familiari, soprattutto per coloro che non svolgono alcuna attività lavorativa e sono interamente dedicati all'assistenza.

Inoltre, è previsto il riconoscimento di contributi figurativi per un massimo di cinque anni per il caregiver familiare non lavoratore, equiparati a quelli versati per lavoro domestico e a carico dello Stato. Questi contributi si sommerebbero a quelli eventualmente versati per altre attività lavorative, e potrebbe essere concesso il diritto al pensionamento anticipato e senza penalizzazioni al raggiungimento di trenta anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica.


L'allungarsi della vita e il contemporaneo aumento delle patologie cronico-degenerative generano una crescente domanda di assistenza. A fornire tale servizio è il caregiver, definito come colui, più spesso colei, "che fornisce cura". È evidente che questa cura, nella maggior parte dei casi, proviene dai familiari, definiti come un "esercito silenzioso" che opera al di fuori dei percorsi professionali, in modo volontario e guidato da legami affettivi profondi. 

La principale problematica risiede nel fatto che la condizione di caregiver familiare porta quasi sempre all'abbandono dell'attività lavorativa, causando una perdita economica personale e, di conseguenza, una dipendenza economica da altri, spesso proprio dalla persona con disabilità assistita. È partendo da questa constatazione che è stata proposta una riforma volta a fornire un rapido riconoscimento e sostegno ai oltre 2,8 milioni di caregiver familiari che si prendono cura dei propri cari non autosufficienti, motivati sia da ragioni affettive che da necessità.

La proposta di legge presentata dall'onorevole Ilenia Malavasi del Partito Democratico si concentra proprio su questo aspetto, mirando a garantire maggiori tutele e diritti ai caregiver familiari. In particolare, si prevede il reinserimento nel mondo del lavoro una volta terminata l'attività di cura, con la possibilità di ottenere la qualifica come Operatore Socio Sanitario (OSS).

Nonostante esista già un certo riconoscimento giuridico di questa figura nell'ordinamento italiano, l'Italia è stata richiamata dal Comitato dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità per la mancanza di adeguata tutela giuridica dei caregiver. Di fronte a questa situazione, la proposta di riforma si propone di migliorare le condizioni di vita dei caregiver, riconoscendo il valore sociale ed economico del loro contributo alla collettività attraverso l'assistenza familiare non professionale e non retribuita.

La proposta prevede anche interventi specifici a livello regionale per favorire l'accesso o il reinserimento lavorativo dei caregiver al termine dell'assistenza, inclusa la possibilità di riconoscere l'esperienza e la formazione acquisita in famiglia per ottenere la qualifica di OSS. Si ipotizza anche la possibilità di interventi strutturali di natura economica a favore dei caregiver familiari, soprattutto per coloro che non svolgono alcuna attività lavorativa e sono interamente dedicati all'assistenza.

Inoltre, è previsto il riconoscimento di contributi figurativi per un massimo di cinque anni per il caregiver familiare non lavoratore, equiparati a quelli versati per lavoro domestico e a carico dello Stato. Questi contributi si sommerebbero a quelli eventualmente versati per altre attività lavorative, e potrebbe essere concesso il diritto al pensionamento anticipato e senza penalizzazioni al raggiungimento di trenta anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica.

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