Costume e Società

A Roma la prima casa di riposo per anziani gay

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26 Luglio 2017

Nella capitale un gruppo di ultrasessantenni omosessuali si è unito per dare vita alla prima casa di riposo gay italiana. L’idea, come ha spiegato a Repubblica il promotore dell’iniziativa, Nicola di Pietro, è quella di creare uno spazio di solidarietà lontano dall’omofobia ancora viva in molte realtà del Paese. Gli anziani coinvolti sono per la maggior parte single e in molti casi non hanno più rapporti con la famiglia di origine. Da qui la necessità di creare un luogo di accoglienza, anche per chi ha problemi economici o di salute.

Il gruppo, formato da attivisti lgbt ma anche da persone comuni, ha individuato un edificio al Pigneto in grado di ospitare circa venti persone. I fondi del Comune di Roma e Regione Lazio ci sono già, ma non bastano, e i partecipanti si stanno già muovendo per cercare altre risorse, da associazioni del mondo gay e non. Intanto le proposte che stanno prendendo forma sono due: un cohausing che ospiterà gruppi di anziani con le proprie famiglie elettive e uno spazio aperto anche all’esterno e ai giovani, che sia anche un luogo culturale lontano da idee di discriminazione di ogni sorta.

In altri Paesi le case di riposo lgbt sono già una realtà. A Madrid e Berlino sono state istituite le case della diversità e a Stoccolma una cooperativa scandinava ha avviato una struttura con 27 appartamenti destinati agli anziani omosessuali, in cui sono stati predisposti anche spazi comuni per socializzare e una grande terrazza in cui organizzare eventi estivi aperti al pubblico.

Nella capitale un gruppo di ultrasessantenni omosessuali si è unito per dare vita alla prima casa di riposo gay italiana. L’idea, come ha spiegato a Repubblica il promotore dell’iniziativa, Nicola di Pietro, è quella di creare uno spazio di solidarietà lontano dall’omofobia ancora viva in molte realtà del Paese. Gli anziani coinvolti sono per la maggior parte single e in molti casi non hanno più rapporti con la famiglia di origine. Da qui la necessità di creare un luogo di accoglienza, anche per chi ha problemi economici o di salute.

Il gruppo, formato da attivisti lgbt ma anche da persone comuni, ha individuato un edificio al Pigneto in grado di ospitare circa venti persone. I fondi del Comune di Roma e Regione Lazio ci sono già, ma non bastano, e i partecipanti si stanno già muovendo per cercare altre risorse, da associazioni del mondo gay e non. Intanto le proposte che stanno prendendo forma sono due: un cohausing che ospiterà gruppi di anziani con le proprie famiglie elettive e uno spazio aperto anche all’esterno e ai giovani, che sia anche un luogo culturale lontano da idee di discriminazione di ogni sorta.

In altri Paesi le case di riposo lgbt sono già una realtà. A Madrid e Berlino sono state istituite le case della diversità e a Stoccolma una cooperativa scandinava ha avviato una struttura con 27 appartamenti destinati agli anziani omosessuali, in cui sono stati predisposti anche spazi comuni per socializzare e una grande terrazza in cui organizzare eventi estivi aperti al pubblico.

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